L’amarezza è ancora alta, per l’eliminazione di Jannik Sinner dai quarti di finale di Wimbledon 2024. Tuttavia, è il caso di riflettere sul KO contro Daniil Medvedev e su come è maturato.
Sinner e il KO di Wimbledon 2024: qualche considerazione preliminare
Innanzitutto è il caso di ricordare un dato, accompagnato da una percentuale: 41-4, equivalente al 91%. Si tratta del bilancio vinte-perse da Jannik Sinner nel 2024. Esatto, quella persa contro Daniil Medvedev è solo la quarta sconfitta di Jannik Sinner nell’anno in corso. Un anno in cui ha vinto il suo primo Slam ed è diventato numero 1 al mondo.
Detto questo, va sottolineato un altro aspetto. Non ho dati scientifici a supporto, ma una netta impressione sì: l’era dei Big 3 ha un po’ falsato la percezione, sul mondo del tennis maschile. Il tennis odierno è una disciplina massacrante, non tanto per il numero di match che si giocano durante l’anno ma per l’intensità degli stessi, ovvero delle velocità a cui si gioca e si corre oggi, imparagonabili a quelle di un tempo. Muscoli, ginocchia, articolazioni, schiena e – last but not least – testa sono sottoposti a sollecitazioni inenarrabilmente più alte, rispetto a qualche lustro fa. Questo è dovuto all’evoluzione degli strumenti (racchette, palline, scarpe etc) e dei sistemi di allenamento, più in generale al progresso scientifico-tecnologico.
I record di John McEnroe (82 vinte e 3 perse nel 1984) e Jimmy Connors (93-4 nel 1974) saranno molto difficili da rivedere. In tal senso, le annate di Roger Federer (92-5 nel 2006), Novak Djokovic (82-6 nel 2015) e Rafa Nadal (75-7 nel 2013) sono state forse illusorie perché hanno stabilito degli standard insostenibili, per i loro successori. Tutto questo per dire che sarebbe del tutto irreale attendersi che Jannik Sinner, ma anche Carlos Alcaraz o persino Holger Rune (qualora dovesse ridestarsi dal suo torpore) chiudano annate da 80 o più partite con il 90% di vittorie, o addirittura meglio.
Cosa non è andato ieri
Non credo certo di essere il solo, ieri, ad aver capito da subito che qualcosa non andava, in Jannik Sinner. La quantità di servizi vincenti messi a segno da Medvedev è sicuramente dovuto a un’eccellente giornata del russo, ma non si può spiegare solo così. Le gambe di Jannik non rispondevano evidentemente come al solito e, a quegli altissimi livelli, bastano micro-dettagli a spostare gli equilibri. Ma a impressionare negativamente era soprattutto il colorito di Sinner: pallido, emaciato e con un’espressione sofferente.
La comfort zone e il termometro del rovescio
E poi ci sono dei parametri che sono rilevatori attendibilissimi di qualcosa che non va. In primis, gli errori gratuiti e in particolare di rovescio, il colpo-banca di Jannik. 8 gratuiti nei fondamentali da fondocampo (5 di rovescio) nel solo primo set sono davvero qualcosa di inedito, per il numero 1 azzurro. Ma anche nel computo totale del match, vedere Jannik Sinner che mette a segno 15 vincenti a fronte di 37 errori gratuiti (parliamo sempre di fondamentali da fondocampo) è un segnale inequivocabile di malessere.
In generale, quando Jannik non sta bene, ha la tendenza a tornare nelle sue storiche comfort zone, a un tennis più monocorde. Nella fattispecie, insistere sulla diagonale di rovescio, sulla quale però Medvedev ieri era il solito muro di gomma.
Alla fine della fiera, Sinner è riuscito a portare a casa il primo set di puro mestiere, davvero da numero 1 al mondo: vincere il tie-break nonostante condizioni palesemente cattive, sfruttando gli errori dell’avversario.
Così, però, non si poteva pensare di sfangarla. Infatti, nel secondo set il colorito di Jannik va ancora peggiorando, fino al break incassato subito nel terzo. Il medical time out chiesto dal campione altoatesino era nell’aria, anzi l’impressione era che potesse preludere a un ritiro. Andando negli spogliatoi per l’off-court treatment, Sinner fatica quasi a camminare e viene sorretto dal medico.
Il medical time-out e il timore del ritiro
Non è noto cosa abbiano somministrato a Jannik durante il medical time-out, ma comunque il rimedio sembra iniziare a dare i suoi frutti. Sinner rientra nel match recuperando il break, ed ha anche un set point sul 6-5 ma non riesce a sfruttarlo. Poi, cosa che può accadere perché dall’altra parte c’era una versione MOLTO centrata di Daniil Medvedev, perde il tie-break ma sembra comunque potere riacquisire il controllo del match.
L’illusione e la sentenza
Il quarto set è confortante perché Jannik sembra tornato quello “vero”: risponde bene, aggredisce la palla con la giusta spinta delle gambe, togliendo iniziativa e certezze al russo.
Nel quinto set, l’inerzia del match sembra nuovamente tutta dalla parte di Jannik Sinner. Ma lo sforzo per recuperare una situazione difficile, e il precedente malessere che evidentemente è stato solo placato, hanno un effetto devastante. Jannik si sorregge con il servizio (a fine match avrà l’80% di punti vinti con la prima palla) ma perde di nuovo lucidità in risposta. Un dato per tutti: nel 4° set, Medvedev aveva ottenuto solo il 58% dei punti dalla sua prima di servizio, nel 5° set questa percentuale sale all’81%.
Jannik Sinner e i quinti set: un rapporto difficile
Per certi versi, questa sconfitta ricorda quella incassata da Carlos Alcaraz in semifinale al Roland Garros. A questo punto, è lecito chiedersi se Jannik Sinner abbia qualche problema con i quinti set.
Sembra strano dirlo, visto che il suo finora unico Slam lo ha vinto proprio al quinto set, in una rimonta leggendaria ai danni dello stesso Daniil Medvedev. Quella vittoria, però, è l’unica delle ultime 6 volte in cui Jannik è stato costretto al quinto.
In generale, nei tornei del Grande Slam Jannik Sinner ha un record di 6 vinte e 9 perse, quando le partite sono arrivate al quinto set. Probabilmente è un dato abbastanza casuale, visto che ogni partita ha dinamiche precipue, ma qualcosa ce la dice.
Non ci dice sicuramente che Jannik Sinner sente la pressione, perché è esattamente il tipo di giocatore che innalza il suo rendimento nei punti importanti. Forse, però, c’è ancora da lavorare sul fondo e sulla gestione delle risorse all’interno del match.
Così come è altrettanto certo che tutti noi, tra appassionati e addetti ai lavori, dovremmo imparare a familiarizzare con il concetto di sconfitta. Qualcosa che nel tennis può capitare sempre, anche se la risonanza mediatica delle imprese di Jannik Sinner ci manda ogni tanto fuori strada.