La notte scorsa abbiamo dormito pochissimo, ma ne è decisamente valsa la pena.
Lo spettacolo offerto da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ha ampiamente bilanciato il deficit di ore di sonno, con la soddisfazione non da poco di vedere consumarsi una piccola vendetta sportiva, da parte del fenomeno italiano. Non c’è da illudersi, c’è da fregarsi le mani: il futuro del tennis sembra in ottime mani, con questi due.
Andiamo a vedere come sono andate le semifinali del Miami Open, e anche a curiosare sulla finale che Sinner giocherà con Daniil Medvedev, non esattamente un terzo incomodo.
Miami Open: lo spettacolo delle semifinali
Daniil Medvedev-Karen Khachanov
Avevamo detto che i due sono cresciuti insieme e sono molto amici e che questo avrebbe potuto rappresentare in qualche modo un fattore. Così è stato, soprattutto per Medvedev che è sembrato meno cinico e spietato rispetto ad altre occasioni.
Khachanov parte baldanzoso e sembra nettamente il più in palla dei due. Poi si sveglia anche Medvedev e arriva a servire per il set, ma poi cede la battuta e sembra davvero troppo insicuro per i suoi soliti standard. Poi però arriva il tie-break e Daniil torna spietato nei momenti importanti. Soprattutto, il primo set dice a chiare lettere dove Medvedev può scavare il solco contro l’amico: semplicemente stancandolo. Negli scambi brevi e medio-brevi Khachanov gioca alla pari e anzi pare avere qualcosa in più, ma in quelli prolungati mostra il fianco.
Il secondo set si gioca ai ritmi imposti da Khachanov che torna autoritario nei turni di battuta e salva energie preziose per rimanere agganciato al match negli scambi più impegnativi. Il terzo set, però, vede Karen andare più spesso in sofferenza fisica. Probabilmente è il “click” che distanzia i due, oltre alla incredibile e nota capacità difensiva di Medvedev, davvero frustrante per qualunque avversario.
Medvedev vince così 75 36 63 un match di quelli insidiosi, ma nel quale la maggiore prontezza fisica di Danilo è risultata stavolta decisiva contro l’amico Karen.
Carlos Alcaraz-Jannik Sinner
Abbiamo fatto le 4 e 15, ma che soddisfazione! Che sarebbe stato un match lungo si è intuito già dal primo set, giocato a ritmi e a un livello di quelli che si vedono raramente, e che non vedevamo dai tempi d’oro dei big 3. Il pubblico passa più tempo in piedi ad applaudire che seduto e non potrebbe essere altrimenti, per il mix di talento e pervicacia di cui sono dotati entrambi questi giovani campioni.
Contrariamente a Indian Wells, il servizio di Sinner stavolta funziona, ma non sarà quello il fattore decisivo del match. Nel primo set il livello risulta altissimo anche perché entrambi giocano senza freni e apparentemente senza calcoli: sono bramosi ognuno di superare l’altro nel singolo punto e di costruire la propria vittoria a suon di mini-sfide. Sia Jannik che Carlos pagheranno il mega-sforzo del primo set in momenti diversi, e forse il giorno extra di riposo che il meteo ha concesso all’italiano ha avuto un qualche peso nel risultato finale.
Soprattutto, quello che impressiona è la forza mentale che Jannik Sinner mostra in questo match. Nel primo set va avanti di un break per 4-2, viene ripreso e subisce a sua volta il break sul 6-5, che manda Alcaraz a servire per il set. Il dodicesimo gioco del 1° set è una partita a sé, un thriller sportivo che dura oltre 10 minuti e che viene infine vinto da Sinner, che si avvia al tie-break con un piccolo vantaggio mentale. Qui però Jannik ha dei piccoli passaggi a vuoto e Alcaraz non aspetta altro, prendendosi il tie-break per 7-4. Sembra lo stesso film di Indian Wells, dove poi Sinner è crollato nel secondo set. Qui però viene fuori il Sinner legittimo aspirante a quel numero 1 al mondo che ieri ha sconfitto per la prima volta in carriera.
Jannik archivia e riparte, va subito avanti di un break ma viene di nuovo ri-breakkato. Ma la frustrazione pervade soltanto il pubblico degli appassionati italiani, perché il Sinner di oggi è impermeabile a qualsiasi debolezza mentale, anzi sfrutta i pochi passaggi a vuoto concessi dal rivale per riportarsi avanti e servire per il set sul 5-4. Stavolta è quella buona, e siamo un set pari.
Il terzo set è un altro film ancora. Carlos Alcaraz si prende un lunghissimo toilet break, da oltre 10 minuti, ma alla ripresa del gioco sembra ancora lui quello più in difficoltà fisica. Jannik sale subito avanti di un break, “snasa” la difficoltà fisica del rivale e ne approfitta come è giusto che sia. Sale sul 5-2 e stavolta non si guarda più indietro: la nemesi è servita.
Se dovessimo scegliere un colpo che è stato decisivo ieri per scardinare l’impianto tattico apparentemente perfetto di Alcaraz, è stata la risposta. Quando dicevamo che Sinner ha una capacità da campionissimo di imparare dagli errori intendevamo proprio questo: a Indian Wells era stato aggredito sulla seconda, a Miami è stato lui a trovare un’arma tattica e mentale eccellente nella risposta sui piedi dell’avversario. Straordinario negli spostamenti laterali in cui ha una incredibile capacità di sprigionare potenza in corsa, anche in situazioni di equilibrio precario, Alcaraz si mostra un po’ sorpreso di fronte a questa risposta “addosso”, con la quale più volte Jannik si prende il comando dello scambio, erodendo qualche certezza all’avversario e incassando infine i ricchi dividendi di questa tattica.
Miami Open: Sinner-Medvedev, che finale dobbiamo aspettarci
La cifra dei precedenti è di quelle che mettono paura: 5-0 per Medvedev. Però è una paura che rimane in chi legge, perché Jannik Sinner starà già scandagliando la finale giocata in febbraio a Rotterdam per capire come trovare le contromisure giuste per dare scacco al russo. Le condizioni saranno molto diverse, perché Rotterdam aveva una superficie più veloce e indoor l’aria fa molto meno resistenza, rispetto alla tiepida umidità che i due troveranno in Florida, nel catino di Miami.
Tra i due, Sinner sembra quello leggermente più a suo agio su questo tipo di superficie, ma occhio anche al fattore fisico. La maratona da “3 ore di highlights” contro Alcaraz potrà farsi sentire: in totale, Sinner è stato in campo circa 2 ore e mezzo in più rispetto a Medvedev. Il russo, oltre a dover fronteggiare avversari abbordabili (Carballes Baena, Molcan, Halys, Eubanks) ha usufruito di un ritiro senza giocare il match (contro Molcan), prima della semifinale con l’amico Khachanov di cui abbiamo appena raccontato.