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Il tennis, come ogni sport, ha sempre fatto affidamento sul giudizio umano per effettuare chiamate sulle linee che delimitano il campo, tuttavia, con il perfezionamento della tecnologia, è entrato in campo un nuovo giocatore: Hawk-Eye o, se preferite e vi viene più semplice utilizzare un linguaggio meno internazionale, il cosiddetto occhio di falco.

Galeotto fu Capriati-Williams

Questa tecnologia rivoluzionaria, originariamente sviluppata per il cricket a inizio millennio, è diventata presto uno strumento molto utile per evitare diatribe di ogni risma sui campi da tennis e, prima di addentrarci nei dettagli, esploriamo la storia e le origini di Hawk-Eye.

L’occhio di falco ha fatto il suo debutto sui campi da tennis nel 2006, e la sua notorietà e soprattutto il suo appeal, hanno subìto un’impennata un paio di anni prima, quando si disputò un incontro tra Jennifer Capriati e Serena Williams.

Durante il match, molto combattuto, che si concluse con la vittoria della Capriati con il punteggio di 2-6 6-4 6-4, la Williams fu vittima di una serie di chiamate palesemente sbagliate.

Alcune di queste furono effettuate dai giudici di linea, altre dal giudice di sedia. L’episodio sollevò molte polemiche e portò alla richiesta di un sistema di revisione istantanea o di una qualche tecnologia che potesse chiamare automaticamente le palle sulle righe, correggendo eventuali errori arbitrali.

Avanti piano

L’uso dell’occhio di falco si fece all’inizio timido, sia per le idee conservative di chi voleva rimanere ancorato ad un’idea di questo sport di stampo “tradizionale“, in cui veniva certificata la buona fede dell’errore umano, e quindi, come tale, accettabile e sia per il fatto che un’implementazione di questo tipo avrebbe cambiato radicalmente uno sport che, a loro parere, andava benissimo così.

Ma mentre il tempo passava, continuavano le schermaglie in campo, schermaglie che in uno sport dove girano capitali di una certa entità ed è richiesta la massima professionalità da parte di tutte le componenti in campo, dovevano prima o poi diminuire, laddove non fosse possibile estirparle.

Se oggi siamo ormai abituati dunque ad assistere ad una partita di tennis in cui gli errori e le sviste dei giudici di linea e del giudice di sedia sono ridotte al lumicino, un tempo non era affatto così.

Ma come funziona il sistema tecnologico che fa capo al Hawk-Eye?

Come funziona l’Occhio di Falco?

Concettualmente, ma soprattutto per via delle nuove tecnologie che sono in continua evoluzione, è difficile cristallizzare un “momentum in base al quale sia possibile certificare la corretta implementazione del sistema tecnologico che fa capo al Hawk-Eye.

Diciamo che le linee guida richiederebbero l’utilizzo di 10 telecamere mobili che forniscono immagini ad alta risoluzione e, soprattutto, lavorano ad altissima velocita per catturare l’impatto delle palle con la superficie del campo in prossimità delle linee che delimitano il suo perimetro.

Queste telecamere lavorano insieme per triangolare le informazioni e creare una prospettiva 3D della palla, consentendo di fornire a chi le utilizza una valutazione di ciò che è accaduto, con una percentuale di errore addirittura infinitesimale, anche se, per amore di verità, vi sono superfici come la terra battuta, in cui questa percentuale sale e non di poco.

Il margine di errore

Queste telecamere catturano molteplici posizioni della palla, addirittura 340 e l’accuratezza di Hawk-Eye supera di gran lunga quella dell’occhio umano, con un margine medio di errore di 2,6 millimetri.

La capacità del sistema di prevedere la traiettoria della palla e calcolare il segno del rimbalzo entro pochi secondi dal tocco sulla superficie, aggiunge eccitazione al gioco, oltre al fine di maggiore equità che principalmente si pone.

Molti dei nostri lettori, in occasione delle partite trasmesse in tv, si saranno divertiti ad aspettare il responso dell’occhio di falco, in caso di richiesta da parte di uno dei giocatori che si è sentito defraudato di un punto appena giocato e concluso.

La tecnologia legata allo sport, basti pensare al VAR per quanto riguarda il calcio, oppure alle discipline professionistiche statunitensi che segnarono la strada, si sta dunque impadronendo sempre di più di quelle che sono le dinamiche regolamentari e in esse si innesta tra le maglie, per migliorare e rendere sempre più attendibile ed autentico lo spettacolo del tennis.

Con buona pace di chi soffre di orticaria quando sente parlare di tecnologia abbinata alle regole, dunque, con l’AI attendiamocene un uso ancor più massiccio.