Ivan Lendl è considerato uno dei più solidi giocatori di tennis della storia, tanto che lo chiamavano “Terminator” non a caso. Eppure, almeno in una occasione, lo abbiamo visto perdere totalmente il lume della ragione. A portarlo sull’orlo della pazzia, un giovanissimo diciassettenne americano di origini taiwanesi, che divenne il più giovane tennista di sempre a vincere un torneo del Grande Slam. E questa è la storia dell’incredibile vittoria di Michael Chang al Roland Garros del 1989.
Il tennis americano degli anni novanta
La compagine americana del tennis è sempre stata tra le più forti al mondo. Non stupisce quindi che proprio mentre McEnroe e Connors si avviassero verso la chiusura di carriera, sulle scene cominciavano ad affacciarsi quelli che sarebbero stati i dominatori degli anni novanta: Andre Agassi e Pete Sampras.
Prima dei loro successi però, a scrivere il suo nome nelle pagine di storia del tennis mondiali fu un Michael Chang che si portò a casa una vittoria al Grande Slam alla sua seconda stagione da professionista. Era il 1989 e sul tetto del mondo c’era un certo Ivan Lendl, anche lui prossimo a prendere la cittadinanza a stelle e strisce di lì a pochi anni.
Lendl si era presentato a Parigi come testa di serie numero uno per il Roland Garros, mentre il giovane diciassettenne Chang era poco più di outsiders, sconfitto su quella stessa terra rossa l’anno precedente dal grande campione McEnroe con un perentorio 6-0, 6-3, 6-1 (a sua volta poi battuto dallo stesso Lendl negli ottavi).
I due si trovano però nella stessa parte alta del tabellone, pronti a incrociarsi ancora negli ottavi di finale.
Il Roland Garros del 1989
Il torneo di Parigi del 1989 segna in qualche modo quello che sarà poi una sorta di “passaggio di consegne” tra i grandi campioni del passato, quelli presenti e quelli futuri.
Non c’è più McEnroe, Connors verrà eliminato già al secondo turno, Yannick Noah addirittura al primo, mentre Mats Wilander arriverà ai quarti.
Dall’altra parte Andre Agassi è già il numero cinque del tabellone, mentre Lendl e Boris Becker sono i due grandi favoriti dal ranking, insieme allo svedese Stefan Edberg. C’è anche un giovanissimo Sampras nel tabellone principale, anche lui nella parte alta insieme a Chang, che lo affronterà nel secondo turno.
La scalata verso gli ottavi
In questo quadro generale, Ivan Lendl non fa alcuna fatica ad approdare agli ottavi, eliminando in successione Kuhnen, Rostagno e Chill senza perdere nemmeno un set.
Dall’altra anche Chang si presenta in maniera dirompente al torneo, perdendo un solo set al tie-break in apertura contro Masso, salvo poi vincerli tutti. Al secondo turno, un altrettanto giovane ma forse ancora acerbo Sampras (i due si allenavano insieme fin da ragazzi), è domato con un triplo 6-1 che non lascia scampo, mentre al terzo Roig si prende un 6-0 iniziale che apre la vittoria all’americano.
Sembra comunque un ottavo fortemente sbilanciato verso cecoslovacco, nettamente ai vertici del ranking mondiale e pronto a puntare al suo quarto Roland Garros dopo aver peraltro appena vinto gli Australian Open. E invece.
La partita che non ti aspetti
La convinzione sembra ancora più forte quando Lendl si porta a casa i primi due set per 6-4. Attenzione però, perchè non si è certo trattato di una passeggiata. Gli scambi tra i due sono incredibili e nonostante la differenza di stazza, Lendl rende 15 centimetri a Chang, per aggiudicarsi un punto sono costretti a un altissimo numero di colpi (fino a 50 in certe occasioni).
Un dispendio di energie fisiche, ma soprattutto mentali. Ma se sul fisico Chang ha forse qualche difetto, dal punto di vista mentale invece è un autentico fenomeno. Nel terzo set l’americano cambia totalmente il suo approccio, forzando ancora di più alcuni colpi che, complice alcune chiamate sulla riga ritenute errate da Lendl, portano l’avversario a mostrare le prime incrinature nella corazza del vincitore.
Il terzo set si chiude infatti con un 6-3 per Chang, bissato poi anche nel quarto. Ma proprio quando il gioco di forza sembra invertito, Chang inizia il quinto con qualche problema di crampi. Una debolezza che diventerà però, la sua arma migliore.
Il quinto set: tra banane e battute dal basso
Chang è sofferente, si muove a fatica in alcuni momenti, cercando di spezzare il ritmo dell’avversario con pallonetti o colpi lenti. E tra un game e l’altro, comincia a mangiare banane come se non ci fosse un domani. Sostanze utili per i suoi muscoli affaticati, ma soprattutto qualcosa di fuori dagli schemi che Lendl accusa al pari del suo gioco atipico.
Le convinzioni di Lendl vengono totalmente meno durante un game che poteva invece rivelarsi profittevole. In vantaggio per 15-30 sul servizio di Chang, un break potrebbe cambiare l’esito della partita. Ed è qua che la strategia mentale di Chang ha il suo punto di massima: in battuta, nel momento più difficile del match, decide di battere una palla lenta con un colpo da sotto, che l’avversario si limita a vedere rimbalzare piano due volte sulla propria metà campo.
Il ceco ormai è alle strette, ha perso totalmente la concentrazione e lo si vede ancora sul 5-3 per Chang, con Lendl al servizio sul 15-40. Siamo al match-point. La prima palla finisce in rete e incredibilmente Chang si porta dentro il campo di quasi mezzo metro. Una roba che si vede giusto tra i ragazzini, non certo contro il numero uno del mondo.
Eppure, funziona. Lendl viene spiazzato e prova a forzare la seconda ottenendo però un doppio fallo proprio sul match point avversario.
Chang vince il Roland Garros. Davide, ha battuto Golia.
Il dopo vittoria
Il successo al Roland Garros ad appena diciassette anni e tre mesi, lo consacra non solo come il più giovane a vincere un torneo del Grande Slam, ma anche come futuro astro nascente del tennis mondiale.
E per certi versi sarà così infatti, solo che Chang non riuscirà mai più a ripetersi a quel livello. Certo porterà a casa altri 34 trofei, ma nessun altro del Grande Slam, dove arriverà per altre tre volte in finale, perdendone altrettante (una al Roland Garros contro Muster, una agli Australian Open contro Becker e una agli US Open contro Sampras).
Riuscirà ad arrivare fino alla posizione numero 2 del ranking mondiale, ma mai a competere con le vittorie dei suoi due compatrioti Agassi e Sampras, malgrado tra i tre fosse proprio lui, almeno fino alle giovanili, quello considerato più promettente. E chissà se quella vittoria precoce non abbia contribuito in qualche modo, a questo sviluppo inatteso (più probabilmente dovuto però a un altezza non in linea con il gioco sempre più fisico in cui si stava spostando il tennis).