La figura di Marco Pantani è stata qualcosa che va al di là della semplice passione per il ciclismo. Quella bandana è diventata una vera e propria icona. E più delle controverse vicende sulla fine del grande campione romagnolo, vogliamo invece concentrarci sulle sue imprese.
Una in particolare, quella che ha scritto per sempre il suo nome nella storia di questo sport, al pari di Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain. Gli unici e i soli ad aver conquistato l’accoppiata di Giro d’Italia e Tour de Force nello stesso anno. Era il 1998, e quell’estate su due ruote fu, per tutti, indimenticabile.
Il Giro d’Italia del 1998
L’estate d’oro del “pirata” romagnolo cominciò il 16 Maggio a Nizza, il giorno della partenza dell’ottantunesimo Giro d’Italia.
L’inizio è di contenimento, con lo Svizzero Alex Zulle che prende subito la maglia rosa nella cronometro e grazie a un percorso abbastanza favorevole in piano, la terrà sulle spalle complessivamente per dodici tappe (anche se non in maniera continuativa).
A fine Maggio però Pantani piazza la sua prima zampata vincendo la tappa di Piancavallo (senza prendere però molto margine di tempo). Stava comunque tenendo bene anche nei percorsi non favorevoli, ma in salita era veramente devastante.
Lo dimostrò ampiamente alla tappa diciassette, con arrivo in Val Gardena, quando in fuga con Giuseppe Guerini lasciò tutti a oltre due minuti di distacco prendendosi per la prima volta in stagione la sua maglia rosa.
Alle sue spalle però l’avversario più temibile, Pavel Tonkov, primo e secondo classificato negli ultimi due anni. La battaglia tra i due è durissima, così come le salite che li vedono costantemente protagonisti. Anche il giorno dopo, sull’Alpe di Pampeago, quando arrivano insieme in volata a maglie invertite però. Sono 27 i secondi di vantaggio del pirata.
La diciannovesima tappa è quella decisiva, l’ultima vera scalata impegnativa del giro. Ci si gioca tutto. Sotto un sole caldo che scalda l’aria fino a trenta gradi nonostante l’altitudine, Pantani e Tonkov decidono di giocarsela all’attacco.
Marco scatta in continuazione, perchè sa che la cronometro del penultimo giorno potrebbe essere a vantaggio del rivale. E allora spinge a più non posso, staccando tutti tranne il russo, che rimane incollato alla sua ruota posteriore.
A tre chilometri dall’arrivo su 243 tirati all’inverosimile, Tonkov finalmente cede. I secondi aumentano fino all’arrivo a Plan di Montecampione dove saranno 57 (portando il distacco a un rassicurante 1 minuto e 28). E’ l’apoteosi.
Le tre tappe finali sono un pro forma, e persino nella cronometro che doveva essere a svantaggio del pirata, lo vede chiudere addirittura al terzo posto di tappa. La Maglia Rosa, la prima e unica della sua carriera, è sua.
Il Tour de France
Un mese dopo si ricomincia, con tutta Italia ormai ipnotizzata dalle gesta di Pantani, a seguirlo con il fiato in gola dai televisori mentre continua a macinare chilometri in salita.
L’iter è più o meno quello del Giro, con i velocisti e i passisti a prendersi la scena nella prima metà del Tour, e Pantani a contenere per piazzare poi le zampate nella decisa e undicesima tappa (secondo e primo rispettivamente). Ullrich, il favorito della vigilia, è ancora al comando ma il pirata comincia a recuperare minuti preziosi in classifica (che restano ancora più di tre in quel momento).
Poi, il 27 luglio, quella che forse è una delle tappe più memorabili del ciclismo moderno. Da Grenoble a Les Deux Alpes, per 189 chilometri di salite da affrontare sotto la pioggia battente e al freddo. Pantani si scatena sulla salita del Galibier e lascia tutti staccati di almeno tre minuti. Ma non si ferma lì, continua a spingere come un dannato e al traguardo il suo rivale Ullrich arriva con ben nove minuti di ritardo.
La maglia gialla è sua ora, e lo resterà fino alla fine nonostante i tentivi del tedesco di rimontare che portarono però solo a limare di un minuto o due in classifica.
L’impresa è compiuta, Pantani vince il Tour de France trentatre anni dopo lo storico successo di Gimondi. E sopratutto è l’ultimo ciclista a essere riuscito nell’accoppiata dei due giri più importanti del circuito.
Quello che accadde negli anni successivi putroppo è storia. Ma come detto questa estate magica, nessuno potrà mai cancellarla.
Il cielo è ancora rosa in romagna.