Che l’Italia sia in una sorta di focosa liaison con il tennis era già cosa nota, ma l’impresa delle ragazze di Tathiana Garbin nella Billie Jean King Cup rende il 2024 sempre più un anno straordinariamente storico, per il nostro movimento. E se la Davis replicasse…
BJK Cup: il trionfo “facile” dell’Italia
Quella del tennis femminile è una favola bellissima, anche per la vicenda umana della capitana Tathiana Garbin. Colpita da un raro tumore l’anno scorso, Garbin non si è mai data per vinta ed è tornata al suo posto, con stile e personalità, a guidare un movimento che forse non è in crescita esponenziale come quello maschile, ma è a sua volta in un momento di grandi soddisfazioni.
Alle imprese di Jasmine Paolini, finalista a Roland Garros e Wimbledon e che chiuderà l’anno da numero 4 WTA stabilendo un record assoluto anche sul lato femminile, mancava solo una conquista “di gruppo”. Era stata sfiorata lo scorso anno, terminato con la bruciante sconfitta in finale contro il Canada. Ma tutte le sconfitte insegnano qualcosa, tiene a ribadire Tathiana Garbin, e il team Italia si è anche meritato quel po’ di fortuna che si è comunque costruita con le sue mani.
La rimonta epica contro la Polonia è ancora davanti a tutti, con il servizio da sotto di Sara Errani che manda in tilt Iga Swiatek sul match point, è stata viatico per una finale sicuramente più agevole del previsto, ma questo non è un demerito delle nostre quanto una grande impresa della Slovacchia, che ha fatto fuori USA, Australia e Gran Bretagna, con due tenniste non certo di vertice come Rebecca Sramkova (n.43 WTA) e Viktoria Hrunchakova (ex n.43 oggi n.234). Quest’ultima, già nota come Kuzmova prima del matrimonio, era stata decisiva sia in singolo contro USA e Australia che in doppio con la Gran Bretagna. Bronzetti non si è però lasciata impressionare dalla sua potenza, rimanendo concentrata e prendendosi i suoi vantaggi cercando di farla spostare il più possibile. Poi è stata la volta di Jasmine Paolini, che non ha mai dato una singola chance alla comunque qualitativa Sramkova.
Fed Cup-Billie Jean King Cup: i primi trionfi azzurri
Quello centrato ieri a Malaga è il quarto trionfo in una competizione nata negli anni ’60 come Federation Cup, poi divenuto Fed Cup fino al 2019 e rinominato in onora della leggendaria tennista statunitense dal 2020 ai giorni nostri. Vediamo come erano maturate le altre 3 vittorie.
2006, battuta la Henin
La prima era stata nel 2006, con il successo firmato in trasferta contro il Belgio di Justine Henin dalla squadra formata da Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Mara Santangelo e Roberta Vinci. Fu un’epica rimonta, coronata nel doppio decisivo grazie al ritiro della coppia belga sul punteggio di un set pari, per un problema al ginocchio di Henin.
2009-2010, il bis a seguire contro gli USA orfani delle Williams
Il bis arrivò nel 2009, sulla terra battuta di Reggio Calabria, stavolta contro gli USA. Va detto che si trattava di una squadra statunitense senza le sorelle Williams, ritiratesi entrambe non senza polemiche. Pennetta, Schiavone, Vinci e l’aggiunta di Sara Errani rifilarono un 4-0 agli USA, formati da Alexa Glatch, Melanie Oudin e il doppio Huber/King.
La terza Fed Cup giunse in back-to-back, nel 2010 e sempre contro gli USA in finale, stavolta a casa loro, in ossequio all’ alternanza nelle formule classiche di Davis e Fed Cup. A San Diego, la stessa squadra azzurra dell’anno precedente, sconfisse 4-1 le statunitensi, ancora senza le Williams e con Coco Vanderweghe come unica novità di rilievo.
2013: domata la Russia a Cagliari
L’ultimo trofeo prima di quello attuale era arrivato 11 anni fa, sulla terra battuta di Cagliari. Pennetta, Errani e Vinci ebbero la meglio per 4-1 sulla Russia. Una Russia a cui mancavano Kirilenko, Makarova, Vesnina e Pavlyuchenkova, assenze che si rivelarono decisive. Alysa Kleybanova, Irina Khromacheva e Aleksandra Panova non riuscirono a frenare le solite Vinci, Errani e Pennetta, con Karin Knapp a sigillare il doppio insieme a “Sarita”.
Cosa significa questo quarto successo
Proprio Karin Knapp è tra i segreti della crescita di Lucia Bronzetti, vera arma a sorpresa sfoderata in queste finali da Tathiana Garbin. La riminese, di cui avevamo scritto già in passato, è stata scelta dalla CT azzurra nonostante avesse poca o zero esperienza a questi livelli. La risposta è stata eccellente e la vittoria su Linette in semifinale è stata più netta di quanto dica il 6-4 7-6 del campo, perché era l’esordio con mille pressioni mai vissute in precedenza da Lucia. La personalità con cui la riminese ha affrontato l’impegno è da veterana e questo fa ben sperare per il futuro, suo e del tennis femminile italiano, che cerca una spalla adeguata e costante per una Paolini per la quale sono ormai finiti gli aggettivi.
Adesso, all’orizzonte, c’è una doppietta che fino a poco tempo fa si faticava anche a immaginare: BJK Cup e Coppa Davis vinti nello stesso anno. L’Italia non ci è mai riuscita e, nel caso, sarebbe l’ennesimo record che il tennis azzurro batte in questi tempi tanto belli quanto inattesi. Ci erano riusciti la Russia nel 2021 e la Repubblica Ceca nel 2012. Ma diciamolo soltanto così, sottovoce.