Con la finale maschile in programma questo pomeriggio alle ore 15,00, si conclude un torneo di Wimbledon che da tempo non regalava partite così emozionanti.
Intanto in campo femminile, Elena Rybakina recupera un set di svantaggio a Ons Jabeur e porta a casa il titolo.
Rybakina sul trono di Wimbledon
Come spesso accade in campo femminile, se non è la netta favorita a mettere le mani sulla vittoria del torneo, la vittoria va ad una outsider.
A vestire i panni di quella che doveva essere la cannibale dell’evento, è stata a inizio torneo Iga Swiatek, fermata nel bel mezzo del suo cammino da Alize Cornet al terzo turno dopo una partita in cui sul centrale si è presentata la brutta copia della numero 1 del mondo.
Ad approfittare della caduta della dea polacca, ci ha pensato la Testa di Serie numero 17 del torneo, Elena Rybakina, giocatrice russa ma col passaporto kazako, che ha sorpreso tutto il field trionfando nella giornata di ieri, sabato 9 luglio, ai danni della tunisina Ons Jabeur.
Tra le donne non è difficile assistere ad una partita dalle mille facce e anche la finale del torneo femminile più prestigioso al mondo. non si è sottratta a tale enunciato.
Un primo set dominato dalla giocatrice nord africana, non è bastata per arginare il rientro della Rybakina, che dopo aver preso il pallino del gioco a inizio secondo set, ha lasciato solo 4 games alla sua avversaria, per un netto 3-6/6-2/6-2.
La definitiva mazzata inferta dall’attuale numero 23 del mondo, è arrivato nel sesto gioco dell’ultimo e decisivo set, quando la Jabeur, sotto di un break, si è portata sullo 0-40 conquistando così ben tre palle break che l’avrebbero portata sul 3-3.
Il coraggio della Rybakina, senza pietà nei momenti più importanti del match, l’hanno portata a vincere quel gioco chiave e da lì non c’è stata più partita.
La Jebauer paga una sconcertante percentuale del 32% di prime messe in campo al terzo set, probabilmente figlia di una condizione fisico-atletica che ancora non è sufficiente per piazzare una bandiera in pianta stabile tra le top 3 del circuito, nonostante un inizio di stagione piuttosto positivo alla luce delle vittorie di Madrid e Berlino. Ciò che ha fatto la tunisina in questo torneo è comunque semplicemente straordinario.
Solo applausi per la Rybakina che ha vinto tutti i match in due set tranne quello dei quarti di finale contro la Tomljanovic e quello di cui abbiamo parlato fin qui.
Alla vincitrice del torneo va un premio di 2,35 milioni di Euro, poco più della metà, 1,24 milioni di Euro, in tasca alla Jabeur.
Djokovic-Kyrgios
Nonostante il palmares tra i due finalisti del torneo maschile, non siano esattamente comparabili, i precedenti tra Novak Djokovic e Nick Kyrgios, sorridono al giocatore australiano.
Kyrgios ha infatti vinto i due match giocati contro l’ex numero 1 del mondo, nell’ormai lontano 2017, quando il canguro sorprese Djokovic prima ad Acapulco e poi ad Indian Wells.
In entrambe le occasioni la partita si giocò sul cemento e Kyrgios portò a casa tutte e due i match col il punteggio di due set a zero, 7-6/7-5 in Messico, con un tie break infinito di 11-9 e 6-4/7-6, in terra statunitense.
In questi ultimi due giorni che hanno preceduto la finale, sono stati più di uno i segnali distensivi sui social tra i due, ma non è stato mai un rapporto di cui si ricordano solo scambi di ramoscelli di ulivo.
Solo poco più di un anno fa, infatti, Kyrgios sparava una delle sue bordate social, definendo patetiche la sceneggiate di Djokovic al termine delle sue vittorie, frutto di una sindrome di sottomissione mediatica per voler essere al pari di un altro campione degli ultimi 20 anni, Roger Federer.
Il miglioramento del rapporto tra i due, si è avuto quando Kyrgios ha avuto parole d’elogio per la presa di posizione del serbo in ordine alla sua defezione agli Australian Open voluta dal governo australiano per il Covid.
Non è stato il solito Djokovic straripante che siamo abituati a vedere quando si tratta di una competizione come un torneo del Grande Slam. In più di un’occasione il serbo è partito con il limitatore, lasciando un set a Kwon nel match di apertura, all’olandese Van Rijthoven agli ottavi e a Cameron Norrie nella semifinale di venerdì.
Senza contare il grosso rischio corso contro Sinner, contro il quale Djokovic ha dovuto recuperare ben due set, peraltro in scioltezza, quando ha alzato il contagiri del suo motore a inizio terzo parziale.
Kyrgios ha invece cominciato col brivido, chiudendo il suo esordio contro l’inglese Jubb solo al quinto set, esattamente come ha fatto con lo statunitense Nakashima. Nette sono state le vittorie contro Krajinovic al secondo e con Garin ai quarti. Da contare che la mancata semifinale contro Nadal è uno dei crucci maggiori di questo torneo nella sua interezza, visto che l’infortunio al maiorchino ci ha privato di una partita fantastica.
Il dato che più affascina e che più dovrebbe fare da chiave di volta della partita, è quel 43% circa di punti vinti nei game di risposta da parte di Djokovic. Si sa, il serbo è uno dei migliori giocatori della storia in questo fondamentale, per cui Kyrgios dovrà tenere fede alle sue straordinarie prestazioni palesate in questa edizione di Wimbledon. Una per tutte basti dare conto della sua incidenza degli ace rispetto al totale dei punti portati a casa, che in questo torneo ha superato il 27%, a fronte di un 20%, peraltro già altissimo, fatto registrare in carriera.
Con ogni probabilità, quindi, il match si giocherà sui turni di battuta dell’australiano, tenendo conto del fatto che Djokovic concede palle break con una certa frequenza ed è da mettere in conto il fatto che possa perdere il servizio in più di una occasione nel corso del match.
L’aspetto mentale è tra i più interessanti del match. Non è difficile pronosticare un ritorno al passato delle schermaglie dialettiche proposte da Kyrgios nel caso in cui il match prenda una piega a lui sfavorevole. Arbitri, giudici di linea, giudice di sedia, pubblico, box dei due giocatori. Tutte queste componenti sono pronte per assistere e offrire uno spettacolo che si preannuncia elettrizzante.