Dato per finito un numero imprecisato di volte, Novak Djokovic riesce sempre a risorgere dalle proprie ceneri. Fino alla settimana scorsa in pochi pensavano di trovarlo nuovamente in semifinale a Miami, eppure ce l’ha fatta.
La lezione di Novak Djokovic: mai darlo per finito
Quando, a Indian Wells, Botic van de Zandschulp gli aveva inflitto un 6-1 al terzo set quasi scusandosi per quella che somigliava, se non a una vera e propria umiliazione, a una lesa maestà, Novak Djokovic era stato franco come poche altre volte, in conferenza stampa. Aveva ammesso di essere in difficoltà ad accettare la nuova situazione, il fatto di non poter essere più l’invincibile e di faticare a giocare al livello desiderato. Al posto suo, in molti si guarderebbero indietro e penserebbero a cosa sono riusciti a fare, Nole no: continua a giocare e avere su di sé le aspettative di sempre. Per questo, nei momenti più difficili derivanti da numero e qualità di sconfitte inusuali per lui, Djokovic si trova in un paese straniero. O meglio, si trovava.
A Miami, complice un tabellone che gli ha consentito un esordio morbido, ha trovato la condizione strada facendo. I due avversari affrontati negli ottavi e nei quarti, Lorenzo Musetti e Sebastian Korda, avevano entrambi tutte le carte in regola per rispedire al mittente le velleità del vecchio campione. Che però, nel frattempo, ha riacquistato fiducia e brillantezza fisica.
Il servizio come arma segreta: così Djokovic è tornato SuperNole
Il risultato si è materializzato in due prestazioni irreali, per come Nole sia riuscito a trovare il giusto bilanciamento tra l’eccellenza a cui non ha mai smesso di ambire e le attuali limitazioni date dalla carta d’identità con i tanti acciacchi. Si prenda ad esempio il servizio. Forse consapevole del fatto che quella degli scambi infiniti a deprimere l’avversario è una strada ormai impercorribile, Djokovic ha lavorato moltissimo su una battuta che non è mai stata così efficace.
Contro Musetti ha messo dentro il 70% di prime palle, ricavandone il 75% dei punti. Contro Korda si è spinto fino a un irreale 83% di prime messe in campo, con un ancora più spaziale 84% di punti.
Questo servizio, con tre quarti di potenza e tantissima precisione, gli ha consentito di portare a casa una miriade di punti “facili”, oggi fondamentali per lui come non sono mai stati.
Dimitrov-Djokovic, un film già visto 12 volte?
In tutto questo, Novak Djokovic tornerà in campo stasera contro Grigor Dimitrov, un veterano come lui, già affrontato svariate volte in carriera ma con il finale che è stato quasi sempre lo stesso. Nole ha vinto 12 dei 13 confronti diretti con Grisha, che è sempre stato tennisticamente forte ma mentalmente un po’ meno e dunque, sotto quell’aspetto, il serbo lo ha regolarmente bullizzato. Dal 7 maggio 2013, ovvero da quando Dimitrov riuscì a battere Djokovic per la prima e finora unica volta, sono passati quasi 12 anni, per la precisione 4.343 giorni. Da allora, in due hanno vinto 18 Slam, totale a cui Nole ha partecipato con 18 titoli.