“Guardo indietro e vedo che i miei primi sette anni in confronto agli ultimi sette sono uno scherzo in termini di punti. Ho smesso di tirare perché gli allenatori mi hanno chiesto di farlo e l’ho fatto. A volte mi chiedo se questo è stato un errore…”. Sapete chi l’ha detta? Tutto corrisponde a Wilt Chamberlain, considerato da molti come il miglior giocatore in tutta la storia della pallacanestro. Uno da 100 punti in una gara, da oltre ventimila donne. E la roba bella è che nessuno sta davvero esagerando.
La storia
Chamberlain, nato nel 1936 e volato via nel 1999, è una leggenda per i seguaci del basket. Spiccava costantemente il suo contorno, i suoi 2 metri e 16. Gli rendevano facile qualsiasi giocata, qualsiasi tiro. Anche quando aveva davanti i migliori della sua epoca, c’era davvero poco da fare per frenarlo. Dominava con destrezza, tanto i rimbalzi quanto lo spazio per sparare il pallone dalle mani. Sembrava, soprattutto, farlo con una naturalezza che doleva ai suoi avversari. Ribaltava panchine, in pieno stile NBA.
Fino ad oggi, Wilt mantiene il record di unico giocatore che ha superato più di 4mila punti in una stagione – raggiunse 4029 lunghezze, insane -: qualcosa di estremamente particolare e unico, ché già arrivare vicino ai tremila è sintomo di un’annata pazzesca. E il suo record di 100 punti in un solo match – vigente e imbattibile, ne parleremo più avanti – è una mostra itinerante delle sue abilità.
Leggendo la sua biografia, il suo profilo, gli aggettivi sulla qualità del gioco di Chamberlain semplicemente si moltiplicano. La NBA, per esempio, lo descrive come “una forza impareggiabile del basketball, la più incredibile potenza offensiva che questo gioco abbia mai visto”. Sul sito ufficiale della Lega più ricca e competitiva del mondo, questo tipo di ‘complimenti’ non fanno altro che giustificare l’eredità del giocatore.
Le doti di Chamberlain
Sapeva mescolare la capacità di grande tiratore alle sue doti di rimbalzista. La tecnica spaziava su ogni angolo del gioco: andava dai tentativi inchiodati all’interno del cerchio, fino all’esasperante tecnica del salto all’indietro, lo stepback in direzione opposta. Ostacolava qualsiasi tentativo di difesa: gli andavano addosso, lui sapeva trovare istantaneamente il varco. Non solo: aveva un gran possesso di palla, un dominio completo. Assolutamente inusuale, poiché proprio dei giocatori di bassa statura.
Fu capace di chiudere con 55 rimbalzi in una sola partita e fino a oggi vanta il maggior numero di rimbalzi medi in una sola stagione NBA, 27 a gara. Pura potenza, puro controllo, soprattutto sotto canestro. Nel suo libro dei record, vien fuori che è stato nominato quattro volte MVP della NBA: nel 1960 e dal 1966 al 1968. Meglio di lui han fatto solo leggende del calibro di Kareem Abdul-Jabbar, fermo a sei, e Michael Jordan, cinque volte come Bill Russell.
Tra le altre cose, il suo modo di giocare fu così potente da obbligare il board a modificare alcune regole del basket. Tanto per fare un esempio: la larghezza del campo cambiò anche a ‘causa’ di Wilt. La sua grandezza faceva sembrare ridottissimo lo spazio dedicato al parquet.
La gara dei 100 punti
Tutti i record descritti in quest’articolo impallidiscono davanti a un altro registro che sembra umanamente impossibile, che però esiste e ha fatto inevitabilmente storia: Wilt Chamberlain raggiunse ben 100 punti in una partita, record che rimane ancora imbattuto. E l’unico mai avvicinatosi è finito a 19 lunghezze: fu Kobe Bryant, e di punti ne totalizzò 81.
Chamberlain segnò il suo record il 2 marzo del 1962 contro i New York Knicks, difendendo la casacca dei Warriors di Philadelphia. Quella memorabile partita terminò 169 a 147 per i Guerrieri. Notate bene: un dato rilevante è che in quell’epoca non esistevano tiri da tre punti. Peccato non ci sia un video, una registrazione: resistono alcuni audio grazie a una trasmissione radiofonica. Sono la vera testimonianza di un giorno che non è stato e mai sarà come gli altri.
Una vita particolare
Oltre ai Warriors di Philly, dove giocò tra il 1959 e il 1965, Chamberlain fece anche parte dei Philadelphia Sixers tra il 1965 e il 1968, anno in cui passò ai Los Angeles Lakers. Ah, e un’altra squadra del suo cuore è stata quella degli Harlem Globetrotters, il celebre quintetto acrobatico che ha rivoluzionato il mondo della pallacanestro. Con i Sixers fu campione NBA nel 1967 e nel 1972 trovò simile destino con i Lakers. In realtà, ecco, lo scarso numero di anelli ottenuti è uno dei trend topic degli appassionati: alcuni anche per questo faticano a metterlo tra i più grandi, nonostante le impressionanti statistiche.
La sua vita privata? Oh, quasi meglio delle acrobazie nel palazzetto. Solo per capirci: Wilt assicurava di aver avuto rapporti con oltre 20mila donne. Se ne andò il 12 ottobre del 1999, a soli 63 anni: un infarto, durante il sonno, lo colpì nella sua villa di Bel-Air, in California. Una vita pazzesca, chiusa con un sogno.