Cinque mesi fa di questi tempi, Stefanos Tsitsipas si preparava a venire operato per provare a risolvere in via definitiva le noie al gomito che lo avevano condizionato nella parte finale del 2021, costringendolo anche a saltare l’appuntamento con le Atp Finals che il greco si era conquistato sul campo in virtù di una prima parte di annata su ottimi livelli, coronata dalla finale al Roland Garros.
Con la tranquillità e l’ottimismo che gli sono propri, sul campo e non solo, l’ateniese di origini russe aveva dato appuntamenti sui social ai propri followers a metà dicembre per i primi allenamenti in vista della nuova stagione con vista sugli Australian Open.
Non è dato sapere il grado di ottimismo che in quei giorni Tsitsi potesse nutrire circa le proprie speranze di essere al via del torneo di Montecarlo, il Masters 1000 vinto nel 2021 e che lo consacrò a tutti gli effetti tra le stelle del tennis mondiale, ma di sicuro le quote di un suo bis nel Principato erano altissime.
Invece Stefanos “l’ha fatto” veramente, liquidando in due set in finale il pur lodevole Alejandro Davidovich Fokina, al quale non è riuscita l’ultima impresa al termine di una settimana comunque vissuta al di sopra delle aspettative. Tsitsipas è così entrato nella storia del torneo come il sesto giocatore dell’era Open capace di fare doppietta consecutiva al Country Club dopo miti come Ilie Nastase, Bjorn Borg, Thomas Muster, Juan Carlos Ferrero e ovviamente Rafa Nadal.
Niente male per un classe ’98 che sembra avere tutte le carte in regola, se non per dominare, per vivere da protagonista assoluto lo swing 2022 sulla terra che avrà le prossime tappe a Madrid e Roma, prima dello Slam parigino.
Del resto con un Nadal in forte dubbio e uno Djokovic lontano dalla forma migliore, i rivali principali, Andrey Rublev e Casper Ruud, non sembrano fare troppa paura a chi a Montecarlo ha schiantato un certo Sascha Zverev per poi non dare scampo a Davidovich.
Nel derby tra “apolidi” tra due tennisti che condividono le origini russe per parte di madre (la futura signora Tsitsipas, Julija Salnikova, trionfò proprio a Montercarlo nel torneo juniores nel 1981) allo spagnolo va comunque dato il merito di aver allungato il più possibile una delle finali sulla carta più scontata della storia recente del torneo, ma che alla fine è stata anche più combattuta rispetto a quella che Tsitsipas riuscì a fare propria un anno fa contro Rublev.
Il 6-3, 7-6 finale esprime la superiorità del greco, mai in discussione neppure dopo l’inizio in salita, con l’avversario bravo a brekkare il greco alla prima opportunità, ma paradossalmente finito presto prigioniero proprio della paura di vincere.
Il gioco di Stefanos, che sulla carta non è esattamente il prototipo del terraiolo ideale, ha avuto la meglio alla lunga anche sulla stanchezza dell’avversario, reduce dalla battaglia in semifinale contro Dimitrov, mentre Tsitsi aveva quasi riposato domando senza fatica Zverev.
Il parziale di otto punti a zero che ha ribaltato il punteggio è stato il prodromo di una parte rimanente di set senza storia fino al 6-3 che non ha tuttavia fiaccato la resistenza di un generosissimo Alejandro, capace di reagire anche al break subito in apertura del secondo set che il campione in carica, forse indispettito dal tifo contrario del Country Club, affronterà forse con un pizzico di superficialità, perdendo due volte il servizio, l’ultima sul 5-4 a proprio favore.
Qui le pile di Davidovich si sono esaurite del tutto, ma la resa nel tie break non sembra poter arrestare l’ascesa di chi ha solo assaggiato il sogno di entrare nella ristretta élite di chi ha saputo vincere un Masters 1000 come primo torneo in carriera, ma che può ripartire dallo scalpo di Djokovic e dalle 19 posizioni guadagnate in classifica: la scalata del neo numero 27 del mondo è appena iniziata.