Ci sono forse troppe aspettative per il tennis italiano nel 2023? Ci sono stati periodi in cui avere tre tennisti italiani nella top 20 del ranking ATP sarebbe stato un sogno, mentre oggi qualcuno riesce a vederlo come un mezzo fallimento. Al netto dei disfattisti di professione, però, è un fatto abbastanza oggettivo che stiamo vivendo un’era molto positiva per il tennis maschile, come forse non ce ne sono mai state.
Forse gioverebbe ricordare i periodi in cui al massimo avevamo un italiano in top 50. Magari grazie ai servigi di Fabio Fognini o del meraviglioso Andreas Seppi, che tra l’altro ha da poco detto basta. Abbiamo vissuto un intero ventennio in cui la massima aspirazione, per un tennista italiano nei tornei del Grande Slam, era arrivare alla seconda settimana. La verità è che ai tempi di magra eravamo talmente abituati, che avere 3 ragazzi competitivi per i massimi livelli può diventare in qualche modo ubriacante.
Tennis italiano maschile: la situazione a inizio stagione 2023
Matteo Berrettini numero 15, Jannik Sinner 16, Lorenzo Musetti 20: è questa la top 3 del tennis italiano maschile nel cosiddetto “year-end ranking” dell’ATP. Dunque, è la classifica con cui il nuovo anno andrà a iniziare. Ma questo è uno di quei casi in cui i numeri da soli non dicono abbastanza, dunque vanno interpretati. Solo Musetti è reduce dal miglior anno in carriera, e infatti quello attuale è anche il suo best ranking. Berrettini e Sinner vengono invece da un anno globalmente più o meno positivo ma contraddittorio, in buona parte a causa di contrattempi fisici (infortuni o Covid). Vediamo nel dettaglio la situazione dei nostri top 3, per poi in seguito analizzare le potenzialità ed aspettative del movimento italiano per l’anno appena iniziato.
Matteo Berrettini
Globalmente parlando, “Berretto” è l’italiano più pronto per vincere un torneo del Grande Slam. Lo ha dimostrato con la finale di Wimbledon 2021 ma non solo. Il romano è stato capace di raggiungere almeno i quarti in tutti gli Slam, e la semifinale all’Australian Open 2022 (che dovrà difendere tra qualche settimana) sembrava l’antipasto di una stagione di enormi soddisfazioni per lui. Poi, però, sono iniziati i guai. Prima l’operazione alla mano che gli ha fatto saltare il cemento americano in primavera e buona parte della stagione su terra. Poi, a pochi giorni da un Wimbledon in cui – per varie ragioni – era tra i favoritissimi – ecco il Covid a estrometterlo da una chiara chance. I guai fisici hanno continuato a tormentare Matteo Berrettini fino a fine stagione, dagli addominali alla schiena. Il risultato è stata la mancata qualificazione alle ATP Finals, diventate di cruciale importanza per il tennis italiano poiché ospitate a Torino.
Tecnicamente Matteo è migliorato molto in tutti quegli aspetti che lo aiutano a rendere il suo tennis più efficace, in particolare sulle superfici veloci. Berrettini è migliorato nel gioco di volo, corredo indispensabile non solo su erba, e nel rovescio in back. Rimane qualcosa da fare sulla condizione fisica, perché uno come Matteo Berrettini deve arrivare sulla bene sulla palla, sia per non perdere campo che per trasformare i colpi interlocutori in vincenti. Se sta bene, Matteo vale almeno la semifinale in almeno due slam. Non chiediamo di troppo, anche se lui è nella piena maturità tennistica e una vittoria come Wimbledon è nelle sue corde, in particolare in questo periodo storico del tennis maschile in cui i grandi dominatori vanno scomparendo.
I punti da difendere
L’Australian Open sarà la prima grande sfida per il Berrettini, perché dovrà difendere i punti della semifinale 2022. Per il resto, il 2023 di Matteo Berrettini non presenta particolari criticità. Il tennista allenato da Vincenzo Santopadre ha perso buona parte dei Masters 1000 primaverili su cemento e terra, mentre ci sono i due successi su erba (Stoccarda e Queen’s) da difendere. Però c’è anche un Wimbledon saltato che ancora grida vendetta.
Jannik Sinner
Il 21enne di San Candido era atteso a un 2022 da cavalcare in un ruolo da protagonista assoluto. Così non è stato, almeno parzialmente: il tanto atteso salto di qualità non è arrivato, il ragazzo ha palesato qualche limite mentale e fisico in quella che sembrava una macchina perfetta o quasi. Molti, tuttavia, dimenticano che stiamo parlando di un giovanissimo e che come tutti i suoi coetanei è soggetto ad alti e bassi. O meglio, il fatto che da teenager mostrasse una solidità irreale non era garanzia che sarebbe stato così per sempre. Il tennis, d’altra parte, ti costringe a un continuo aggiornamento e miglioramento.
Ma proprio qui, da un punto di vista tecnico, sono arrivati i maggiori problemi. Il tennis potente e pressante di Jannik ha iniziato a patire la mancanza di alternative e a subire i problemi di un bagaglio tecnico ottimo ma non completo. Ecco allora il divorzio da Riccardo Piatti, l’assunzione di Simone Vagnozzi come nuovo coach e anche quella di uno special coach come Darren Cahill.
Intendiamoci, i risultati di Sinner non sono stati certo scadenti. L’altoatesino ha raggiunto i quarti in tre dei 4 Slam del 2022, ad esclusione del Roland Garros. Quest’anno solo Rafa Nadal è stato capace di fare altrettanto, avendo mancato l’ingresso tra i top 8 solo allo US Open. Il problema è che a un cambio di preparazione tecnica e atletica sono corrisposti anche degli infortuni, che hanno rallentato i progressi del ragazzo.
Nel 2023 dovremmo vedere uno Jannik Sinner che ha assimilato in maniera molto più profonda i nuovi dettami anche strategici del suo team. Forse vedremo per la prima volta un Sinner con più alternative, con un numero maggiore di discese a rete e magari anche meno nervoso di come è apparso talora. Nel 2022 l’Equipe lo ha eletto come “delusione” dell’anno, vedremo se i colleghi francesi si rimangeranno la parola.
I punti da difendere
Se Jannik Sinner non ha avuto un anno adeguato alle enormi aspettative, il suo rendimento è stato comunque buono per tutto l’anno, se si escludono gli infortuni. I maggiori punti da difendere sono i già citati quarti di Australian Open, Wimbledon e US Open. Per il resto, il suo 2022 ha portato in dote soltanto un successo (Umag) contro i 4 del 2021 che sono tutt’ora record per un italiano nel tour ATP.
Lorenzo Musetti
Da un giovane fenomeno del tennis italiano che a sorpresa ha cambiato il suo storico coach, a uno che invece l’ha tenuto contro ogni suggerimento. Lorenzo Musetti insiste con Simone Tartarini, che secondo alcuni manca dell’esperienza per aiutare il carrarino a fare il salto di qualità definitivo, ma la seconda parte dell’anno ha detto qualcosa di diverso. “Muso” è apparso capace di migliorare nelle due componenti che lo vedevano maggiormente soffrire, ad altissimo livello: la tenuta fisica (negli incontri al meglio dei 5 set è indispensabile) e quella mentale. Quest’ultimo aspetto aveva inficiato in parte le performance di Musetti, che cadeva a volte nel tranello di specchiarsi un po’ troppo nella bellezza dei suoi colpi. Il Musetti visto nella seconda parte dell’anno appena terminato era invece sportivamente cattivo come deve essere chi vuole competere per i massimi livelli.
E proprio su questi ultimi aspetti si giocano le attese per il 2023 di Lorenzo Musetti. Se, come sembra, il lavoro tecnico e atletico va nella giusta direzione (tenuta atletica e servizio in primis), per il toscano potrebbe essere la stagione della definitiva consacrazione. Ricordiamo che parliamo di un 19enne, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di naturale discontinuità. Si pensi ad esempio a Holger Rune e al pazzesco “switch” che ha avuto negli ultimi mesi dell’anno: il salto di qualità del fenomeno danese non è stato tecnico, ma di convinzione e solidità mentale, aspetti che in passato gli erano costati parecchi match.
I punti da difendere
I maggiori gruzzoli di punti da difendere, per il 19enne azzurro, sono le vittoria di Napoli e Amburgo. Quest’ultima in particolare, che ha visto Musetti centrare uno dei suoi tanti record, ovvero quello di più giovane italiano di sempre a vincere un ATP 500. Poi ci sono anche le semifinali a Firenze e Sofia e i quarti a Bercy. Ma, considerando che parliamo di un tennista in fase di esplosione e con mire sempre più alte, non dovrebbero essere certo queste le fonti di preoccupazione.
Le aspettative del il tennis italiano per il 2023
Abbiamo dunque analizzato la situazione dei nostri top 3, che ci fanno così ben sperare per l’anno appena iniziato. Non è bello fare previsioni, ma nelle corde di Berrettini, Sinner e Musetti ci sono almeno 4 semifinali slam. Decidete voi chi e quando potrebbe centrarle.
Dietro ai top 3 c’è sempre un Lorenzo Sonego che è riuscito a tirarsi fuori da un anno interlocutorio, a tratti anche pessimo. Con lavoro e testa, il torinese è tornato competitivo, come dimostrano i risultati della seconda parte dell’anno. Con una ritrovata fiducia, anche Sonny può regalarci diverse soddisfazioni, magari non a livello Slam ma Masters 1000 sì.
Il 2023 potrebbe essere denso di soddisfazioni anche per Francesco Passaro e Luca Nardi. 21 anni uno e 19 l’altro, hanno chiuso l’anno da 119 e 126 nel ranking ATP. L’obiettivo dei loro team sarà un ingresso in pianta stabile in top 100, e tutto ciò che dovesse arrivare in più sarà gradito.
E poi ci sono i nostri “vecchietti”, Fabio Fognini e Marco Cecchinato. Ceck ha in parte ritrovato il suo tennis e, anche se pare avere già dato il meglio, potrebbe fare qualche bel colpo sulla terra. In quanto a Fognini, tutto dipenderà esclusivamente dalla voglia che ancora avrà e dalla salute. Con questi due elementi al posto giusto, anche a 35 anni Fabio rimane uno dei migliori guastafeste del circuito.