Per gli appassionati italiani la delusione è ancora palpabile, ma bisognerebbe fare come Jannik Sinner: archiviare, facendo tesoro di errori e cose non andate bene, e passare alla prossima. La semifinale di Indian Wells sarà tra Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev, come è giusto che sia.
Carlos Alcaraz e la semifinale con Jannik Sinner
Nell’analizzare in sintesi la semifinale tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner si parte da due considerazioni banali, quanto inappuntabili. La percentuale di prime palle, e il primo furibondo set come decisivo per il match. Qualora Jannik fosse riuscito a trasformare il set point, l’impatto mentale sul match sarebbe stato molto diverso anche perché Carlos lo stava palesemente soffrendo. A un certo punto, coach Ferrero ha consigliato ad Alcaraz “devi dire a te stesso che ti piace giocare”. Un suggerimento motivazionale forse scontato, ma che denota grande conoscenza del suo allievo, che stava faticando a prendere possesso del match come è solito fare, proprio per merito del rivale italiano.
Poi le cose si sono messe diversamente e Carlos – per la delusione degli appassionati italiani – ha ricominciato a divertirsi. Per contro, Sinner ieri non è stato per niente sorretto dal servizio. Il dato di fine match è eloquente: 74% contro 51% di prime palle a favore di Alcaraz. Se però si prendesse in considerazione solo il dato del secondo set, le prime messe in campo dall’azzurro risulterebbero ben sotto il 50%. Un dato decisivo, se non altro perché la percentuale di punti ottenuti con la prima palla è stato più alto per Sinner (76% contro 72). Un dato, però, che da solo non spiega il divario attuale fra i due giovani prodigi. Oggi Carlos ha una maturità tecnica, tattica e fisica che si fatica a pensare addosso a un diciannovenne, ha una padronanza anche nelle variazioni come le palle corte ancora nettamente superiore a quella di Sinner, che pure sta crescendo molto in questi aspetti. Anche al servizio Jannik è venuto su, rispetto al passato, ma non è ancora abbastanza: quando non lo sorregge la prima di servizio, si trova quasi sguarnito.
Un aspetto che ha contribuito a togliere le certezze a Sinner è stata la diagonale di rovescio, solitamente terreno di caccia di Jannik per guadagnare campo e ottenere punti diretti. Ieri, però, le lavatrici che tirava in rovescio incrociato gli tornavano quasi sempre indietro. Alla fine il 76 63 è stato persino un pelo generoso, per quanto si è visto nel secondo set.
Daniil Medvedev e la semifinale con Frances Tiafoe
Anche qui possiamo prendere un dato, esemplificativo del tutto: i punti totali, 84 contro 66. La differenza tra Medvedev e Tiafoe è tutta qui, e non è poco. Se si pensa che tra Alcaraz e Sinner, con un punteggio più netto (76 63 contro 75 76) lo scarto è stato di appena 4 punti, 18 sono davvero tantissimi. Danilo ha giocato un po’ al gatto col topo, come si suol dire, e Frances è proprio uno di quei giocatori che appena gli dai un vantaggio non se lo fanno ripetere due volte. Si spiega così il tiebreak nel secondo set, figlio di un paio di classici passaggi a vuoto “medvedeviani”. Di più, il re pigro di Russia non intende concedere.
Alcaraz-Medvedev: cosa dobbiamo aspettarci
Non sono testa di serie numero 1 e 2 del torneo solo per i classici scherzi di ranking ed entry list, ma nessuno sano di mente pensava che Ruud (3) e uno Tsitsipas (2) peraltro non al meglio fossero candidati migliori di Medvedev nella parte bassa del tabellone.
La testa di serie numero 5 ha una serie aperta di 19 (DICIANNOVE, sì) partite vinte consecutivamente. L’ultima sconfitta di Medvedev è stata quella inattesa contro Sebastian Korda agli ottavi dell’Australian Open, il 16 gennaio. Quindi un mese di riposo e poi un tour trionfale: Rotterdam (in finale contro Sinner), Doha, Dubai e ora Indian Wells. Sempre lamentandosi di qualcosa, in questo caso della superficie troppo lenta, a volte giocando sugli infortuni come nel durissimo match contro Zverev. Ma per 19 volte consecutive l’intervista dopo la stretta di mano è stata con lui.
L’unico precedente fra i due non può mai far testo, trattandosi di Wimbledon 2021. Troppo cresciuto da allora Alcaraz, e se state pensando che in fondo si tratta di poco più di un anno e mezzo fa, allora vuol dire che non avete ancora capito bene su chi abbiamo di fronte.
L’allievo di Ferrero è un predestinato come se ne sono visti pochissimi nella storia, ma oggi non sarà comunque semplice prevalere su uno dei talenti più atipici del tennis odierno. La copertura del campo del russo è straordinaria, sia per l’apertura alare che per la mobilità e l’intelligenza nell’attuarla. E probabilmente Medvedev aveva anche ragione a lamentarsi della lentezza del Plexipave, superficie adottata qui a Indian Wells che restituisce un rimbalzo alto e regolare, immaginando che fosse altamente probabile incontrare Alcaraz in finale. Sul sintetico, i movimenti corti e atipici di Medvedev sarebbero generalmente favoriti rispetto a quelli più ampi dello spagnolo, soprattutto sul dritto. Oggi, quelle piccole frazioni di secondo in più potrebbero fare tutta la differenza del mondo.
- Perché vincerà Alcaraz: perché ha una condizione crescente e clamorosa, la superficie è più adatta alle sue caratteristiche e sta servendo molto bene (66% di prime e 77,2% di punti con la prima, nel torneo)
- Perché vincerà Medvedev: perché oggi è ancora un ostacolo troppo duro per il suo avversario, la sua abilità in difesa può snervare lo spagnolo e se il dritto in lungolinea è in giornata sono dolori.