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La notizia della positività di Iga Swiatek a un controllo antidoping, con la rivelazione della sospensione cautelativa ancora in essere, ha riportato in auge il dibattito sul tema, oltre naturalmente al caso di Sinner e il ricorso pendente da parte della WADA. Vediamo di capire meglio cosa è successo.

Cosa è successo a Iga Swiatek e perché è stata sospesa

Ai primi di settembre scorso, Iga Swiatek era reduce dalla sconfitta contro Jessica Pegula ai quarti di finale dello US Open. Poco dopo, la polacca riceve una notifica sull’esito delle analisi effettuate il mese precedente a Cincinnati. La mail comunica la positività alla trimetazidina, un principio attivo usato in farmaci contro l’angina pectoris e, più in generale, su problemi cardiaci. La polacca casca dalle nuvole, poi ricorda un particolare di quella notte di metà agosto a Cincinnati, quando aveva assunto una compressa di melatonina per aiutarla a prendere sonno.

La melatonina non è ovviamente vietata da alcun protocollo antidoping, la trimetazidina sì. Ma come ci è finita lì dentro? Swiatek invia il prodotto per testarlo, e viene fuori che si tratta di un intero lotto, prodotto in Polonia, contaminato per l’appunto con trimetazidina. La controprova arriva quando viene analizzata un’altra confezione, ancora sigillata, che risulta a sua volta contaminata. Tuttavia, non c’è tempo per un ricorso urgente come quello di Sinner.

Viene pertanto stabilito che Swiatek sia sospesa per un mese, la pena minima per i casi di “no significant fault or neglicence”. Arriva poi l’accordo di comminare i primi 22 giorni dal 12 settembre al 4 ottobre, per consentire a Iga di giocare le WTA Finals e le BJK Cup Finals.

I rimanenti 8 giorni sono da scontare in seguito. L’accordo prevedeva anche che la polacca non potesse riferire pubblicamente nulla di quanto accaduto. Infatti, la notizia diventa di dominio pubblico soltanto ieri, 28 novembre, quando la giocatrice ha ufficialmente accettato la sospensione di un mese proposta dall’ITIA, con relativa perdita del montepremi vinto a Cincinnati, ovvero il torneo coinvolto nel test.

Le analogie col caso Sinner

La principale analogia è rappresentata dalla ridottissima quantità di sostanza rilevata, come ammette la stessa ITIA del resto. Come il top player italiano, anche Swiatek ha accettato la penalità, nonostante la sostanziale assenza di colpe. E anche lei ha rivelato di aver attraversato un periodo terribile, a causa di questa vicenda.

Le differenze col caso Sinner

Oltre alla differente sostanza (trimetazidina nel caso di Swiatek, Clostebol nel caso di Sinner), c’è una differenza nella tempistica di reazione. L’italiano era riuscito a inoltrare un ricorso d’urgenza in tempo per ottenere una sospensiva, mentre per Piatek è stato necessario attendere le analisi degli altri flaconi contaminati.
La differenza più importante è sottile, sostanzialmente un cavillo burocratico, ma fondamentale. Nel caso di Sinner, la sentenza parlava di “no fault or neglicence”, mentre nel dispositivo riguardante Swiatek la dicitura è “no significant fault or negligence”.
Quel “significant“, ovvero “significativo”, fa tutta la differenza del mondo, perché configura due fattispecie diverse di violazione. Pertanto, seppure ITIA ammetta che l’errore di Iga Swiatek sia considerabile al più basso livello possibile di “No Significant Fault Or Negligence”, si tratta di un livello di violazione superiore, per cui una sospensione minima è necessaria. Tuttavia, se si pensa che la forbice per la sospensione era da un mese a due anni, si può dire che il danno per la campionessa polacca sia stato minimo.

Il monito finale e il timore per il futuro

Il dispositivo di ITIA si conclude con un monito ai giocatori, da parte della CEO di ITIA, Karen Moorhouse. Un monito che riporto integralmente.

“This case is an important reminder for tennis players of the strict liability nature of the World Anti-Doping Code and the importance of players carefully considering the use of supplements and medications. It is vital that appropriate due diligence takes place to minimise the risk of inadvertent ADRVs such as this.

Help and support is available to players and their entourages, both directly through the ITIA, and through other organisations and schemes which check and test products.”

“Questo caso è un importante promemoria per i tennisti, sul concetto di responsabilità oggettiva nel codice mondiale anti-doping, e l’importanza che i giocatori applichino la massima cautela nell’uso di prodotti e farmaci. E’ vitale che venga applicata una accurata due diligence, per minimizzare i rischi di inconsapevoli violazioni al codice, come in questo caso.

“Siamo a disposizione per dare aiuto e supporto ai giocatori e i loro entourage, sia direttamente come ITIA, sia tramite altre organizzazioni e agenzie che controllano e testano prodotti.”

Cosa significano queste ultime righe? L’interpretazione più immediata è quella di un monito mirato. Il disappunto di moltissimi, tra appassionati ma anche tra addetti ai lavori, era dovuto alla disparità di trattamento verificatasi nei casi Sinner e Swiatek rispetto a giocatori e/o giocatrici di caratura inferiore. Un problema di protocollo esiste in tutta evidenza, se la capacità di spendere molti soldi per mettere su un agguerrito team legale è qualcosa che fa la differenza.

Non è da escludere, tuttavia, che ITIA stia facendo spallucce nel caso che la WADA irrigidisca la propria posizione su tennisti e tenniste coinvolti in casi di positività, seppure trattandosi di conclamata contaminazione come nei casi Sinner e Swiatek.

Il ricorso dell’Agenzia Mondiale Anti Doping nei riguardi dell’assoluzione di Jannik Sinner era parzialmente inatteso, perché già in passato la WADA ha dimostrato di essere inflessibile in alcuni casi ma molto meno in altri. In tal senso, vedere che condotta terrà la WADA nei confronti di Iga Swiatek potrà essere utile a capire la strategia dell’agenzia. Sinner è ormai uno dei volti sportivi più popolari in assoluto al mondo, mettersi contro di lui è un’arma a doppio taglio: larghissimo rilievo mediatico garantito, insieme però a possibili ricadute di immagine, e non solo per il tennista italiano.

In tal senso, Iga Swiatek rappresenta un profilo diverso e forse meno conveniente da attaccare, per la WADA.

Il tennis, il doping e la tossicità dei social

Tuttavia, stiamo parlando di un piano inclinato. Come bene ha sottolineato Taylor Fritz in un suo post di commento alla vicenda, la cosa più fastidiosa è rappresentata dai pregiudizi di chi commenta, che si schiera esclusivamente sulla base della simpatia o antipatia nei confronti del soggetto coinvolto.

La tossicità dei social network, del resto, non è certo una novità. Ma a chi conviene continuare ad avvelenare l’ambiente del tennis?

Filippo Volandri ha parlato proprio negli ultimi giorni sull’argomento, esprimendo già tutto il suo disappunto nel caso in cui Sinner dovesse ricevere una sospensione dalla WADA, a seguito del ricorso. Forse il capitano dell’Italia di Coppa Davis ha solo messo le mani avanti, ma da più parti inizia a prendere forma l’idea che qualcosa possa accadere. Anche se in diversi hanno espresso preoccupazione in merito, con Jimmy Connors che è stato il più drastico: “il tennis potrebbe non sopravvivere, a una eventuale squalifica di un giocatore della statura di Jannik Sinner”.