La figura di chi deve far rispettare le regole di uno sport così complesso come il tennis, sta diventando via via sempre più dura da trovare e, soprattutto, da formare, per via della tecnologia che sta prendendo piede in questo sport.
Le esigenze da parte dei campioni più affermati sono ovviamente sempre più impellenti ed è corretto che, lo sostengono i più grandi sportivi della racchetta, nel momento in cui si passa una vita alla ricerca dell’eccellenza, si pretenda la stessa preparazione da parte di chi è spesso l’ago della bilancia in occasione di un punto controverso che potrebbe, se non decidere, quanto meno cambiare il corso di un match.
Testa, cuore e nervi saldi
Gli episodi di grandi svolte epocali che hanno richiesto una tecnologia più presente all’interno del rettangolo di gioco tennistico, non sono pochi e ne abbiamo accennato nel momento in cui abbiamo parlato dell’Occhio di Falco, ma in questo articolo vogliamo affrontare un altro aspetto di ciò che circonda il mondo regolamentare di questo nobile sport, gli arbitri.
Proprio l’arrivo in massa delle macchine infernali che con così grande accuratezza e così limitato margine di errore, possono dirimere una spinosa situazione che fa capo ad un diverbio tra due giocatori di tennis, ha messo alle strette tutto un comparto, quello dei giudici di linea, la cui fallacia è decisamente superiore a quella di una tecnologia che sbaglia, certo, ma sbaglia con una percentuale infinitamente ridotta rispetto a quanto possa tradire l’occhio umano.
Il torneo di Wimbledon è la perfetta cartina di tornasole rispetto a questo enunciato, per via della strenua resistenza che gli organizzatori dell’evento più tradizionale del circuito ATP, esercitano su un mondo che vorrebbe un’automazione pressoché completa e alla quale, con ogni probabilità, prima o poi si giungerà.
La preparazione e i compiti di un Giudice di Sedia
Sacrificio, attenzione maniacale per i dettagli, conoscenza del gioco e tanta, tanta passione per il tennis: queste sono le caratteristiche che una persona che vuole intraprendere la carriera di arbitro nel tennis, deve avere ancor prima di iniziare il corso.
L’arbitro svolge ovviamente un ruolo fondamentale nel contesto di una partita e non esiste nessuno di essi al mondo che sia diventato Giudice di Sedia, prima di essersi sporcato le mani come Giudice di Linea.
Non sono solo di carattere tecnico le conoscenze che deve avere un arbitro di qualità, soprattutto se si mette in testa di sedersi nell’Olimpo della categoria.
Egli dovrà garantire la sportività e il corretto rapporto tra i giocatori che scendono in campo, assicurandosi che non venga mai meno il rispetto tra i due e che non si vada mai oltre quelle che sono le canoniche regole di sportività.
La forma fisica è un altro parametro al quale gli arbitri più bravi devono dare un occhio di riguardo, così come la capacità di mantenere un rapporto quanto mai amichevole con i giocatori, per evitare che le lamentele dei protagonisti in campo, sfocino in atteggiamenti antipatici che, talvolta, rischiano di rovinare una partita.
Dai primi passi fino al top
Va da sé che ogni nazione prepari il top dei propri arbitri a seconda della regolamentazione interna che prevede i primi passi da affrontare se si vuole arrivare in alto.
Negli USA, ad esempio, gli aspiranti arbitri devono prima diventare membri dell’USTA, il che comporta le tasse di registrazione e la compilazione di una domanda che dimostri una comprensione delle regole di base e dei ruoli di un arbitro, da quel momento in poi comincia la formazione vera e propria, ogni passaggio della quale permette il riconoscimento di una certificazione che servirà per salire tutti gli step fino all’approdo tra i giganti ATP.
Piano piano le certificazioni avanzate, a seconda del percorso che si segue, diventano sempre più importanti.
Si passa dall’arbitro di sezione, a quello itinerante, a Giudice di Sedia, a GDS nazionale, fino al livello più alto, Professional Chair Umpire, la qualifica che permette di arbitrare le partite degli Slam.
La retribuzione degli arbitri di tennis
Gli arbitri di livello base, sempre prendendo a riferimento una nazione come gli Stati Uniti, percepiscono un gettone di presenza che varia dai 50 ai 200 dollari a seconda dell’importanza del match di livello locale che essi vanno ad arbitrare, anche se è più spesso una questione di voler mettere da parte un po’ di esperienza, che spinge a fare una sorta di volontariato non retribuito nella prima fase della carriera.
Poi si passa ai tornei regionali e nazionali, nei quali la retribuzione è di solito superiore ai $200 e può arrivare fino ai $500 per partita, sempre e comunque in relazione all’importanza del match stesso.
Infine ci sono i professionisti, che arrivano ad arbitrare i tornei del Grande Slam, ai quali viene di solito riconosciuto un gettone di presenza pari o superiore ai $1.000, che sale a seconda delle partite più importanti come quelle tra i giocatori di fascia superiore o delle seconde settimane, dagli ottavi in poi, ai tornei del Grande Slam.
Gli arbitri più esperti e richiesti hanno spesso un contratto che esula dalle partite singole, ma sono accordi che non vanno mai sotto il $70.000 all’anno e raggiungono cifre anche più alte per i Top 5/10 Giudici di Sedia al mondo.