Nessun decennio come quello che ci riporta agli ’80 ci ricorda in quale modo avvenimenti, nomi, campioni, scandali e, soprattutto partite, hanno portato l’Italia sull’Olimpo del calcio mondiale.
Il Mondiale del 1982
Seppur tutto il movimento calcistico internazionale, cominciava ad annusare un forte vento di cambiamento fin dalla fine degli anni ’70, i Campionati del Mondo svoltisi in Spagna nel 1982 e vinti dagli azzurri grazie ad una squadra meravigliosa, portarono con sé una sferzata che mise la nostra nazione a capo del movimento calcistico europeo e mondiale.
A quella spedizione parteciparono i nostri giocatori più forti, ma cominciò con la clamorosa esclusione di Roberto Pruzzo a favore di Paolo Rossi, che era appena tornato nei campi di gioco dopo la squalifica di 2 anni per il calcio scommesse.
Rossi giocò solo tre partite prima della sua chiamata in nazionale, segnando peraltro un gol contro l’Udinese per poi festeggiare il 20º scudetto della Juve.
L’allora selezionatore della nazionale, che in quegli anni veniva chiamato Commissario Tecnico, Enzo Bearzot, sapeva bene che la scelta sarebbe stata impopolare e l’opinione pubblica non ci mise tanto a scagliarsi contro “Il Vecio”.
Pruzzo fu escluso nonostante la classifica cannonieri vinta con 15 gol e le altre scelte in attacco furono Altobelli, Graziani e Selvaggi, centravanti del Cagliari che in quell’anno segnò addirittura meno dell’idolo di casa, Gigi Piras.
Di quella squadra di innamorarono tutti gli italiani, forte, “cazzuta”, con un allenatore che aveva concesso solo a Dino Zoff, il capitano, di parlare alla stampa, quest’ultima colpevole, secondo il CT, di essere salita sul carro solo dopo le vittorie contro Argentina e Brasile.
Quel mondiale fu un vero e proprio spartiacque che fece capire a tutte le squadre, e soprattutto a tutti gli sponsor, che tipo di potenziale potesse significare investire nel pallone.
L’arrivo dei campioni stranieri
Con i soldi e gli investimenti, arrivarono i più grandi campioni da tutto il mondo, si permise l’acquisto del secondo straniero e già dalla stagione successiva a quella della vittoria del Mundial, scelsero la via dell’Italia nomi clamorosi.
Tra gli altri i due acquisti della Juventus, che parcheggiò Liam Brady alla Sampdoria per assicurarsi i servigi di Boniek e Platini.
La Roma scelse l’austriaco Prohaska, la Fiorentina, che voleva riprendersi subito dalla disfatta al fotofinish contro la Juve della stagione precedente, dirottò i propri sforzi sull’argentino Passarella, mentre l’Inter sposò la causa di Juary e Muller.
Diego Armando Maradona e gli altri
Ma il pezzo che state leggendo fa riferimento a tutto quel magico decennio e i nomi da ricordare sono davvero tantissimi.
Il 5 luglio del 1984 si presentò a Napoli per la sua presentazione ufficiale, quel ragazzo che poi divenne l’idolo incontrastato delle passioni partenopee, quel Diego Armando Maradona che regalò, non solo a Napoli, una scintillante emozione dietro l’altra.
Sono gli anni di Socrates, visto con alterne fortune a Firenze e di Zico, ammirato a Udine.
Dopo lo scudetto vinto nel 1983, la Roma provò con la carta Cerezo, potente centrocampista brasiliano, con un senso del gol fuori dal comune.
Lo stesso anno dell’arrivo di Maradona, il 1984, è probabilmente quello più ricco: Rummenigge all’Inter, Stromberg all’Atalanta, Hateley e Wilkins al Milan, Briegel ed Elkjaer all’incredibile Verona di Bagnoli.
Il campionato 1986/87 segna l’arrivo di Berlusconi nel campionato italiano, ma il promo anno della sua gestione rossonera si tinge invece di azzurro, grazie alle magie di Maradona.
Meglio andò l’anno successivo, quando un giovane Arrigo Sacchi e l’ingaggio della coppia olandese Van Basten e Gullit, permisero al Milan di conquistare lo scudetto numero 11 della sua storia.
Orribile l’esperienza italiana di Ian Rush, rispedito al mittente l’anno successivo, mentre di ben altro impatto furono gli arrivi di Matthaus e Brehme all’Inter nell’ultima annata degli anni 80, che diedero il loro fortissimo contributo per l’Inter dei record di Giovanni Trapattoni.
La serie A nella TV commerciale anni 80
Con l’entrata di Berlusconi, si moltiplicarono gli investimenti anche a favore del comparto televisivo.
L’informazione sportiva su Mediaset diventò uno dei punti focali dell’intera programmazione e cominciò a delinearsi un centro scontro sui diritti televisivi.
Da non dimenticare, però, che le trasmissioni cult dell’epoca presero piede proprio all’inizio degli Anni 80, momento in cui un indimenticabile Paolo Valenti, si presentava nel tardo pomeriggio di Rai Uno per le prime immagini della domenica calcistica.
Tra gli altri Cesare Castellotti, Franco Strippoli, Giampiero Galeazzi, Gianni Vasino, Giorgio Bubba, Marcello Giannini, Roberto Scardova e… TONINO CARINO DA ASCOLI.