Per Torino sarà il terzo anno di ATP Finals, ma si può dire che l’edizione 2023 sia la prima per aspettative e potenzialità, dopo la prima devastata da Covid e ritiro di Berrettini e la seconda senza italiani qualificati. Ma dove può arrivare Jannik Sinner?
Diamo uno sguardo in profondità, per vedere cosa dobbiamo aspettarci da questa trentottesima edizione di quello che una volta si chiamava “Masters” e oggi è denominato Nitto ATP Finals per ragioni di sponsorizzazione.
Nitto ATP Finals 2023: Torino non vede l’ora e vuole prolungare
Nel 2021 eravamo ancora reduci dalla tempesta Covid, che influì inevitabilmente sulle potenzialità economiche dell’evento, ma c’era la grande attesa per un Matteo Berrettini in forte ascesa nel ranking mondiale, e reduce dalla finale di Wimbledon. Poi, purtroppo, il romano fu vittima di uno dei suoi tanti infortuni muscolari e dovette abbandonare dopo il primo match, regalando un assaggio di Finals a Jannik Sinner che proprio oggi è tra i grandi protagonisti. E Sinner era tra le delusioni dell’edizione 2022, che nonostante un movimento italiano in enorme ascesa non aveva visto nessuno dei nostri qualificarsi tra i best 8 che permettevano di giocare le ATP Finals in casa, a Torino.
Anche per questo, l’edizione 2023 delle Nitto ATP Finals è nettamente la più attesa. Tra i qualificati c’è Jannik Sinner, stavolta come testa di serie n.4 e con il miglior ranking di sempre per un italiano, per adesso insieme ad Adriano Panatta. L’altoatesino ci arriva dopo un’annata piena di successi e con qualche evitabile polemica, polemiche che a dire il vero Jannik non ha mai cercato e – anzi – si è sempre fatto scivolare addosso in un dignitosissimo silenzio.
Tornando a Torino, il presidente federale Angelo Binaghi sta rilanciando sulla possibilità di prolungare l’accordo con l’ATP di altri due anni, e dunque proseguire con le Finals sotto la Mole fino al 2027 e non più al 2025. Ci sono i sauditi che pressano, ma indubbiamente il fascino dei avere le finali ATP in Europa è tutta un’altra cosa.
Nitto ATP Finals, i magnifici 8 e i gironi
Andiamo allora, di galoppo, a vedere subito gli 8 qualificati, in ordine di testa di serie che riflette il ranking Race to Turin, dunque i gruppi sorteggiati:
- Novak Djokovic
- Carlos Alcaraz
- Daniil Medvedev
- Jannik Sinner
- Andrey Rublev
- Stefanos Tsitsipas
- Holger Rune
- Sascha Zverev
Per chi non lo sapesse, la classifica della Race to Turin considera solo i risultati ottenuti nell’anno solare di riferimento, in questo caso il 2023. Al contrario, il normale ranking ATP prende in considerazione i risultati ottenuti nelle ultime 52 settimane al momento dell’aggiornamento, che avviene ogni lunedì.
Gruppo Verde
- Novak Djokovic
- Jannik Sinner
- Stefanos Tsitsipas
- Holger Rune
Gruppo Rosso
- Carlos Alcaraz
- Daniil Medvedev
- Andrey Rublev
- Alexander Zverev
Come stanno gli otto partecipanti
Andiamo a vedere, uno per uno e in sintesi, come sono arrivati a questo appuntamento gli otto tennisti.
Novak Djokovic (partite giocate 56: 51 vinte, 5 perse)
A 36 anni suonati, si sa che Nole punta ormai soltanto la storia. E a Torino la storia la può fare ancora una volta, perché è attualmente in vetta per più ATP Finals vinte ma in coabitazione con Roger Federer. Il serbo non si trova tanto bene a coabitare, e le sfide ai record e alla storia sono il carburante che lo spinge ancora a stare lì, al numero 1 al mondo per la settimana numero 394 (record anche questo, naturalmente).
La stagione di Djokovic è stata tutta un centellinare, partita con l’ennesimo trionfo all’Australian Open dopo il forzato stop per la vicenda dei vaccini nel 2022, dunque è proseguita con il Roland Garros portato a casa con inusitata facilità, mentre a Wimbledon è arrivato lo stop abbastanza sorprendente, più per la modalità con cui è accaduto. Perdere in finale da Carlos Alcaraz ci sta, farlo dopo aver dominato il primo set non se lo aspettava nessuno. Ad ogni modo, Nole non si è strappato i capelli e ha ripreso il suo ossessionante rapporto con il successo subito allo US Open. Slam numero 24, sempre più irraggiungibile per chiunque. Poi una pausa piuttosto lunga e il ritorno a Bercy, vincendo seppure tra qualche sofferenza (3 set lasciati contro Griekspoor, Rune e Rublev e una sconfitta sfiorata con il russo). La finale contro Dimitrov, però, è stata stellare, e se la sua condizione sarà venuta ancora avanti, batterlo a Torino sarà dura per tutti. Non va tuttavia dimenticata l’età e il fatto che, nonostante le apparenze, è umano anche lui.
Carlos Alcaraz (partite giocate 73: 63 vinte, 10 perse)
Si può essere mezzi delusi da un’annata in cui si è vinto Wimbledon? Probabilmente no, e in effetti Carlos è stato al numero 1 in classifica dal 1 gennaio a fine agosto, quando ha dovuto cedere lo scettro di Flushing Meadows perdendo in semifinale da Daniil Medvedev. Qualcosa si è però incrinato, in un progresso che sembrava inarrestabile da parte del fenomeno spagnolo. Il fisico, secondo alcuni esperti spinto anche troppo oltre il limite dettato da un’età in cui lo sviluppo è ancora in corso, ha dato qualche problema. Oggi Carlos Alcaraz, se sta bene, offre un tennis completo come probabilmente nessun ventunenne ha mai proposto nella storia. Tuttavia, qualche dubbio permane, e le performance abbastanza mediocri offerte nella stagione indoor non lasciano spazi a una terza ipotesi: o è la famosa “pretattica”, per arrivare a Torino al massimo, o qualche problema c’è.
Daniil Medvedev (partite giocate 79: 64 vinte, 15 perse)
Danilo ha giocato più di tutti, as usual. Ha vinto molto, “smattato” qualche volta, ma stavolta (come nel 2022) nessuno Slam. Per uno come lui, dal tennis molto personale, per alcuni sgraziato ma tremendamente efficace e con una resistenza alla fatica inferiore forse solo a quella di Djokovic, non è il massimo. Va detto, però, che il suo rendimento è stato in crescita. Male in Australia, malissimo in Francia, poi semifinale a Wimbledon contro un ingiocabile Alcaraz e vendetta contro lo spagnolo in semifinale US Open, perdendo però in finale da Djokovic. In autunno lo abbiamo visto perdere due volte in finale da Sinner, dopo che contro l’azzurro aveva vinto 6 volte in fila. Qui c’è il progresso di Jannik, ma anche un Medvedev che forse fatica a fare il salto definitivo a top del top.
Jannik Sinner (partite giocate 70: 56 vinte, 14 perse)
Anche per lui, come per Djokovic, parlano i record. Ovviamente, Jannik Sinner sta scavando un solco nella storia del tennis italiano, Nole lo sta facendo con quella del tennis mondiale, ma c’è un tempo per tutto. Dati alla mano, Jannik Sinner ha fatto nel 2023 quel salto di qualità che molti si aspettavano già l’anno precedente, ma che non è arrivata per diverse ragioni, tecniche ma soprattutto fisiche. Nel tennis molto dispendioso di oggi, programmare la crescita atletica e muscolare di un ragazzo di poco più di 20 anni è complicato, ma il team di Vagnozzi, Cahill, Naldi e Ferrara ha cesellato un piccolo capolavoro. Sinner arriva a Torino con la miglior classifica di sempre per un italiano, il maggior numero e la miglior percentuale di vittorie in un anno per un italiano, il maggior numero di tornei conquistati per un italiano, a soli 22 anni. Ci arriva, soprattutto, con un tennis che si sta evidentemente ampliando, completando, per diventare meno prevedibile e più letale possibile. Dall’anno prossimo possiamo considerarlo ragionevolmente in corsa per tutti gli Slam, vedremo se ciò verrà anticipato da un grande torneo qui a Torino.
Andrey Rublev (partite giocate 77: 55 vinte, 22 perse)
Quel tenerone di Andrey piace a tutti, è un ragazzo solare, sensibile e con una grande empatia. Tennisticamente è cresciuto a sua volta, ottenendo a 26 anni la miglior classifica si sempre. Tuttavia, il #5 del ranking sembra il suo “roof”, il suo tetto oltre il quale difficilmente andrà. Il suo è un tennis estremamente potente ma monocorde, non per ragioni squisitamente tecniche (il tocco non gli mancherebbe) ma più mentali e strategiche. Il suo mantra è tirare sempre più forte, e così vince tanto, tantissimo, ma contro i più forti fatica. O meglio, fatica contro i giocatori che lo obbligano a cambiare spartito. A Vienna contro Sinner, poi, è arrivato uno smacco ulteriore: Jannik lo ha sconfitto sul suo terreno, tirando dall’altra parte assortimenti di lavatrici in risposta ai comodini del russo. Intendiamoci, in giornata di grazia il russo può sconfiggere chiunque dei supertop, ma è difficile che ciò accada senza una giornata sotto standard da parte dell’avversario, si chiami esso Alcaraz, Sinner, Medvedev o Djokovic. Contro il serbo, a Bercy, ci era quasi riuscito. Se poi in finale ci è andato Nole, sarà un caso ma anche no.
Stefanos Tsitsipas (partite giocate 71: 49 vinte, 22 perse)
Tsitsi viene da un 2023 davvero brutto, nonostante fosse iniziato nel migliore dei modi. Stefanos aveva centrato la finale all’Australian Open, battuto solo da uno spaziale Djokovic. Dopo allora, però, il buio o quasi. Solo un torneo vinto e nemmeno di primo piano (Los Cabos, ATP 250 messicano su cemento), con un bilancio dal post Australia disastroso: 39 vinte, 21 perse. Disastroso, ovviamente, per un aspirante top. Ma il problema del greco, oggi, è forse proprio quello: come si considera? Dentro di sé, magari, sperava di iniziare a vincere tanto dopo il ritiro dei big 3. Lui, Zverev e Thiem sembravano i più accreditati per rilevare lo scettro del tennis mondiale. Nessuno dei tre ci è riuscito, per varie ragioni, tra cui l’arrivo di giovani fenomeni come Alcaraz, Sinner e Rune.
Lo Tsitsipas di oggi sembra quasi avercela con la sorte, che gli ha messo di fronte nuovi e inaspettati ostacoli. Se riuscirà a ripulirsi mentalmente, può ancora vincere tanto. Le ATP Finals, lui, le ha già vinte. Era il 2019, era Londra, ed era uno Tsitsi che pensava tanto in grande. Forse troppo.
Alexander Zverev (partite giocate 79: 53 vinte, 26 perse)
Non è possibile presentare la candidatura di Sascha Zverev a queste ATP Finals, senza ricordare l’incredibile percorso. A fine maggio 2023, in semifinale del Roland Garros contro Nadal, Zverev cadeva male sulla caviglia destra, procurandosi una grave distorsione con interessamento dei legamenti. Fermo 7 mesi, con relativi e forti dubbi sulle reali possibilità di tornare ad altissimi livelli. A maggio scorso, un anno dopo quella maledetta scivolata, era sceso al numero 27 della classifica, il suo peggiore da svariati anni. Eppure, Sascha è riuscito a risalire la china. A Torino è arrivato giocando più di tutti (79 partite, come Medvedev) e dimostrando di essere tornato a quei livelli che gli permisero di vincere le Finals per ben 2 volte. Basterà? Prevedibile che Sascha sia quello che arriva più cotto, all’appuntamento. Ma esserci, per lui, è già un grande successo.
Holger Rune (partite giocate 65: 43 vinte, 22 perse)
Chiudiamo con il più giovane, altro predestinato, che però ha vissuto una stagione di più bassi che alti. Colpa in parte di una crescita anche mentale che ha avuto qualche battuta di arresto, ma non sarebbe onesto sottovalutare quanto è accaduto alla sua schiena. All’inizio della stagione in erba, ha iniziato a soffrire di una protrusione discale, una discopatia che lo ha afflitto per lunghe settimane e che gli ha impedito di forzare adeguatamente, sia al servizio che nei colpi di rimbalzo. Il risultato è stato di una serie di sconfitte inopinate, che gli stavano quasi per costare il posto alle Finals. A Vienna si era visto qualche progresso, a Parigi sono arrivate le vittorie che hanno cementato la sua qualificazione per Torino. Meritata, tutto sommato, anche se la sua reale competitività resta un’incognita. Un Rune che sta bene, con i consigli di Boris Becker che è da poco diventato il suo guru-coach e sembra averlo risollevato anche e soprattutto nel morale, potrebbe sorprendere tutti.
I precedenti, di tutti contro tutti
Prima che inizi il torneo, è il caso di vedere i precedenti, perlomeno tra i giocatori che si affronteranno nel Round Robin.
Grippo verde
- Diokovic-Sinner 3-0
- Djokovic-Tsitsipas 11-2
- Djokovic-Rune 2-2
- Sinner-Tsitsipas 2-5
- Sinner-Rune 0-2
- Tsitsipas-Rune 0-2
Gruppo Rosso
- Alcaraz-Medvedev 2-2
- Alcaraz-Rublev —
- Alcaraz-Zverev 3-3
- Medvedev-Rublev 7-2
- Medvedev-Zverev 10-7
- Rublev-Zverev 3-5
Sorprende, ma fino a un certo punto, vedere Sinner in svantaggio contro tutti e tre i rivali del Gruppo Verde. Contro Nole c’è comunque un progresso, di Tsitsipas Jannik ha sofferto a lungo il servizio, di Rune il carattere aggressivo, anche se una delle due sconfitte con il danese è arrivata per ritiro.
Curioso che Rublev e Alcaraz non si siano mai incontrati ancora. Medvedev, invece, è in pareggio con Alcaraz e in vantaggio con gli altri.
Nitto ATP Finals, tutte le info utili
Quando si gioca
Dal 12 al 19 novembre, con la fase Round Robin che durerà fino a venerdì, sabato e domenica semifinali e finale.
Dove si gioca
Il torneo si gioca presso il Pala Alpitour di Torino, impianto polifunzionale che si trova accanto allo Stadio Olimpico “Grande Torino”. Utilizzato per varie manifestazioni non solo sportive, è stato selezionato dalla FITP per ospitare le Nitto ATP Finals dal 2021 fino al 2025.
La superficie
La superficie utilizzata per le Nitto ATP Finals è il GreenSet, superficie composta da strati di resina acrilica e silice sopra una piattaforma di legno. Il GreenSet è utilizzato in altri tornei ed è considerato tra i fondi più veloci nel tennis indoor.
Nitto ATP Finals, dove vederle
Sky ha l’esclusiva italiana per questo torneo, che avrà in Sky Sport Uno e Sky Sport Tennis i due canali di riferimento, ma anche tanti altri speciali soprattutto su Jannik Sinner, e non solo.