Come incastrare una storia secolare in una classifica di frasi? Come fare a racchiudere l’Avvocato in un cumulo di momenti, stati d’animo, pensieri e soprattutto opinioni?
Riflettendoci: forse non c’è modo migliore, perché probabilmente non c’è storia più importante di quelle che lui stesso ha raccontato.
Tra i tanti amori, l’unico a cui è stato davvero fedele per sempre Gianni Agnelli è stato quello per la Juventus. La sua Juventus. Non solo Famiglia, ma visione, affari, passione resa perfettamente business
E non sempre da Presidente, poi. Nonostante sia stato vicino per tutta la vita ai colori bianconeri, l’Avvocato fu numero uno del club dal 1947 al 1954: la sua attività ebbe un impatto molto simile a quello di papà Edoardo, una ventina d’anni prima a capo della Juve.
Sotto la sua presidenza, arrivarono i primi due campionati e soprattutto una bandiera come Boniperti. Fu lui, inoltre, a trasformare il club in azienda indipendente con capitale privato a responsabilità limitata.
Nei suoi racconti, la Juventus è sempre stata parte fondamentale. Pezzo integrante della sua vita e di tutti coloro che circondavano il suo quotidiano.
Ecco perché ne ha parlato sempre, a stampa e amici, ai giocatori (celebri le telefonate al mattino presto ai fuoriclasse che tanto ha amato) e agli allenatori. Qui, 10 frasi – le più belle – che danno la dimensione dell’emblema Gianni Agnelli.
#1 Essere i migliori
E’ tutto Agnelli. Lo stile, l’eleganza. Mai cadendo in nessuna polemica strutturata dalla stampa o dai rivali: non che le evitasse, ma era molto bravo a sfiorarle, a evitarle all’ultimo senza una gestione da bar sport.
In questo è sempre stato unico, in questo sempre lo sarà.
#2 Con “le Roi” Platini
Il rapporto con i calciatori, sempre diverso eppur seguendo gli stessi canoni: quelli del fascino. Gianni Agnelli era solito infatuarsi dei talenti puri, dei numeri dieci.
Ha amato tantissimo Platini, ma il suo colpo più grande – anche per la dirigenza – è rimasto Boniperti. Del Piero il suo Pinturicchio, celebri le telefonate a Vialli alle 6 del mattino (così come al Trap prima e a Lippi poi).
#3 Acuta ironia
30 ottobre del 1997, oltre vent’anni fa. Enzo Biagi intervista Gianni Agnelli: concludendo la chiacchierata, l’assist su Buscetta – noto pentito di mafia – è ghiottissimo e il giornalista non se lo lascia scappare. Applausi a scena aperta per l’Avvocato negli studi Rai.
#4 Il calcio e l’arte
Prima della finale di Champions League 1995-1996 tra la Juventus e l’Ajax, l’Avvocato rispose così alla domanda dell’inviato Rai. Torino, il Piemonte, le origini della squadra sono sempre state forti nel carattere bianconero, nonostante la naturale internazionalizzazione del brand. La Juve è sempre stata tosta, proprio come un piemontese.
#5 Il celebre Foie Gras
Con Platini, il rapporto forse più sentito, più vivo e ardente, alimentato dal costante paragone con Maradona. L’Avvocato non ha mai avuto dubbi su chi fosse più forte: “Diego più funambolico, Michel più elegante“.
All’addio dell’Avvocato, Platini era distrutto: “Se ne va un grande uomo con cui ho avuto un rapporto indimenticabile. La notizia della sua morte mi riempie di una tristezza che diventerà malinconia”.
#6 La passione per i campioni…
Genio e sregolatezza: quella dei “soldatini” alla Juventus è una regola non scritta, ma ai tempi pure una leggenda.
Agnelli amava particolarmente i calciatori dotati di forte spirito e grande personalità (esempio su tutti quello di Omar Sivori): erano il sale di una squadra che sapeva appoggiarsi sulla professionalità dei senatori, ma che aveva sempre bisogno di estro e fantasia. Di uscire fuori dal classico seminato.
#7 …e per le donne
Una citazione che oltre alla Juve racchiude anche la passione per le belle donne.
Ma tornando alle questioni di campo, anche il rapporto con il mister toscano è stato bello e profondo. Ad Agnelli, Lippi piaceva perché diretto e sfrontato, soprattutto per l’alchimia creata con un gruppo seguito dall’inizio alla fine dall’Avvocato. Diceva, di Lippi, della capacità nel gestire gli uomini. Chiedeva costantemente della preparazione fisica. Lo affascinava la tendenza alla vittoria, a prescindere dal resto.
#8 Il binomio con Boniperti
Boniperti è stato L’uomo di Gianni Agnelli, e badate bene all’antonomasia. “La Juve gli deve gratitudine”, disse alla fine del primo mandato dell’ex attaccante, non senza emozione. Insieme, con Boniperti prima da giocatore e poi da dirigente designato, hanno reso la Juventus enorme. “Giraudo e Galliani li giudico molto professionisti. Boniperti, viceversa, era a modo suo un romantico. Un romantico prepotente, ecco”.
#9 Il rapporto con le Finali
Anche questa, una frase che spesso gli juventini tirano fuori dal cassetto, e per motivi oggettivi. Difficile ripescare la data in cui questa perla dell’Avvocato venne fuori, ma la sua grandezza sta nell’attualità che conservano le sue parole.
#10 Lo stile, anche nella sconfitta
A proposito di finali perse: questa arrivò il giorno dopo la finale di Coppa dei Campioni del 1983, persa dai bianconeri contro l’Amburgo. Il gol di Magath, pazzesco, consolò l’esteta Agnelli. Ma quella rimase per sempre una cicatrice da tifoso sfrenato.
#11 L’amore di una vita intera
Giovane, giovanissimo, e subito dopo l’orrore della Guerra presidente dell’amore di una vita. Queste, le prime parole nel giorno del suo ‘insediamento’. Oggi sarebbe certamente felice del cambio di logo: è stato fatto anche in suo onore. Anche se teneva particolarmente al toro nello stemma…