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Il torneo Masters 1000 di Indian Wells non si disputerà a causa dell’emergenza coronavirus che sta toccando tutto il mondo, compresa l’America

La notizia era nell’aria da qualche giorno ma da più parti trapelava la volontà di disputare il primo Masters 1000 della stagione tennistica 2020. E invece, a causa dell’allerta COVID-19, l’ATP ha deciso di cancellare l’evento in programma inizialmente da mercoledì 11 marzo fino domenica 22 nello stato della California.

“C’è un rischio troppo grande questa volta, tenere un raduno di questa portata è un rischio per la salute pubblica della contea di Riverside”, ha dichiarato il dottor David Agus, professore di Medicina e Ingegneria Biomedica all’University of Southern California che poi aggiunge: “Non è nel pubblico interesse di giocatori, tifosi e aree circostanti che il torneo si giochi. Dobbiamo stare uniti e proteggere la comunità dal proliferarsi del coronavirus”, chiosa Agus. Ad unirsi a tale messaggio è il direttore del torneo di Indian Wells, ossia Tommy Haas, in passato grande giocatore e anche numero 2 al mondo: “Siamo molto dispiaciuti che il torneo non si disputerà ma la salute e la sicurezza della comunità locale, dei tifosi, dei giocatori, dei volontari, degli sponsor, dei lavoratori, dei fornitori e di chiunque sia coinvolto nell’evento è la priorità assoluta”. Parole forti che lanciano un appello a tutto il mondo per cercare di limitare la diffusione del virus. Haas, però, si è dimostrato speranzoso di poter ospitare Indian Wells più avanti nel corso del 2020: “Siamo pronti e disponibili ad ospitare il torneo in un’altra data e valuteremo le varie opzioni possibili”.

Il problema, come già specificato, non è limitatamente italiano o americano ma globale: sempre per quanto concerne il tennis, è altamente probabile che venga cancellato anche il Masters 1000 di Miami, in programma dal 23 marzo e pure quello di Monte Carlo, data la vicinanza territoriale al Nord Italia dove l’allerta ora è massima. Anche l’ATP e il mondo tennistico sta capendo che non è momento di scherzare o di sottovalutare il virus perché, – e non è retorica -, la salute pubblica è e deve essere sempre una priorità, anche a discapito di interessi economici.

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