Il servizio nel tennis è uno dei colpi maggiormente spettacolari, nonché uno dei momenti di grande pathos all’interno delle partite.
Molti giocatori, soprattutto di un tempo, hanno costruito le proprie fortune sul turno di battuta, riuscendo a diventare specialisti in questo colpo tanto da farlo diventare decisivo nel computo dell’andamento del match.
Oggi, con la progressiva scomparsa del Serve&Volley e la sempre maggiore incidenza del gioco da fondo, il servizio non ricopre più l’importanza che aveva nel tennis di qualche decennio addietro, ma rimane comunque un colpo decisivo che può fare la differenza quando si parla di match estremamente equilibrati.
Movimento e muscolatura impiegata nel servizio
Iniziamo analizzando nel dettaglio quelli che sono i movimenti che stanno alla base di un ottimo servizio nel tennis, perché dalla loro corretta esecuzione dipende la riuscita, anche fisica, del colpo.
La biomeccanica di questo colpo ruota tutta attorno all’articolazione scapolo-omerale, detta più volgarmente spalla. È la zona deputata a trasferire il movimento al braccio e quindi di riflesso anche alla raccheta impugnata, quindi la sua perfetta mobilità è una condizione sine qua non per eseguire un servizio a regola d’arte.
Come vedremo l’articolazione della spalla non è l’unica chiamata in causa, essendoci anche gomito e ginocchia impiegate nel movimento e tutta la muscolatura che fa da supporto deve essere utilizzata dall’atleta in maniera fluida e naturale.
Tutti quelli che sono quindi chiamati segmenti corporei, pertanto le fasce muscolari, devono muoversi in perfetta coordinazione per imprimere velocità alla racchetta e accelerazione alla palla verso il campo avversario.
I muscoli principali impiegati sono quelli del tronco, quindi addome e dorso e dalla loro coordinazione con le articolazioni dipende in parte la velocità massima della palla, mentre il punto d’impatto sarà il fattore che influirà sulla direzione e l’eventuale effetto.
Tra poco vedremo quindi le varie fasi che compongono il movimento di un servizio, cercando di capire quali sono fondamentali per i vari tipi di colpo che si desiderano effettuare.
La posizione iniziale
Il corretto posizionamento è la base su cui si fonda un colpo come il servizio. Ci sono vari metodi con cui porsi prima dell’inizio del movimento, ma quello più comune è detto anche «party stance» usato ad esempio da un campione come Roger Federer.
La posizione dei piedi è la cosa più importante da guardare se vogliamo rubare qualche segreto ai pro player del circuito, ed è da li che nasce un movimento il più possibile fluido e armonico.
Nella posizione party stance abbiamo il piede più avanzato, che è quello opposto alla mano con cui si impugna la racchetta, posto appena dietro la linea di fondo con una angolazione di circa 45° rispetto alla riga che delimita il campo.
L’altro piede è invece posizionato indietro e parallelo alla linea di fondo campo: questo comporta una posizione del tronco che non risulta quindi frontale al terreno di gioco ma leggermente obliqua, utile al completamento del moto rotatorio della racchetta in fase di tiro.
Anche le braccia hanno una loro posizione nella stance e precisamente la racchetta punta dritta verso la rete, mentre l’altra mano impugna la pallina mettendola a contatto con il cuore della racchetta.
Il lancio della pallina
Il lancio della pallina è uno degli ingranaggi fondamentali per l’esecuzione di un buon servizio. Dal punto di vista prettamente fisico è molto importante effettuare il rilascio della pallina in una determinata maniera per evitare intoppi nel servizio e limitarne l’efficacia.
Nello specifico è importante che la pallina non abbia alcuna rotazione in volo, perché questo influirebbe negativamente sulla sua traiettoria prima che questa venga colpita, ma anche dopo l’impatto con la racchetta. In pratica la pallina deve avere quasi un movimento “neutro” semplicemente ascendente e discendente. Se si dovesse spostare in profondità (verso la rete o verso il fondo campo) o lateralmente (verso destra o sinistra) il punto d’impatto con la racchetta ne subirebbe le conseguenze dando come risultato un servizio più lento e impreciso.
Per evitare rotazioni della pallina è quindi importante impugnarla correttamente al momento del lancio, tenendola preferibilmente con pollice indice e medi. Molti sbagliano tenendola stretta nel palmo, cosa che comporta in fase di lancio uno scivolamento verso le dita che determina la rotazione che come abbiamo spiegato è deleteria.
La palla va quindi lanciata circa mezzo metro più in alto rispetto a quello che sarà il punto d’impatto con la racchetta, e dovrà essere colpita nella sua fase discendente per trasferire il massimo della forza.
Il movimento Backswing
Con backswing si intende il movimento di caricamento che si fa eseguire alla racchetta prima dell’impatto.
Favoriti anche dalla corretta posizione dei piedi in fase di preparazione al servizio non ci si trova totalmente frontali alla rete e questo crea lo spazio necessario al braccio per effettuare il movimento.
Nello specifico la racchetta compie questo percorso: si porta verso il basso e poi leggermente indietro prima di effettuare la salita. A quel punto il braccio con cui si effettua il servizio forma una specie di L piegando il gomito, portando la parte battente della racchetta sopra la testa.
Piegamento sulle ginocchia
Contemporaneamente al lancio della pallina e al movimento di Backswing avviene il piegamento sulle ginocchia, importante per trasferire forza alla pallina in fase di sevizio.
La potenza alla sfera viene trasmessa tramite le diverse bilanciature del peso nelle varie fasi del movimento di servizio: se in posizione di party stance il peso è tutto spostato verso avanti, al momento del lancio e del backswing questo viene trasferito dietro e le ginocchia in piegamento servono proprio a bilanciare il corpo e ri-trasferire il peso in avanti per trasmettere forza alla pallina.
Per effettuare questo movimento fisicamente in maniera correta è importante raggiungere il massimo del piegamento delle articolazioni del ginocchio quando tutto il peso è spostato all’indietro, con l’equilibrio garantito dal fulcro rappresentato dalla punta dei piedi.
In quel momento si raccoglie tutta la forza da trasferire alla sfera, con l’aiuto di tutti i muscoli citati in precedenza e posti sul tronco del tennista.
«Trophy position» e racchetta dietro la schiena
Mentre si piegano le ginocchia il posizionamento del tronco è detto anche “a trofeo” per la posizione che si assume con le braccia.
Si tratta di un movimento che è utile per l’equilibrio e il trasferimento della forza perché propedeutico al movimento della racchetta dietro la schiena.
Inoltre è una posizione che si assume quasi naturalmente se il timing dei precedenti passaggi è stato perfetto: la mano che rilascia la pallina porta il braccio verso l’alto mentre quello con cui “della racchetta” si estende all’indietro con il movimento backswing.
Esiste un momento, poco prima della risalita della racchetta dietro la schiena in cui si arriva al massimo della apertura “alare” e anche questo fattore influenza la violenza del colpo che si riesce a sferrare.
Quando la racchetta dietro la schiena sta per risalire le gambe devono essere già dirette, per accompagnare il movimento della racchetta e trasferire la forza.
Tutto questo movimento con l’attrezzo dietro le spalle deve essere effettuato in punta di piedi, con il corpo ormai indirizzato a 90° rispetto alla rete per effettuare il colpo con la maggior violenza possibile.
Colpire la pallina
Tutti questi movimenti che portano via 1 secondo in tutto sono propedeutici al momento clou, quello in cui viene colpita la pallina. Ma senza il giusto timing di tutti questi piccoli movimenti che si incastrano tra loro, non ci sarebbe il colpo sulla sfera.
E il tempismo è decisivo anche in questo ultimo gesto.
Nel nostro servizio siamo quindi al punto in cui la palla è discendente, la racchetta sta compiendo il suo movimento dietro le spalle cui manca solo parte ascensionale.
Il corpo è a 90° rispetto alla rete, ma mentre si fa compiere alla racchetta il movimento verso la palla, il tronco ruota fino a portarsi frontale alla rete. La racchetta al contempo termina il suo movimento compiendo una nuova L (stavolta rovesciata) grazie al lavoro del gomito: l’ultima parte della forza viene infatti moltiplicata dal piegamento dell’articolazione del gomito, che consente di fiondare la racchetta verso la pallina per imprimere velocità.
Con il corpo rivolto frontalmente alla rete si può quindi colpire la palla con l’ovale cordato della racchetta, scagliando con forza la pallina verso il campo avversario.
È necessario che la sfera parta dall’alto verso il basso per aumentare le possibilità di superamento della rete e perché deve atterrare nel campo di battuta avversario, quella zona adiacente alla rete di 6 mt per 4 circa entro cui la pallina deve toccare il terreno per non incorrere in un fallo.
Altri fattori che influenzano un buon servizio
Quello che abbiamo appena detto detto, vale a dire l’altezza da cui arriva la pallina, ha un peso specifico importante nel creare un servizio efficace.
Non è un caso che molti dei più grandi “battitori” della storia siano stati giocatori alti, in grado quindi di far piombare la palla nel campo avversario da altezze importanti.
Esempi pratici di questo concetto sono stati Goran Ivanisevic (che ci ha vinto un clamoroso Wimbledon con il servizio) e Ivo Karlovic e nel tennis moderno John Isner che dall’alto dei suoi 208 cm è in grado di scagliare palline da tennis come fossero proiettili da altezze sopra i 3 metri.
Il giocatore statunitense detiene infatti numerosi record riguardo i turni di battuta: da quello del maggior numero di stagioni concluse con oltre 1000 ace in tutti i tornei (ben 7) fino a quello degli ace in un singolo match, ben 113 nella leggendaria partita contro Mahut durata oltre 11 ore.
Ma nella classifica dei migliori giocatori a servizio non troviamo solo spilungoni ma anche giocatori con altezze più canoniche proprio perché questo gesto tecnico prescinde dalla sola forza, ma necessita di tecnica e coordinazione come abbiamo visto nei paragrafi precedenti.
Federer è l’esempio più lampante, ma anche Andy Roddick è stato un giocatore che ha costruito le sue fortune da pro player sul turno di battuta, mentre in epoche più lontane giocatori di puro serve&volley come Mc Enroe o Sampras avevano nella battuta un pezzo importante del repertorio.
I tipi di servizio
Chiudiamo quindi elencando i tipi di servizio che si possono giocare nel tennis in base al momento e all’avversario che sta dall’altra parte della rete.
Servizio piatto
Quello che viene utilizzato comunemente alla prima di battuta e che solitamente è giocato centralmente o addosso all’avversario per metterlo in difficoltà nella risposta.
È il servizio dove i movimenti e il gesto vengono portati all’estremo e infatti può portare a qualche imprecisione nel timing che conduce ad un fallo, con la palla fuori o sulla rete.
A questo tipo di servizio si può anche dare un leggero effetto impresso dal moto rotatorio del tronco al momento della battuta.
Servizio Slice
Lo Slice è un’alternativa al servizio piatto per la prima battuta. In questo colpo si prova far pendere l’ago della bilancia verso l’effetto dato alla pallina, quindi maggiore movimento rotatorio anche a discapito della potenza.
Il suo obiettivo non è tanto quello di portare all’ace, quanto quello di aprirsi il gioco, quindi viene indirizzato principalmente verso l’esterno con effetto ad uscire per creare una porzione di campo attaccabile dopo la risposta dell’avversario.
Servizio in Kick
Questo è invece utilizzato per la seconda di servizio. I movimenti sono meno esasperati delle altre due opzioni, ma si prova comunque a mettere in difficoltà l’avversario. La parabola del servizio in Kick è infatti eseguita per mandare nell’altro campo una palla comunque insidiosa, che ha come obiettivo quello di avere un rimbalzo alto e profondo che conceda poco spazio all’avversario per una risposta vincente