Cosa vuoi dire a un 21enne che è numero 18 nel ranking ATP? Apparentemente nulla, ma una prima parte di 2023 fortemente difficoltosa ha alimentato critiche intorno a Lorenzo Musetti, forse il talento tennisticamente più puro che l’Italia abbia prodotto negli ultimi 20 anni, tenendosi stretti.
Cerchiamo allora di capire insieme dove e come dovrebbe migliorare il toscano.
Lorenzo Musetti e i margini di miglioramento
Partiamo da una premessa necessaria: il tennis professionistico di alto livello somiglia molto a un’ascensore sociale.
I numerini della classifica non rendono l’idea delle reali distanze tra i vari livelli. Pensiamo solo alla top 100, senza considerare quanto sia faticoso arrivarvi dal limbo che la precede. Semplificando molto, diciamo che c’è un bel divario tra stare in top 100 e stare in top 70. Tra 70 e 50 c’è un ulteriore piccolo step.
Il divario si fa più importante fra la top 50 e la top 25, ma qui viene il bello. L’abisso tra le categorie qui cresce, poiché salire dalla top 25 alla top 10 è un privilegio per pochissimi, ma la distanza tra la top 10 e la top 5 è se possibile ancora più grande, fino al numero 1 che è per i campionissimi.
Qui si inserisce la nostra riflessione su Lorenzo Musetti. Quella di essere numero 18 al mondo a 21 anni è già da considerarsi impresa siderale, ma dove può realisticamente arrivare il ragazzo?
La tecnica
Per quanto riguarda l’arsenale tecnico, Lorenzo Musetti avrebbe assolutamente diritto di cittadinanza in top 5, nel senso che il potenziale per arrivarci c’è tutto. Il rovescio è tra i più belli, efficaci e completi del circuito, ça va sans dire. Dalle sbracciate lungolinea al back difensivo, allo slice offensivo fino alla smorzata, “Muso” è pericolosissimo sul suo lato sinistro.
Musetti è molto migliorato anche sul colpo meno naturale, il dritto. Impugnatura western non troppo estrema e tante soluzioni possibili, con una postura e uno stile di sbracciata che ricorda quello di Federer, Lorenzo è in grado comandare lo scambio e di fare vincenti sia in inside-out che in inside-in, anche se manca ancora un pelo di potenza. Ma di questo parleremo più avanti.
Il servizio è in netto miglioramento, ha un kick eccellente e anche sulla potenza i progressi sono evidenti, considerando l’altezza (Musetti misura 1,85). La prima parte dell’anno, quella in cui aveva smarrito fiducia, ha evidenziato ancora debolezze sulla seconda e un po’ troppi doppi falli.
Per quanto il ricorso al gioco di volo sia sempre piuttosto residuale anche per lui, sotto questo aspetto Musetti è in assoluto tra i migliori del circuito per pulizia di esecuzione e doti di tocco. Altrettanto si dica per la palla corta, che Lorenzo è capace di eseguire in varie situazioni e anzi di crearsele, mascherando molto bene il colpo fino all’ultimo.
In un arsenale tecnico che è di primissimo livello, l’aspetto su cui Lorenzo e il suo team devono lavorare ancora molto è la risposta al servizio. Buona, ma non al livello degli altri suoi fondamentali, soprattutto la risposta di dritto.
Il fisico
L’altezza di 1,85 è una sorta di “minimo sindacale” per il tennis odierno, in cui la media si attesta ormai molto in alto. Nonostante ciò, Lorenzo Musetti si difende bene, soprattutto per la grande forza e mobilità che ha nelle gambe e che gli permettono ottimi recuperi, ma anche di arrivare quasi sempre in maniera ideale all’impatto con la palla.
Come accennato prima, bisogna ancora lavorare molto sulla potenza, ma questo aspetto fa parte anche del completamento del percorso di crescita fisica del ragazzo.
Il suo tallone d’achille era fino a poco tempo fa la tenuta atletica, cosa assolutamente normale soprattutto per i giovani che sono stati dominanti nelle varie categorie juniores. Il circuito maggiore, e soprattutto il tennis 3 su 5 degli Slam, richiedono risorse atletiche di cui Musetti era piuttosto carente. Ma il lavoro c’è stato e i frutti hanno iniziato ad apparire già dalla seconda parte del 2022. Da questo punto di vista, il match vinto contro Djokovic agli ottavi di Monte Carlo – seppure di fronte a un Nole non in condizione – è stato esemplare, perché ha rivelato un Musetti capace di grande resistenza fisica contro il miglior difensore nella storia del gioco, oltre che migliorato nell’ultimo aspetto che andiamo ad analizzare: quello mentale.
La mente
Il primo Lorenzo Musetti ammirato tra i pro era già un potenziale crack, ma con tutti i difetti che si portano spesso dietro i giocatori molto dotati di talento. Il carrarino si specchiava un po’ troppo nella bellezza dei suoi colpi. A volte è capitato che Lorenzo mettesse a segno un ricamino dei suoi, o una stop volley difficilissima e di rara bellezza, e poi si girasse verso il pubblico per una dedica, a match in corso, come un giocatore di circolo. Questi difetti lo hanno fortunatamente abbandonato, anche se saltuariamente Musetti cade in una sorta di “fancy play syndrome”.
Il Lorenzo Musetti di oggi è un tennista mentalmente più maturo, che ha familiarizzato con l’idea di potersela giocare coi più forti senza per questo sentirsi ostaggio del suo talento. Soprattutto, oggi capita molto più raramente di vederlo uscire dai match.
Paradossalmente, l’inizio di 2023 così difficile è stato per lui una palestra importante. Da metà gennaio ai primi di aprile ha collezionato solo primi e secondi turni, non vincendo quasi mai due partite in fila. In quella fase era venuta evidentemente meno la fiducia, che induceva Lorenzo ad arretrare e a subire avversari anche inferiori. Il suo coach Simone Tartarini si era detto fiducioso che un paio di partite giocate bene gli avrebbero fatto riacquistare la fiducia e così è stato a Monte Carlo, dove ha battuto Djokovic prima di cedere nettamente a Sinner nei quarti. Ecco, il fatto di essere un po’ scarico dopo la grande impresa del giorno prima è qualcosa di umano e comprensibile per un 21enne, ma indubbiamente è un punto su cui lavorare.
La superficie ideale di Lorenzo Musetti?
Oggi, la terra battuta è la superficie che più si adatta al gioco di Lorenzo Musetti, e questo è per certi versi un paradosso. Un giocatore con i suoi fondamentali e il suo arsenale offensivo dovrebbe essere meno a suo agio su un fondo più lento, ma la verità è che il rosso si sposa bene con i movimenti piuttosto ampi di Musetti. Oltre a questo, la terra battuta è per ovvie ragioni anche la superficie in cui una risposta al servizio non d’eccellenza soffre un po’ meno. Il rovescio della medaglia è che, al momento, il numero 2 italiano paga dazio sul piano della potenza pura, e ciò richiede una preparazione atletica ancora più robusta.
Nel momento Lorenzo Musetti dovesse riuscire ad accorciare leggermente la preparazione ai colpi senza perdere in qualità ed efficacia, come ad esempio aveva fatto Nicolás Massú con Dominic Thiem prima del grave infortunio, allora il giovane toscano potrà ambire anche a qualcosa in più di essere un inquilino da top 10.