Se tanto ci da tanto, la stagione che è appena partita sulla terra rossa e che ci farà compagnia fino alla parte centrale dell’estate con la 30 giorni classica dedicata alla superficie erbosa, sembra che ci regalerà emozioni come da tanto tempo non si vedeva.
Il torneo ATP 1.000 di Monte Carlo ha prodotto spettacolo ed equilibrio che sulla superficie lenta non si vedevano da tanto e che hanno originato una finale che non era in alcun modo pronosticabile, preda di due giocatori che hanno meritato di andare fino in fondo.
Stiamo parlando di Andrey Rublev, vincitore in terra monegasca e Hoger Rune, il suo indomabile avversario, che alla sua età sembra essere destinato a dare battaglia da qui ai prossimi anni ai vari Alcaraz, Tsitsipas, Ruud, Zverev, Medvedev, Sinner, Djokovic e, ne valuteremo le condizioni al rientro, Nadal e Berrettini. Non ci sarà da annoiarsi, dunque, di fronte a una situazione che si preannuncia priva di un solo sceriffo, ma presumibilmente pregna di ragazzi che si alterneranno spesso, c’è da giurarci, al vertice del ranking ATP.
Ma ci sono elementi nuovi che il torneo di Monte Carlo ha palesato durante il suo cammino.
Proviamo a seminarli qua e là nel nostro pezzo dedicato alle pagelle dei protagonisti, cominciando dal vincitore.
Andrey Rublev, 9: un ossimoro a cui si perdona anche la gaffe con la principessa
La caratteristica più sorprendente e per certi tratti più interessante che è venuta fuori dallo strepitoso cammino di Andy Rublev in quel di Monte Carlo, è stata la capacità di mantenere i nervi saldi e la barra dritta nei momenti più difficili del torneo, che coccia inesorabilmente con alcune reazioni fin troppo scomposte, nel momento in cui esse avevano un ruolo paragonabile ai cavoli a merenda.
Un ossimoro di proporzioni luculliane, che ha palesato un giocatore sull’orlo delle, per certi versi dimenticate, crisi di nervi, che ne avevano segnato negativamente la prima parte della carriera e che sono tornate a fare capolino sulla testa del russo, capace però di tenere lucidità e schema-partita, quando invece le cose si sono fatte davvero difficili.
Paradigmi delle due facce del buon Andy, il quarto di finale giocato contro Struff, durante il quale, in totale controllo, si è lasciato andare a una mezza dozzina di reazioni davvero scomposte in vantaggio di un set e alle prese con una seconda frazione in netto controllo, per poi reagire da campione quando c’è stato da tenere la nave in rotta nel momento in cui Rune gli ha creato le maggiori difficoltà.
E dopo la straordinaria prova a Monte Carlo, gli si perdona la gaffe dello scambio di persona relativo alla Principessa di Monaco.
Holger Rune, 8,5: dai rimproveri di Wawrinka, alla consacrazione nel Principato
Sono passati alcuni mesi da quando Stan Wawrinka, al termine del match perso con Rune a Parigi Bercy, lo invitò a smettere di “fare il bambino durante i match“, sottolineando da par suo i comportamenti a suo dire poco simpatici del giovane danese, nel momento in cui i due si strinsero la mano sotto rete a fine partita.
Da quel momento sono seguite migliaia di reazioni sui social, fino alla resa dei conti, quando Wawrinka si è preso la rivincita a Indian Wells lo scorso mese e, sempre sotto rete, Rune gli ha ricordato l’episodio parigino, provocando lo svizzero con un perentorio: “oggi non hai da dirmi nulla, visto che hai vinto?”.
La polemica si è chiusa in quel momento, ma da mettere in evidenza c’è il carattere di un ragazzo che tra meno di due settimane spegnerà la sua ventesima candelina e che ha raggiunto in così breve tempo, che piaccia o no, il numero 7 della classifica ATP.
Il gioco è acerbo, alle volte vi è da tenere a freno l’esuberanza di chi deve ancora lavorare tanto prima di essere considerato un All Star della categoria, ma non siamo lontani.
Taylor Fritz, 7,5: la sorpresa su una superficie indigesta
Se Rune e Rublev sono arrivati in finale senza i galloni dei favoriti di inizio torneo, lo statunitense Taylor Fritz non lo si aspettava di certo in semifinale, dove è invece giunto con merito, al termine di un cammino senza sbavature e di una prova di forza contro Stefanos Tsitsipas ai quarti di finale, che ha chiuso così a 12 vittorie la sua striscia di vittorie all’ATP 1.000 di Monte Carlo.
Fritz non ritiene certo la terra rossa la sua superficie preferita e proprio al termine del match contro il greco ha detto che lui stesso non ha bene in mente che tipo di giocatore sia sul suolo argilloso.
Se la cartina di tornasole è quella messa in evidenza a Monte Carlo, allora aspettiamoci di vederlo ancora nelle parti conclusive dei tornei delle prossime settimane.
Jannik Sinner, 7,5: il processo non si arresta più
Stesso voto per l’altro semifinalista arresosi solo a Rune, anche se la tentazione di togliere mezzo voto al nostro tennista di punta, è stata lì ad attanagliare chi vi scrive per un bel po’ di tempo.
Le notizie buone arrivano dal nuovo ed esaltante cammino del giocatore nativo di San Candido, ancora una volta solido e senza fronzoli dopo la prova di forza di Miami, dove si era fermato solo in finale contro Medvedev.
Il processo di maturazione dell’azzurro passa ovviamente anche da ciambelle fragranti estratte da un forno capiente e strutturato, ma qualche volta il buco non viene perfettamente e di questo siamo tutti consapevoli.
L’altra parte della medaglia, invece, riguarda il cinismo che solo i veri campioni possono manifestare, perchè innato: quella parte del gioco che fa capo a ciò che tutti gli appassionati di tennis riconoscono sotto la voce “killer instinct”.
Nella semifinale contro il baby danese, infatti, sembra essere mancata quella concentrazione che sarebbe servita all’alba del secondo set, dopo la prima frazione dominata su un Rune spaesato e travolto dalla tattica perfetta e dai colpi devastanti del nostro connazionale.
Ma il processo di Sinner, infortuni permettendo, non si arresta più. Tutti avvisati.
Novak Djokovic, 5: gomito ballerino, tutto da valutare
La sconfitta del numero 1 del mondo andrebbe esaminata innanzitutto alla luce della spettacolare prova del nostro Lorenzo Musetti, voto 7, che ha ribaltato l’ottavo di finale più difficile della sua carriera, chiudendo al terzo set la partita contro Djokovic e mandando in brodo di giuggiole il pubblico sugli spalti, per lo più di provenienza italiana.
I problemi al gomito del campione serbo, però, preoccupano e non poco, soprattutto per via di una stagione che sulla terra rossa si sta per fare incalzante e, dopo la vittoria degli Australian Open, non è un mistero che Djokovic nutra velleità di Grande Slam.
Sono in tanti a riconoscere nel campione serbo una specie di macchina umana costruita per giocare a tennis, che peraltro, proprio nella finale di Melbourne vinta in tre set su Tsitsipas, aveva giocato con una lesione al tendine del ginocchio di cui si è molto parlato nelle settimane successive alla vittoria sul greco.
Il recupero dagli infortuni di Nole è sempre stato sorprendente, ma l’infortunio al gomito va valutato attentamente.
Matteo Berrettini, 6: sempre sul più bello
Nuovo campanello d’allarme per Matteo Berrettini, il tennista romano che proprio a Monte Carlo sembrava essere tornato alla sua forma migliore anche e soprattutto per via delle due convincenti vittorie che lo hanno proiettato fino agli ottavi di finale.
In quel momento del torneo Matteo avrebbe dovuto affrontare colui che successivamente avrebbe chiuso da finalista, Holger Rune, ma durante la notte ha accusato qualche fastidio di troppo agli addominali e per l’ennesima volta ha dovuto alzare bandiera bianca e rinunciare alla partita che lo avrebbe visto protagonista, in caso di successo, del derby contro Jannik Sinner.
Certo è che, se al pari della scorsa stagione, Berrettini dovesse saltare buona parte, o addirittura tutto il segmento primaverile dedicato alla Terra Rossa, sarebbe un peccato, perché i due match contro Cressy, voto 5 e Cerundolo, voto 5,5, sono serviti a capire che Berrettini c’è anche e soprattutto con la testa, visto che, soprattutto con la rimonta contro il terraiolo argentino, il capitolino ha dimostrato di non avere nulla di cui invidiare ai suoi avversari.
Stefanos Tsitsipas, 4,5: nessuna scusa
La continuità continua ad essere invece il cruccio peggiore di Stefanos Tsitsipas, che quando sembra emergere grazie alla sua indiscutibile classe e una freschezza atletica degna dei migliori tennisti del pianeta, qualcosa va sempre storto.
A Monte Carlo c’erano davvero poche scuse. Il gomito, vero e proprio problema delle scorse due stagioni, pare essere un ostacolo ormai dimenticato, il tabellone del torneo e di conseguenza il suo cammino, non era di quelli straordinariamente difficili da percorrere, visto che, dopo il bye iniziale il giocatore ellenico ha, da testa di serie numero 2, saltato anche il secondo turno, in virtù del ritiro del francese Bonzi, per poi rifilare un secco 2-0 a Jarry, voto 6,5.
La partita con Fritz dei quarti di finale pareva poco più di una formalità, ma lo statunitense è stato addirittura perfetto. Erano 12 le partite vinte di seguito dal greco a Monte Carlo e adesso arrivano gli appuntamenti seri sulla terra rossa. Servirà lo Tsitsipas delle grandi occasioni.