L’Australian Open 2023 aveva in programma solo una sessione serale, per il day 11. Una sessione con le due importantissime semifinali femminili, a comporre una inedita finale.
Australian Open, day 11: le semifinali donne
Rybakina-Azarenka e Linette-Sabalenka erano le due semi in programma nella sessione serale, che coincide con la mattinata italiana.
Vika si sgonfia sul brio di Rybakina
Il canovaccio su cui si è svolto il match è per molti versi quello che ci si attendeva, con Elena Rybakina che avrebbe provato a far valere freschezza e potenza, e Vika Azarenka che avrebbe puntato su esperienza e sapienza tattica. Lo svolgimento, tuttavia, ha mostrato una serie di varianti che avrebbero tutte potuto influire sul risultato finale. Una Rybakina in ottima giornata ha mostrato subito buon feeling con i colpi, mantenendo una profondità di cui la sua avversaria è stata raramente capace.
Un break al 5° gioco lascia pensare che Azarenka possa prendere il controllo mentale del match, ma è solo un’illusione. Alla bielorussa non va il servizio, che non la proteggerà per l’intero arco del match. Il predominio mentale è la chiave del primo set e dell’intera partita, poiché entrambe riescono a scavare bene nelle debolezze reciproche. Rybakina controbreakka e vince 3 game consecutivi, portandosi sul 5-3 e servendo per il set. Una serie di incertezze (e un bellissimo rovescio di Vika) rimettono i binari in parità e si arriva al tie-break. Qui però le odierne flebili certezze di Azarenka si vanno sgretolando, con un doppio fallo e un gratuito di rovescio che mandano Elena sul 5-2. Rybakina chiude 7-4 e incassa un primo set dall’importanza esiziale.
Azarenka è sempre più in affanno sui colpi profondi di Rybakina, non trova gli angoli necessari a romperne il ritmo e prendere il comando degli scambi e arriva il break al terzo gioco. Di fatto, la sua semifinale finisce qui. Il match termina poi 7-6 6-3 in 1h e 41 di gioco.
Magda Twingo orgogliosa, ma la spunta Ferrari-Sabalenka
Le enormi differenze di struttura fisica e di gioco ponevano questa inedita semifinale tra Magda Linette e Aryna Sabalenka su binari obbligati. Di fatto, l’unica speranza della polacca era di far muovere la bielorussa, che negli spostamenti (sia laterali che soprattutto in avanti) ha sempre avuto il suo punto debole. In caso contrario, troppa era la differenza di potenza nei colpi, tra le due, per immaginare una vincitrice diversa da Sabalenka.
Linette sa di essere la sorpresa di questo singolare femminile ma anche di non essere un’intrusa. Ha una bella personalità, Magda, non teme l’inferiorità fisica nei confronti dell’avversaria anche perché il piano-partita è ben definito. Inizialmente le riesce quasi tutto bene, serve ottimamente, dimostrando ancora una volta che nel tennis femminile la precisione e rotazione del servizio contano più della mera velocità di palla. Infatti, al tachimetro, le differenze sono notevoli: Linette serve la prima palla a una media di 153km/h con punte di 172, mentre la prima di servizio di Sabalenka viaggia in media a 169km/h con punte di 187.
Non lo scopriamo certo oggi, del resto: Aryna sa dare il meglio quando è ben piantata coi piedi per terra e può scagliare le sue “lavatrici” coi suoi due fondamentali, in particolare col dritto. Per almeno metà del primo set il piano riesce quasi alla perfezione a Linette, che però paga dazio contro un’avversaria globalmente superiore. Break della polacca al secondo gioco, che però non riesce a confermarlo al servizio. L’alternanza tra lo strapotere fisico di Sabalenka e Linette che riesce a costringerla all’odiato ruolo di tergicristalli tiene in equilibrio il match fino al tie-break. Lì si rompe qualcosa e Aryna vola, addirittura fino al 6-0 prima di chiudere 7-1.
Magda accusa il colpo e si vede, ogni tanto riesce nelle sue raffinate trame ma è evidente che la fiducia della sua avversaria è in crescita, mentre la sua è in lenta ma progressiva picchiata. Si chiude sul 7-6 6-2 e il dato più eloquente sarà quello dei vincenti: 33 a 9 per la bielorussa. La differenza è tutta là.
Cosa ci attende questa notte all’Australian Open
Con una programmazione diversa da quella femminile, in cui entrambi gli incontri di semifinale erano previsti in serata, l’Australian Open vivrà questa notte/domattina il suo penultimo atto per il singolare maschile. Alle 4:30 italiane (14:30 a Melbourne) si parte con Khachanov-Tsitsipas, sfida in cui il greco è logico favorito ma con il russo che ha mostrato come la crescita dell’ultimo anno non sia frutto del caso. Tsitsi è stato impensierito solo da Sinner, finora, e contro Khachanov finora non ha mai perso, in 5 precedenti. Va però detto che sono stati quasi sempre match tiratissimi, e che i due non si sono mai incontrati in un match sulla distanza dei 5 set.
Poi, alle 9:30 italiane (le 19:30 di Melbourne) si chiude con Djokovic-Paul. A memoria di cronista, ricordo poche semifinali teoricamente così sbilanciate. Nonostante quella vistosa fasciatura alla coscia e il deja-vu di un classico “djokoviciano” dell’infortunio che sembra indurlo al ritiro da un match che poi riesce regolarmente a vincere, Nole mostra un crescendo di condizione e convinzione di cui evidentemente aveva un gran bisogno, dopo i lunghi mesi di inattività. Nole gioca al gatto col topo con Dimitrov e banchetta sulla testa dei poveri De Minaur e Rublev, presentandosi in semifinale in condizioni che spaventerebbero Robocop. Tommy Paul, dalla sua, ha il considerevole vantaggio di non avere assolutamente nulla da perdere. Se la godrà, fino in fondo.