Daniil Medvedev continua a lamentarsi del Plexipave troppo lento, ma chi ha visto gli incredibili quarti di finale Sinner-Fritz e Alcaraz-Auger Aliassime ha assistito a una demo di tennis del futuro, mai così vicino al ping pong ma non per questo meno gratificante per il talento. Semmai è il talento che, come sempre accade, si adatta ai tempi. E sono tempi in cui si va veloce.
Vediamo allora cosa aspettarci dalle due semifinali del Masters 1000 di Indian Wells, Medvedev-Tiafoe ma soprattutto l’attesissimo Sinner-Alcaraz.
Jannik Sinner-Carlos Alcaraz
Come ci è arrivato Sinner
Indietro in classifica, contro il campione uscente, ma unanimemente considerato favorito da tutti gli esperti. La partita di Jannik Sinner contro Taylor Fritz partiva con un enorme attestato di fiducia da tutto l’ambiente nei confronti del fenomeno altoatesino. Una situazione, quella “pre-match”, che ci ha fatto rivivere le sensazioni da predestinato che avevano accompagnato Sinner nel primo anno della sua carriera da pro, e che si erano un po’ sfaldate tra (normalissimi) incidenti di percorso, sconfitte inattese, cambi di coach e noiosi infortuni. La sensazione di avere un predestinato in casa è tornata di prepotenza, nelle emozioni degli appassionati italiani, e il match giocato con Fritz ha solo confermato il tutto.
Jannik è partito a mille, contro un Fritz che però a sua volta è cresciuto anche mentalmente. L’americano ha faticato a imporre il ritmo irreale imposto dall’azzurro, ha incassato break e sconfitta nel primo set ma ha resistito, rimanendo aggrappato al match e strappando poi servizio e secondo set al decimo gioco. Al terzo set la sensazione era che l’inerzia stesse andando dritta verso Fritz, ma Sinner qui ha mostrato tutta la sua solidità, prendendosi il break con un mostruoso rovescio incrociato. Finisce 64 46 64 e Jannik attende il vincente tra Alcaraz e Auger-Aliassime.
Come ci è arrivato Alcaraz
I precedenti sarebbero a favore del canadese, ma Alcaraz sembra tornato quello pre-infortunio, che ha vinto lo US Open facendo ogni tanto affiorare il dubbio che abbia DNA alieno. Il povero Felix gioca anche benissimo, ma semplicemente Carlos è troppo per lui. Come nel match precedente fra Sinner e Fritz, anche qua i due ragazzini si tirano comodini senza soluzione di continuità. Tirare forte però non è segno di un tennis dove impera la forza bruta, perché entrambi sono capaci di invenzioni e giocate raffinate. Tantissimi sono gli scambi degni di nota, ma in quelli importanti è quasi sempre Alcaraz a mettere la firma. Come ad esempio un pazzesco passante in back di rovescio tirato da 8 metri fuori dal campo, che sembra destinato a uscire ma poi muore all’incrocio delle righe, con l’attonita faccia di Felix che potrebbe anche diventare un meme. Finisce 64 64, in una dimostrazione di forza clamorosa.
I precedenti e i possibili scenari
Sinner e Alcaraz sono al sesto scontro diretto, con lo spagnolo in vantaggio per 3-2. I due fenomeni se le danno sempre di santa ragione, e abbiamo ancora tutti davanti agli occhi le meravigliose 5 ore e 15 minuti del quarto di finale allo US Open 2022, vinto da Carlos 63 67 67 75 63. Un match che incantò il pubblico di Flushing Meadows fino alle 2:50 del mattino (record assoluto del torneo). Ora si incontrano in semifinale a Indian Wells, per Jannik è la prima volta mentre per Carlos è la seconda consecutiva dopo la sconfitta contro Nadal nel 2022.
Difficile dire chi e quanto sia cresciuto da allora. In generale l’impressione è sempre stata che i due giocatori si somiglino abbastanza, ma Alcaraz sia leggermente più bravo a fare più cose. L’impressione attuale è che il lavoro col nuovo team dell’italiano stia pienamente dando i suoi frutti. Lo ha dimostrato, una volta in più, il quarto di finale con Fritz.
Sinner ha mostrato di essere migliorato in tutti gli aspetti del gioco, che soffriva di mancanza di alternative. Il servizio è più ficcante e molto più vario di prima tra soluzioni di potenza pura, kick e slice sempre ben eseguiti, che hanno tolto certezze a Fritz. I colpi da fondo sono sempre incredibilmente potenti e solidi, ma del repertorio ormai fanno parte variazioni in back e palle corte, alla bisogna. Ancora un po’ incerte le discese a rete, ma per quello c’è tempo e va detto che Jannik ci va comunque un po’ più spesso.
L’Alcaraz visto contro Auger-Aliassime sembra ingiocabile, ma nel tennis gli equilibri sono strani. Tra i due sarà decisivo il comando mentale del match, aspetto del gioco in cui i due si equivalgono assolutamente.
Daniil Medvedev-Frances Tiafoe
Come ci è arrivato Medvedev
Daniil Medvedev sembra sempre uno che deve ancora riappacificarsi con una parte del suo mondo, ma quando è concentrato e in salute è devastante. Il russo ha sviluppato ormai una notevole loquacità, che sembra spontanea ma sicuramente Daniil un po’ “ci marcia”, come si suol dire. Le continue dichiarazioni sulla lentezza della superficie, per esempio, che proseguono la sua curiosa tradizione di rendersi antipatico a tutti gli organizzatori dei tornei. Mentre li gioca, s’intende.
E poi Medvedev è diventato un po’ Djokovic. Era già un piccolo Nole per le grandi capacità difensive e di copertura del campo, ora lo è anche per la convivenza con gli infortuni. La storta presa contro Zverev negli ottavi sembrava di quelle che causano ritiri, ma lui ha giocato sul dolore vincendo poi una epica battaglia in tre set. Un successo del genere non poteva che mettere le ali a Daniil, che ha sbrigato senza troppa delicatezza la pratica Davidovic-Fokina, impotente contro la varietà dinoccolata del gioco del russo.
Come ci è arrivato Tiafoe
Il 25enne originario della Sierra Leone è nel pieno della maturità, fisica e tennistica. Unico insieme ad Alcaraz a non avere perso un set nel torneo (ma lo spagnolo ha beneficiato del ritiro di Draper agli ottavi), Tiafoe ha avuto un tabellone discreto ma non certo facile: Giron, Kubler e l’outsider Tabilo prima di affrontare Norrie nei quarti.
L’inglese era favorito, anche perché già acclimatato e reduce dal successo di Rio de Janeiro in finale su Alcaraz. In Brasile si giocava sulla terra, ma la superficie di Indian Wells non è così lontano come caratteristiche, quindi un fondo più lento dava a Norrie un certo vantaggio teorico in più. Frances però ha subito fatto capire di esserci con tutti i sensi del corpo, ha aggredito ogni palla con la sua esuberanza fisica da centometrista e il britannico ha accusato. Il 64 64 finale sembra persino insufficiente a spiegare cosa si è visto in campo. La chiave del match nella percentuale di punti sulla seconda di servizio (63% contro 46) e, di converso, nei punti vinti in risposta (25 contro 19).
I precedenti e i possibili scenari
Apparentemente si tratterà di una semifinale molto meno equilibrata dell’altra. Medvedev è 4-1 su Tiafoe. L’americano vinse il primo confronto, sulla terra rossa di Nizza, addirittura nel maggio 2015. Quasi 8 anni fa Tiafoe rifilava un 63 62 a Medvedev, nel secondo turno di qualificazione. Avevano rispettivamente 17 e 19 anni. Da allora il povero Frances ha raccattato le briciole contro Daniil, vincendo appena uno degli 11 set disputati. C’è da dire che l’ultimo confronto è del 2021 a Miami, e da allora Tiafoe ha fatto più passi avanti rispetto a Medvedev.
Infatti la semifinale di Indian Wells sarà sicuramente il match in cui i due sono più vicini, almeno in classifica. Togliendo il già citato match del 2015 in cui entrambi erano ben oltre la posizione 200, negli altri confronti Medvedev era tra il 2° e il 10° posto nel ranking, Tiafoe tra il 40° e l’82°. Domani si affronteranno da sesto e sedicesimo giocatore al mondo. Medvedev rimane netto favorito, ma Tiafoe è ufficialmente autorizzato a sognare.