Tra il 1993 e il 1995 Ruud Gullit ha vestito, alternandole, due gloriose maglie della nostra Serie A: Milan e Sampdoria. Al Milan, com’è noto, aveva giocato e vinto tutto quello che c’era da vincere dal 1987 al 1993, appunto.
Era il Milan di Berlusconi, di Sacchi e poi di Capello. Era un Milan fortissimo, a detta di molti la squadra più forte della storia – insieme forse solo al Barcellona di Pep Guardiola.
Nell’estate del 1993, il Milan si libera del fuoriclasse olandese. Sembra la fine di una storia d’amore che consegna Gullit nell’almanacco del club rossonero, ma non è così.
Solo un anno dopo Gullit tornerà al Milan.
Andata e ritorno, un viaggio splendidamente sintetizzato da quel genio di Vujadin Boskov: «GULLIT È COME CERVO RITORNATO IN FORESTA.» Appena qualche mese prima l’allenatore della Sampdoria aveva sentenziato: «Gullit è come cervo che esce di foresta.»
L’ultimo grande colpo di Paolo Mantovani
31 ottobre 1993. Ruud Gullit affronta la squadra che (lo) ha reso grande, il Milan allenato da Fabio Capello.
Quel Milan, pur dovendosela vedere con avversarie davvero agguerrite per il titolo, rimane la squadra da battere. Al Marassi il clima è magico. C’è grande attesa per Gullit, che ha già segnato cinque reti in campionato, ma senza mai timbrare il cartellino davanti ai suoi tifosi.
Fresco è il ricordo del titolo della stagione 1990/91, e ancor di più quello del presidentissimo Paolo Mantovani, scomparso appena qualche giorno prima della partitissima.
Ma come fu all’epoca per i gemelli del Gol Vialli e Mancini, la società blucerchiata e la piazza genovese vedono nell’acquisto di Ruud Gullit, ufficializzato in via XX settembre il 14 luglio del ’93, la grande occasione per ripetere un miracolo apparentemente irripetibile.
Il prezzo complessivo dell’operazione è roba da paperon de’ paperoni. Per prenderlo al Milan, col quale Mantovani era in contatto già da un po’ – col giocatore aveva parlato il 23 dicembre del ‘92 al termine di un Samp-Milan vinto dai rossoneri –, il patron blucerchiato dovette sborsare un miliardo, tre in meno rispetto al suo valore di cartellino. Il campione olandese firmò un contratto da 2 miliardi e 200 milioni di lire: operazione congiunta tra Mantovani e lo sponsor, che forniva al giocatore le scarpe da tennis.
Grazie a quella spesa sontuosa, d’altri tempi, la Sampdoria vivrà forse l’ultima grande stagione della sua storia – prima dell’ottenimento del preliminare Champions nel 2010 sotto i colpi della coppia Cassano-Pazzini.
La Samp di Eriksson arriverà terza in campionato. Soprattutto, vincerà la Coppa Italia contro l’Ancona. Decisivo, nel corso della competizione, fu proprio Ruud Gullit.
Nei quarti di finale contro l’Inter, a San Siro, sigla l’1-1 all’89’ dopo il successo per 1-0 dell’andata. Al Tardini di Parma, nel ritorno della semifinale, timbra il cartellino per la rete che vale alla Sampdoria la finale, poi vinta.
Gullit contro il suo passato
I tifosi blucerchiati, comunque, ricordano in particolare una partita: quella contro il Milan del 31 ottobre 1993.
Il presidente Mantovani, colui che fece grande la Sampdoria, era come detto scomparso da 17 giorni. Gullit affrontava il suo passato ma solo la narrazione mediatica puntava sulla sua emozione, sul suo possibile nervosismo. Il Milan va sul 2-0 in scioltezza, grazie alle reti di Albertini e Laudrup, su due grandi giocate di Donadoni. Sembra una partita segnata.
Gullit prova a guidare i suoi alla riscossa, ma riceve solo calci e spinte dagli avversari: è un cervo ferito. Eppure si rialza sempre, senza mai protestare, senza mai cedere alle provocazioni dei suoi ex compagni.
Negli spogliatoi, Eriksson punge l’orgoglio dei suoi ragazzi: ‘guardate che la colpa non è mica dell’acqua, state giocando come ragazzini’. In 20’, la Sampdoria la ribalta nel segno del Tulipano Nero. Assist di Gullit, testata di Katanec, 1-2.
Fallo di Costacurta su Mancini, tiro dal dischetto del Mancio, 2-2. Recupero palla dei Blucerchiati, viziato forse da un fallo di mano, e destro violentissimo di Gullit che non lascia scampo al portiere avversario: 3-2.
Come cervo che esce di foresta, dirà dai salotti televisivi Vujadin Boskov.
Gullit tornerà al Milan l’estate dopo.
I rossoneri detenevano ancora il cartellino del fuoriclasse olandese, che commenterà anni dopo quella scelta giudicandola «sbagliata.
Un anno scialbo, con pochi lampi e molti mugugni. A 32 anni, Gullit aveva perso la voglia di giocare a calcio. Emigrerà in Inghilterra alla corte del Chelsea non prima di un ulteriore tappa sampdoriana.
Per due anni giocherà insieme a Gianluca Vialli, leggenda della Juventus e proprio della Sampdoria. Fino al 1998, quando lascerà il calcio e creerà un vuoto difficile da colmare.