Signori, si chiude! Gli Internazionali di Roma del Foro Italico, ormai da tempo più conosciuti a livello mondiale prima e mediatico poi con la dicitura “Master 1000 Roma” per acquisire prestigio rispetto a tutti gli altri eventi che si giocano nel mondo, ci racconteranno oggi chi porterà a casa il torneo più prestigioso che si gioca in Italia, insieme alle Finals di Torino.
Un po’ di delusione per la finale femminile che si è “giocata” ieri, visto che il torneo si è chiuso con un ritiro, quello della Kalinina, che ha così lasciato campi libero alla Rybakina.
Ma noi cominciamo con l’analisi del match tra i due finalisti del tabellone maschile, Holger Rune e Daniil Medvedev.
Rune, l’esplosione definitiva di un predestinato
Una carriera che ha ormai spiccato il volo, quella di Holger Rune, rappresentante di quella che tutti hanno chiamato le “New Next Gen“, quella arrivata dopo gli immediati successori dei mostri sacri degli ultimi due decenni, Federer, Nadal e Djokovic. Certo è che i vari Sinner, Tsitsipas, Medvedev e altri ancora, non possono essere considerati “anziani”, ma Rune è più giovane di quella ondata e pare uno dei predestinati a competere tra i Top 5 da qui ai prossimi 15 anni.
Nel 2023 Rune ha messo già in cascina un titolo, quello di Monaco in Germania, sempre sulla terra battuta, non più di tre settimane fa, battendo in finale l’olandese Van De Zandschulp al tie break del set decisivo, ma più in generale ha giocato quest’anno 27 partite perdendone una buona percentuale, ben 9, record migliorato da quando è cominciata la stagione sull’argilla, che lo ha visto uscire dal campo vincitore in 13 occasioni su 15 match complessivi.
La racchetta che usa Rune è molto simile a quella che utilizza Carlitos Alcaraz, una Babolat Pure Aero 98, con la quale ha la possibilità di imprimere curve particolari alle palle che scaglia verso l’altra parte del campo, per un’incordatura equilibrata che va tra il 16×19 e il 18×20.
Per quanto riguarda i colpi del danese, non vi è una grossa differenza tecnica tra il diritto e il rovescio, ma più di un osservatore crede che il punto di forza di Rune sia il rovescio, che già qualcuno pensa sia uno dei migliori del circuito. La caratteristica che più impressiona in questo movimento, è la possibilità del danese di adottare una posizione chiusa e/o semi chiusa prima di colpire la palla , per utilizzare i muscoli dei fianchi e infine arrotolarsi imprimere forza ed effetto durante il colpo.
Se vogliamo parlare di servizio, invece, Rune ha migliorato tantissimo nel momento in cui ha lavorato con Patrick Mouratoglou, che gli ha corretto alcuni aspetti tecnici, come ad esempio un lancio meno alto della palla e un abbassamento più marcato del braccio sinistro. Rune vince il 70% abbondante dei colpi originati dalla prima di servizio in campo.
Più in generale Rune rimane un giocatore da fondocampo per uno stile moderno e non tradizionale, fatto di dinamismo fisico e una copertura del campo che non è mai stata un problema alla luce della sua velocità e della capacità di non avere problemi a rimandare la palla dall’altra parte del campo in qualsiasi posizione venga essa colpita.
Non ha particolari problemi sotto rete, anche e soprattutto per il fatto che, quando non chiamato esplicitamente dagli avversari, prepara l’attacco da fondo campo in maniera piuttosto performante e solo allora decide di scendere a chiudere il punto sotto le seggiola del giudice arbitro di turno.
Medvedev: quando la terra è tua amica
Da sempre, o almeno da quando Daniil Medvedev fa parte del circuito ATP in pianta stabile, si è criticato il modo di giocare del russo sulla terra battuta, assegnandogli determinate skill solo e soltanto quando si cimenta sulle superfici dure e veloci.
La verità è che, nolente o volente, il russo non ha mai vinto un torneo sulla terra rossa, nonostante siano ben 20 le finali portate a casa dal russo, di cui 19 sul cemento e una sull’erba di Maiorca nel 2016.
A Roma Medvedev sta provando ancora una volta a smentire tutti, disputando fin qui probabilmente il suo torneo migliore sulla terra rossa anche in virtù di una particolare preparazione della stagione che sembra stia dando i suoi frutti.
Se parliamo di tecnica tennistica, va da sé che in un’era in cui il fisico dei campioni più affermati sembra modellato più da un esperto di fitness che da un preparatore atletico di tennis, il passaggio di uno come Medvedev tra i professionisti, sembrava più un ossimoro che una realtà da seguire.
Mingherlino, alto e con due gambe che danno l’impressione di non poter reggere la duttilità dell’attuale numero 3 del mondo, Medvedev ha sempre parlato di miracolo tennistico che sfida la la fisica, tanto sia quasi “artistico e naif” il suo modo di muoversi sulla propria porzione di campo. Ma proprio per questo affascinante da vedere, seppur sgraziato e con uno stile praticamente unico nel suo genere.
La caratteristica migliore del talento 27enne di Mosca, è proprio quella della varietà di colpi, un giocatore che quando scende in campo pensa solo alla propria partita e ha fatto vedere più volte, soprattutto negli Slam, dove in più di un’occasione il pubblico ha dimostrato di non avvertire verso di lui infinite simpatie.
Provocatore, istrionico, spesso bizzarro, sembra tirare fuori il meglio di sé nel momento in cui la partita si fa sporca, cattiva, polemica, soprattutto, come appena detto, quando, in particolari occasioni, comincia a battibeccare col pubblico, aumentando le reazioni di chi è presente sui campi a vedere i suoi incontri e, allo stesso modo, mandando in brodo di giuggiole chi già lo ama.
Una volta dichiarò con tanto sarcasmo e ironia, che l’odio che la gente nutre nei suoi confronti è semplicemente perché ha un metabolismo decisamente migliore del 99% di questi hater, che vorrebbero essere magri come lui, ma devono faticare a seguire un regime dietetico che lui non sa nemmeno cosa sia.
Quello che abbiamo detto di Rune in relazione alla varietà dei colpi, occorre ripeterlo per il russo, che ama giocare in maniera diversa tutti i suoi colpi e c’è sempre, ma sempre qui non è un eufemismo, la possibilità che capiti qualcosa anche in mezzo ad uno scambio di 25/30 colpi. Proprio questa peculiarità apre il fronte a quella che è il suo istinto, vero e proprio marchio di fabbrica dell’ex numero uno del mondo.
Rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi, infatti, Medvedev non si costruisce il punto appena l’avversario rimanda la palla verso il suo campo, ma prende la decisione pochissimi istanti prima di colpirla.
Una caratteristica che nel tennis moderno gli allenatori cercano di scoraggiare. Questo è il vero talento di Medvedev, un talento innato per un tennista che ha una cultura del lavoro diversa dai suoi colleghi, visto che ama molto di più vestire i panni dell’autodidatta, piuttosto che seguire i consigli del proprio staff.
Che non sia un tennista convenzionale, lo si scopre dando uno sguardo al suo modo di colpire la palla, soprattutto col dritto, caratterizzato da un movimento rapidissimo, con un brevissimo backswing che noterete con il movimento dell’avambraccio che diventa di colpo una frustata di difficile comprensione per gli avversari.
Anche per Medvedev il colpo migliore è il rovescio, ma esattamente come già detto per Rune, non vi è un punto debole che gli avversari amano percuotere con una certa frequenza.
Per quanto riguarda il servizio, il movimento è anche qui essenziale, con poca flessione delle gambe ma una capacità di esplodere a fine movimento che permette di scagliare la palla tra i 170 km/h e i 210 km/h con regolarità, ma con punte che toccano i 225 km/h.
Che partita sarà?
Intanto è uno solo il precedente che lega Rune a Medvedev, quello che il danese ha portato a casa recentemente in quel di Monte–Carlo, poco più di un mese fa ai quarti di finale del torneo monegasco.
In quella occasione apparve netta la differenza tra i due giocatori in questa superficie, ma il Medvedev visto qui a Roma è migliore di quello del Principato in virtù delle partite messe sulle gambe dal numero 3 del mondo negli ultimi 30 giorni, visto che il passaggio stagionale dal cemento alla superficie lenta per i giocatori che non sono essenzialmente terraioli, è quasi sempre traumatico e necessita di qualche partita di adattamento.
Per questo motivo Rune parte una spanna avanti, ma l’idea che si fa strada nella mente dei tifosi e degli appassionati di tennis, è che l’equilibrio la farà da padrone per ragioni molto banali.
Medvedev ha maggiore esperienza quando parliamo di parti conclusive dei tornei e, soprattutto, delle finali, ma Rune dispone di una maggiore adattabilità alla terra rossa, dove, se è vero come è vero che Medvedev è sensibilmente migliorato, è altrettanto vero che il danese è a casa sua.
Questa contrapposizione che mette i due su un livello piuttosto simile se parliamo di pronostico, potrebbe scatenare una partita molto nervosa, anche alla luce del caratterino non proprio docile del giovane Rune, sul quale potrà giocare la maggiore forza mentale di Medvedev, pronto, nel caso in cui il match dovesse prendere una piega sbagliata, ad approfittare anche di questo dettaglio importantissimo.
Lasciando da parte quindi il flow della partita dal punto prettamente tecnico, sarà probabilmente la testa di entrambi a decidere chi solleverà il trofeo del Master 1000 del Foro Italico.
Il match si giocherà questo pomeriggio alle ore 16,00, con diretta sulla piattaforma Sky sul canale 201 e 205.
Nella finale femminile di ieri, Elena Rybakina ha vinto il WTA di Roma, dopo il ritiro di Anhelina Kalinina all’inizio del secondo set, sotto 6-4/1-0.