In uno sport come il tennis non sono mai mancate le rivalità tra i campioni di ogni tempo. Saremmo stucchevoli a ricordare in questa sede tutti i duelli a medio e lungo termine che hanno infiammato le arene più importanti del mondo.
Eppure, tra le tante, ce n’è una che non ha ancora scritto la parola fine del suo percorso ed è considerata da molti appassionati e osservatori, la più spettacolare ed epica di sempre, quella tra Rafa Nadal e Novak Djokovic.
DJOKOVIC | NADAL | |
---|---|---|
1188 | Partite disputate | 1247 |
989 | Partite vinte | 1038 |
83.25% | % vittorie | 83.24% |
86 | Titoli vinti | 90 |
20 | Slam vinti | 21 |
Primo scontro con ritiro
Il clamoroso equilibrio che regna sovrano tra i due leggendari campioni dello sport con la racchetta, è palesato dai freddi numeri.
Tenendo da parte la loro militanza sui campi riservati alle categorie che non rientrano tra i professionisti, segnatamente, quindi, gli eventi che non fanno capo all’ATP Tour, il serbo e lo spagnolo hanno cominciato a spararsi palle gialle l’uno contro l’altro, nell’ormai lontano 2006, quando, ai quarti di finale del Roland Garros, Nadal ebbe la meglio dopo un paio di set portati a casa con un doppio 6-4, preludio al ritiro del suo avversario, vittima di un fastidioso problema alla schiena.
Era il periodo di un Djokovic mingherlino, asciutto, molto meno costruito fisicamente di quanto lo sia stato negli anni successivi e di un Nadal che indossava i suoi ormai mitici pantaloni lunghi fino a sotto il ginocchio, che cominciava a dominare sulla terra, non solo parigina.
Il maiorchino aveva già conquistato il suo primo slam francese nell’anno precedente, in finale contro l’argentino Mariano Puerta, trampolino di lancio dei 4 successi consecutivi che diedero il “La” alle 13 vittorie sotto la Torre Eiffel.
Quella edizione del 2006 rappresentò anche il primo step di ben tre finali consecutive vinte contro l’altro avversario di sempre di Nadal, un certo Roger Federer che, in quell’anno, di Slam ne aveva conquistati già 7, tutti sui campi veloci, in attesa di vincere l’unico Roland Garros che sarebbe poi arrivato nel 2009, al termine di una delle finali più scritte di sempre, nella quale lo svizzero si impose 6-1/7-6/6-4 contro lo svedese Robin Bo Carl Söderling.
Nadal e Djokovic sono quasi coetanei, visto che lo spagnolo è nato il 3 giugno del 1986, mentre il serbo ha visto la luce il 22 maggio 1987.
Nell’anno del primo scontro con Nadal, Djokovic e tutta la comunità internazionale del tennis che conta, non sapevano ancora che negli a venire, il serbo avrebbe dominato in lungo e in largo la scena dopo il 2010, almeno a livello Slam.
Equilibrio lungo una carriera
DJOKOVIC | SCONTRI DIRETTI | NADAL |
---|---|---|
20 | su Cemento | 7 |
8 | su Terra | 19 |
2 | su Erba | 2 |
30 | Totale | 28 |
Nel circuito ATP i due si sono scontrati la bellezza di 58 volte e il bilancio pende dalla parte di Djokovic, ma solo per un’inezia.
Il serbo ha messo a segno 30 vittorie contro le 28 del maiorchino e non c’è praticamente mai stata, se si escludono gli anni dal 2006 alla prima parte del 2009 nettamente a favore di Nadal, che su 19 incontri prevalse in ben 15 occasioni, una striscia a favore dell’uno o dell’altro.
La differenza che passa tra la rivalità che mette di fronte Roger Federer ad uno qualsiasi degli altri due fenomeni del nuovo millennio, è il lato prettamente selvaggio della questione.
Se lo svizzero si fa preferire per una mai messa in discussione capacità di attrarre le folle, grazie al proprio stile che rimarrà per sempre un marchio di fabbrica ineguagliabile, la rivalità tra Nadal e Djokovic richiama istinti primordiali.
Decisamente votati entrambi al gioco da fondo campo, utilizzato praticamente allo stremo, seppur con schemi innovativi che non si erano mai visti primi, i due hanno dato vita a vere e proprie lotte di sopravvivenza, dettate dalla potenza e l’esplosività dei loro colpi lontani dalla rete.
Se da una parte si può obiettare che l’assenza di una strategia atta ad evitare le discese sul net, possa fare capo ad un non totale completamento del loro gioco, dall’altra è necessario fare i conti con il cambiamento di uno sport che predilige bombardieri e ottimi difensori della linea di fondo.
Forse è proprio questo argomento che affascina gli appassionati di tennis che non vedono l’ora di rivedere in campo Nole e Rafa. L’equilibrio dei 58 scontri in carriera fa probabilmente capo proprio alla loro capacità di non essere attaccabili rispetto a ciò che sanno fare meglio.
I due si conoscono a menadito e, malgrado questo, sanno benissimo che non possono approfittare di tattiche e strategie che possano, in modo univoco e perentorio, mettere in difficoltà il proprio rivale.
Durante le loro sfide è venuto fuori un vincitore solo perché ha approfittato di un momento di sbandamento dell’occupante l’altra parte del campo, o di un episodio che ha cambiato la partita, oppure di uno stato di forma che, in un determinato momento, favoriva l’uno o l’altro.
Certo, i colpi di Nadal, specialmente il suo dritto, non hanno più la stessa efficacia di un tempo, ma la maniacale preparazione del maiorchino ad ogni inizio di stagione, lo hanno sempre portato a mettere in faretra accorgimenti tali da non farsi trovare impreparato.
Dal canto suo Djokovic è esploso un po’ più tardi a livello planetario, ma ha dimostrato di avere la carte in regola per battere chiunque e, con ogni probabilità, godere di una carriera più longeva rispetto allo spagnolo.
La partita più bella di sempre
Certo, questo non significa che non ci siano stati episodi nei quali i due non si siano fatti talmente male che solo l’umiliazione di una partita di tennis può regalare.
Memorabili due partite sopra le altre. Quella di Melbourne agli AUO del 2019, quando per un set intero, Nadal riuscì a racimolare la miseria di un solo punto sul servizio del rivale. Oppure quella del Roland Garros dell’anno successivo, quando Nadal ricambiò con la stessa moneta durante il primo set.
Ma, se siete dei buoni osservatori, vi sarete accorti che questi episodi sparuti sono arrivati, in modo ovviamente non casuale, sulle superfici preferite dai due duellanti.
Tutti abbiamo ancora negli occhi, invece, quella che viene considerata la più bella ed emozionante finale di un torneo del Grande Slam. Ci riferiamo a quella degli Australian Open del 2012, quando, alla fine di qualcosa come 5 ore e 53 minuti di paradisiaco tennis giocato ai massimi livelli, Djokovic si laureò per la terza volta il re assoluto del torneo di Melbourne.
Fu un’emozionante cavalcata che rievocò nella memoria di tanti le battaglie tra McEnroe e Borg, per citare solo una delle sfide epiche tra altre due leggende della storia del tennis. Fu la finale più lunga della storia per un torneo del Grande Slam e si chiuse a favore del serbo col punteggio di 5-7/6-4/6-2/6-7/7-5.
Non è un segreto per nessuno, COVID e ideologie sui vaccini a parte, che anche Djokovic sia destinato a superare il numero di Slam vinti in carriera da Federer, 20, impresa che è riuscita a Nadal, 21, agli Australian Open del 2022 e questo non può non rimanere un punto fermo della storia del tennis, a parte le starnazzanti prese di posizione di chi vede solo ed esclusivamente i punti a favore del proprio beniamino (chiunque esso sia dei tre) e solo quelli negativi degli altri due.
Sarebbe invece auspicabile che il Dio del tennis preservasse il terzetto in forma ancora per altri anni, decida il lettore quanti. Se questo non sarà probabilmente possibile per Federer, almeno alla luce degli ultimi accadimenti, ci si aspetta che la rivalità tra Djokovic e Nadal ci regali ancora la grande bellezza che tutti noi speriamo di ammirare.