Della carriera di Boris Becker si potrebbero raccontare una serie di storie e di aneddoti infiniti, perchè questo ragazzone tedesco non è solo uno dei tennisti più conosciuti di tutti i tempi, ma probabilmente anche il primo a riuscire a fondere un gioco estremamente moderno fatto di potenza e servizio, alla tecnica del tennis più classico.
Doti che gli hanno consentito di mettersi in mostra fin da subito, soprattutto nelle superfici più veloci come quelle di Wimbledon, suo territorio di conquista di tante vittorie, a cominciare da quella prima storica nel 1985.
Prima la “Regina”
Prima di tuffarsi da quasi sconosciuto in uno dei tornei più importanti e prestigiosi del mondo, Boris Becker aveva dato un segnale importante sulla sua condizione di quel periodo.
Il torneo “Queen’s Club” infatti è solito anticipare quello di Wimbledon, con cui ne condivide non solo parte della lunga storia tennistica ma anche la superficie in erba.
Motivo per cui molte volte è capitato che il vincitore di questo torneo, fosse poi tra i favoriti e tra i protagonisti anche a Wimbledon.
Un torneo che già prima del 1985 aveva visto portare a casa la vittoria i migliori della specialità, da Connors a Nastase passando per John McEnroe, e che continuerà anche dopo a fare da apripista per molti dei futuri numeri uno del mondo (Lendl, Sampras, Hewitt, Nadal, Murray).
Insomma, un test di prova molto importante e il fatto che quell’anno lo avesse vinto proprio un giovanissimo diciassettenne tedesco di nome Boris Becker, avrebbe dovuto far pensare.
Il tabellone di Wimbledon 1985
Tra le teste di serie di quel torneo, c’erano probabilmente alcuni dei più forti tennisti di sempre sull’erba. John McEnroe si presentava con il numero uno, poi Ivan Lendl, Jimmy Connors, ma anche Mats Wilander e la folta pattuglia svedese (Jarryd, Nystrom, Edberg).
Non figurava invece Boris Becker, che malgrado la vittoria al Queen’s era ancora decisamente indietro nel ranking mondiale.
Nella sua sezione del tabellone comincia quindi dal primo turno, dove liquida senza troppi problemi l’americano Pfister, concedendo un solo set, per poi distruggere letteralmente Anger al secondo turno (6-0, 6-1, 6-3).
Il terzo turno si presenta subito come un ostacolo quasi insormontabile, davanti allo svedese Nystrom numero sette del tabellone. E infatti è una battaglia vera, fatta di tanti ribaltamenti di fronte che si chiude solo al quinto set dopo che lo svedese aveva anche servito due volte per aggiudicarsi il match. E invece è 9-7 al quinto set per Becker che approda agli ottavi di finale al suo primo Wimbledon.
Il quasi ritiro agli ottavi
Una grande storia passa sempre attraverso momenti di grande difficoltà. Ma quello che accade agli ottavi di finale contro Mayotte (americano, testa di serie numero sedici) è al limite dell’epico.
Dopo aver vinto il primo set infatti, Becker subisce la rimonta di Mayotte che vince i successivi due e anche nel quarto è avanti per 6 game a 5. Una situazione particolarmente difficile che diventa poi disperata, quando proprio in quel game decisivo Becker mette male la caviglia ed è costretto a fermarsi.
Lo stesso Becker ha dichiarato che in quel momento è stato a un passo dall’andare a rete e abbandonare il match congratulandosi con l’avversario, ma alla fine grazie ad alcuni del suo team (Ion Tiriac in primis), ha semplicemente chiesto una pausa prima di riprendere il match. E sappiamo com’è andata a finire, con il tedesco che vince il quarto al tie-break e spazza via Mayotte nel quinto con un secco 6-2.
Il crollo dei favoriti
L’impresa di Boris Becker sarebbe già potuta essere fantastica anche solo approdando ai quarti, non a caso in Germania tutti gli appassionati sono ormai davanti agli schermi per seguire il suo match contro un Laconte che era riuscito ad eliminare il numero due del tabellone Lendl nel turno precedente.
Il teenager tedesco però si presenta senza alcuna remora e dopo aver vinto il primo set al tie-break concede il secondo al francese, per poi aggiudicarsi gli altri due abbastanza agevolmente.
La favola può continuare, anche se in semifinale lo scoglio dello svedese Anders Jarryd sembra impossibile da superare. E infatti il numero cinque del tabellone vince agevolmente il primo set per 6-2 e si porta in vantaggio per 5-4 nel secondo giocandosi anche due set point.
A quel punto però qualcosa scatta nella mente di Becker, che abbandona ogni timore reverenziale e comincia a giocare come se non ci fosse un domani. Recupera il set vincendolo in un tie-break combattuto, per poi prendere il controllo assoluto del match che si chiude con un doppio 6-3 per il tedesco.
Il miracolo ora è a un passo.
La finale che nessuno si aspettava
Se trovare un giovanissimo Becker in finale alla sua prima partecipazione è già qualcosa di pazzesco, anche il suo avversario però non era esattamente tra i favoriti della vigilia.
Kevin Curren era sì il numero 8 del tabellone, ma non in molti si aspettavano che si liberasse con tale facilità di alcuni dei big del circuito, soprattutto su questa superficie. Agli ottavi Edberg in tre set, ai quarti niente meno che il numero uno John McEnroe, sempre in tre set e con una delle sconfitte più pesanti subite dall’americano in vetta al ranking (6-2, 6-2, 6-4). Non bastasse, ecco che in semifinale Curren ha spazzato via un’altra leggenda come Jimmy Connors, concedendogli soltanto cinque game in tre set (6-2, 6-2, 6-1).
Questo per dire che per quanto a molti piacciano le sorprese, la condizione di Curren era tale che l’esito sulla carta sembrava davvero scontato.
E invece i due se le danno di santa ragione, forti di un “serve and volley” che rende frenetica l’azione da ambo le parti. Becker vince il primo, per poi perdere il secondo al tie-break. Anche il terzo finisce 7-6 ma questa volta è per il tedesco.
La sicurezza con cui Becker prende il dominio del campo è impressionate per un giocatore della sua età, eppure nel quarto e decisivo set, è lui a condurre le danze fino all’ultimo punto, con un 6-4 che lo consacra vincitore, e anche qualcosa di più.
Ha scritto un pezzo di storia del tennis: il più giovane a vincere Wimbledon, il primo tedesco a farlo e non bastasse, anche il primo a vincere non partendo da testa di serie.
E come sappiamo, non è stato certo l’unico trofeo che il buon Boris si è poi portato a casa (bissando il successo anche l’anno seguente peraltro).