Dici Borussia Mönchengladbach e i tifosi interisti pensano subito alla partita della lattina. Anche quelli più giovani.
Pensano anche a Peppino Prisco, vicepresidente della squadra nerazzurra dal 1963 al 2001, anno della sua morte, come un tifoso appassionato e arguto, capace di deliziare la platea con battute graffianti e incisive e protagonista di innumerevoli salotti televisivi di fine anni ‘90 nelle vesti di opinionista sportivo.
Ma oltre a questo, Giuseppe Prisco è stato un fine avvocato, e nell’ottobre 1971 questa sua abilità professionale si rivelò importantissima anche in ambito calcistico: fu la sua arringa presso il tribunale sportivo di Ginevra a chiudere in favore dell’Inter la disputa nata tra i nerazzurri e il Borussia Mönchengladbach, in seguito a quella che è passata alla storia come la partita della lattina, stabilendo un precedente che è ancora alla base della normativa UEFA.
La sfida tra i campioni dell’Inter ed i giovani emergenti del Borussia Mönchengladbach
Nel 1971 l’Inter partecipa alla Coppa dei Campioni dopo 4 anni ed un’esaltante rimonta in campionato contro il Milan, avvenuta dopo l’avvicendamento in panchina tra Heriberto Herrera e Giovanni Invernizzi. La rosa nerazzurra è imbottita di campioni affermati, tra i reduci della Grande Inter di Helenio Herrera come Mario Corso, Jair, Sandro Mazzola, Tarcisio Burgnich e Giacinto Facchetti, e altri grandi nomi come Lele Oriali e Roberto “Bonimba” Boninsegna.
Negli ottavi di finale l’avversario designato è il Borussia Mönchengladbach, squadra che da un paio d’anni domina la Bundesliga ma che presenta una rosa giovane e poco nota sui palcoscenici europei, composta da giocatori che negli anni successivi avrebbero dato prova di sé anche con la maglia della nazionale teutonica: Gunter Netzer, Jupp Heynckes, Berti Vogts, per dirne tre.
L’Inter arrivò in Germania per disputare la partita di andata il 20 ottobre, conoscendo ben poco dell’avversario, e l’atmosfera tranquilla e provinciale di Mönchengladbach, con il suo stadio piccolo e dalle tribune in legno, indussero nei giocatori un malcelato senso di superiorità.
L’atteggiamento in campo dei nerazzurri fu di sufficienza, e dopo soli 7 minuti Heynckes portò in vantaggio i padroni di casa. Boninsegna pareggiò al 19°, ma i tedeschi tornarono in vantaggio immediatamente al 21° grazie al gol di testa del danese Le Fevre.
Il lancio della lattina che cambiò la partita
Poco prima della mezz’ora si verifica l’incidente che risulterà decisivo: Boninsegna si appresta a battere una rimessa laterale, ma improvvisamente si accascia a terra colpito da un oggetto proveniente dagli spalti, per la precisione una lattina di Coca-Cola.
In campo scoppiano subito le polemiche: i calciatori nerazzurri assediano l’arbitro olandese Jef Dorpmans chiedendo la sospensione della partita, i tedeschi accusano gli italiani di teatralità, mentre Bonimba viene portato fuori dal campo in barella.
Non esistono riprese televisive, e le ricostruzioni degli eventi si basano solo sulle voci dei protagonisti e dei testimoni presenti allo stadio. Nella confusione, pare che i tedeschi ne approfittino per far scomparire la lattina che avrebbe colpito l’attaccante italiano e Sandro Mazzola, accortosi della cosa, si sia rivolto a dei tifosi italiani che stavano consumando la stessa bevanda sugli spalti, facendosi consegnare la loro lattina e portandola come prova all’arbitro in luogo di quella originale.
Una volta che l’incontro riprende, l’Inter è convinta di vedersi assegnata la partita a tavolino, mentre i tedeschi sono ancora più agguerriti e vanno segno altre tre volte prima dell’intervallo, ancora con Le Fevre e Heynckes, oltre che con una punizione di Netzer.
Nella ripresa, quando un giovane Ivano Bordon sostituisce il portiere titolare Lido Vieri, Netzer segna un secondo gol e nel finale, quando Dorpmans assegna un rigore ai tedeschi, Mario Corso perde le staffe e usa il suo sinistro fatato per prendere a calci nel sedere l’arbitro. Dopo l’immancabile parapiglia, Corso viene espulso (riceverà una squalifica di 6 giornate) e Sieloff trasforma il rigore che fissa il risultato sul 7-1.
La partita si sposta in tribunale
La vera partita, in realtà, si andrà a giocare in tribunale. Prisco si rende conto che il regolamento della UEFA, a differenza di quello italiano, non prevede modifiche di punteggio in caso di incidenti come quello occorso a Boninsegna, ma al massimo squalifiche del campo e sanzioni pecuniarie.
Il vicepresidente dell’Inter presenta quindi reclamo, e dopo una settimana di accesi dibattiti, il 29 ottobre ottiene dal tribunale di Ginevra la ripetizione dell’incontro sul campo di Berlino, oltre ad una multa di 1.5 milioni di franchi svizzeri a danno del ‘Gladbach.
Viene confermata la squalifica a Mario Corso, ma le polemiche che nascono in Germania, aizzate da una stampa che calca pesantemente la mano sulla vicenda, sono enormi, e diedero luogo a numerosi episodi di intolleranza verso svizzeri e italiani, tanto che le autorità dovettero istituire misure di sicurezza per evitare incidenti.
Decisiva per la decisione del tribunale fu la testimonianza del giornalista italiano Alfeo Biagi, che dichiarò che la lattina passò sopra la sua testa ed era chiaramente piena, portando le macchie presenti sul suo cappotto come elemento a conferma del fatto.
La ripetizione e la vittoria dell’Inter sul campo
Quella che doveva essere la partita di ritorno di San Siro del 3 novembre, quindi, diventa di fatto l’andata, e l’Inter, scesa in campo con spirito ben diverso, regola i tedeschi per 4-2, grazie ai gol di Bellugi, Boninsegna, Jair e Ghio, mentre per i tedeschi andarono a segno Le Fevre e Wittkamp.
Sul campo di Berlino, il 1° dicembre, si tenne la ripetizione della partita, e l’Inter riuscì a strappare un decisivo 0-0 grazie alla fenomenale prestazione del giovane Bordon, che chiuse la porta nerazzurra a tutti i tentativi tedeschi arrivando anche a parare un rigore a Sieloff.
La corsa di quell’Inter continuò poi eliminando lo Standard Liegi e il Celtic, fino alla finale di Rotterdam dove furono sconfitti dall’Ajax di Johann Cruijff, autore della doppietta che decise la vittoria.