Inghilterra e Argentina. Due popoli e due culture agli antipodi. Ma uniti da una passione viscerale per il gioco del calcio. Ecco fermiamoci qui, perché difficilmente troveremo altri punti di comune accordo fra le due nazioni. Inghilterra e Argentina: da nemici nella guerra delle Malvinas a rivali in campo, dopo lo storico quarto di finale a Mexico ’86. La mano de Dios, la cavalcata di Diego, le polemiche, i veleni, la rivincita e molto altro ancora.
Ma se il calcio è un qualcosa che solitamente resta in quel meraviglioso rettangolo di gioco, lo scontro bellico fra le due nazioni ancora oggi, a distanza di 38 anni lascia il segno. Soprattutto divide e aumenta l’odio fra le due parti. Vinse l’Inghilterra, anche parlare di vincitori e sconfitti davanti ad una guerra resta pur sempre difficile. Ecco perché 4 anni dopo a Città del Messico, la sfida Mondiale non potrà essere considerata una semplice gara di calcio. Ma un qualcosa che esula dall’agonismo stesso.
La guerra dell’isole Falkland
La guerra delle Isole Falkland (isole Malvinas in spagnolo, ndr), è stato un conflitto bellico che ha visto contrapposti gli eserciti argentini ed inglesi tra il 2 aprile e il 14 giugno del 1982. Da una parte la giunta militare che governava l’Argentina e Il governo, guidato dal generale Leopoldo Galtieri. Quest’ultimo decise di giocare la carta del sentimento nazionalistico lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce per reclamare le Falkland, su cui l’Argentina rivendicava la sovranità. Fu una sorta di jolly da giocare, per distogliere l’attenzione del popolo dalla gravissima crisi economica.
Dall’altra parte, sebbene colto di sorpresa dall’attacco, il Regno Unito organizzò una task force navale per respingere le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi. A guidare il tutto, la prima donna a capo del governo inglese: Margaret Thatcher. La Lady di ferro non perse tempo e lanciò la contro offensiva su quelle isole che erano sotto il controllo britannico. Dopo pesanti combattimenti, quest’ultimi prevalsero e le isole tornarono sotto il controllo del Regno Unito.
Ma il prezzo da pagare in fatto di vite umane fu davvero alto, sia dall’una e sia dall’altra parte. Ben 649 morti fra gli argentini, 255 nell’esercito inglese e altri 3 morti accertati fra i civili che abitavano sulle isole. Un tributo di sangue, dal quale l’esercito britannico uscì vincente, così come l’immagine della Lady che decollò al massimo dei gradimenti fra le fila del popolo inglese. Per l’Argentina e la sua economia fu la pietra tombale. Ma divenne anche la discesa agli inferi della dittatura militare che da tantissimi anni dispensava morte, orrore e violenza nel paese.
Diego e il riscatto della nazione
Come abbiamo detto più volte, il calcio non solo è un mezzo di riscatto per alcuni, ma è la più grande metafora di vita che si possa trovare nel mondo dello sport. 4 anni dopo quella guerra, il destino mise nuovamente davanti Argentina e Inghilterra: quarto di finale nella Coppa del Mondo 1986. L’albiceleste guidata in campo da Diego Maradona è la favorita principale assieme alla Germania, con l’Inghilterra staccata di una sola incollatura da entrambe.
Chiaro che quel 22 giugno 1986 la partita non poteva essere considerata come le altre. Da una parte una nazionale spinta da un intero paese, che fra sofferenze e povertà, vedeva il match come rivincita e dall’altra i “Maestri” del calcio a caccia del bis mondiale, 20 anni dopo quello casalingo. Insomma di motivazioni se ne potrebbero trovare a milioni da entrambe le parti. E che non fosse un match come gli altri lo si capisce con le autentiche randellate che volano nella prima parte. Marcature speciali per Maradona e Lineker, i due gioielli delle rispettive squadre.
La partita si stappa nella ripresa e che qualcosa potesse cambiare, lo si evince già al ritorno in campo grazie alle parole postume di Jorge Luis Burruchaga attaccante di quell’Argentina:
“Terminato l’intervallo, Diego ci stava guidando verso il terreno da gioco. Una volta sbucato dal tunnel, Maradona diede la schiena a segno di sfida agli inglesi e mentre ci guardava in faccia urlava di tutto per caricarci: ricordate cosa hanno fatto al nostro popolo. Ricordate le umiliazioni che ancora oggi paghiamo per colpa loro. Adesso andiamo in campo e vinciamo per noi, per il nostro popolo, per l’Argentina. Gli inglesi erano già schierati nella loro metà campo e vedendo in quel modo Maradona, sembrava avessero visto il Diavolo in persona. Impossibile dimenticare i loro volti. Ancora prima delle reti, la partita la vincemmo così. Grazie a Diego Maradona, il nostro condottiero“
Jorge Luis Burruchaga
La mano e il tango
Argentina – Inghilterra nella ripresa è un concentrato di emozioni uniche. Maradona segna con la mano beffando Shilton e un popolo intero. E’ stata la Mano di Dio, dirà in seguito il “Pibe”. Ma dopo quel gol irregolare, il numero 10 è come se fosse morto per i tifosi inglesi. Mai mancare di fair play nei loro confronti, o sarai condannato all’eterna indifferenza. Il raddoppio dell’Argentina è semplicemente poesia in movimento. Diego danza il più struggente ed esaltante tango argentino con tutta la nazionale inglese. 60 metri di passione, genialità e voglia di dimostrare, come lui sia in grado di segnare di mano, ma allo stesso tempo di firmare gol leggendari.
E quel gol nella leggenda ci entra di forza. Tutti in piedi all’Azteca, tutti in piedi a casa davanti ai televisori. Il radiocronista della radio nazionale argentina, Víctor Hugo Morales (nato in Uruguay, ma argentino fino al midollo), urlerà tre frasi che restano nella storia, condite da un pianto liberatorio. “Barrilete Cosimico“, ovvero aquilone cosmico per descrivere la folle corsa di Diego in mezzo agli inglesi. “Para que el país sea un puño apretado, gritando por Argentina”, che significa il paese è come un pugno chiuso che grida per la nazionale Argentina. E infine quel ” Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2 – Inglaterra 0″ a cui non servono traduzioni.
Quel precedente del 1979
Nel 1986 Diego Maradona segnerà la più bella rete del secolo scorso, ma in realtà quel gol lo aveva già sfiorato sette anni prima e sempre contro gli inglesi. Siamo nel 1979 e si gioca l’amichevole di lusso fra l’Inghilterra e i campioni del mondo in carica: l’Argentina. Teatro del match, quello che Maradona definisce la “Cattedrale del Calcio”, vale a dire il maestoso Wembley. Il “Pibe de Oro” è alle sue prime partite con la nazionale maggiore e decide di salire alla ribalta a metà del secondo tempo.
Questa volta parte dalla tre quarti inglese e dopo aver saltato come birilli tre-quattro avversari, tenta di anticipare l’uscita di Clemence con un pazzesco colpo di mezzo collo sinistro. Clemence fulminato, ma la palla fa la barba al palo ed esce di un soffio. Un quasi gol di “Carosiana” memoria. Tornato in Patria dopo quella partita, la prima persona che vede giunto a casa è il fratello minore, il quale lo cazzia senza mezze misure:
“Hai sbagliato a calciare. Avevi tempo e spazio per saltare il portiere. Sarebbe venuto giù lo stadio per una prodezza del genere“. Diego fa spallucce e in cuor suo crede di aver fatto il massimo in quell’azione. Le parole del fratello però torneranno ad occupare la sua mente, un istante dopo aver segnato il 2-0 agli inglesi, mentre corre verso la bandierina inseguito dai compagni.
“Una volta saltato Shilton e insaccato il pallone, ho iniziato a correre. Nella mia testa rimbombavano solo due cose: la rivincita del mio paese per quella guerra persa alle Malvinas e le parole di mio fratello di sette anni prima. Aveva ragione lui. Tempo e spazio per saltare il portiere e segnare il gol più bello di sempre“.
Diego Armando Maradona
Le rivincite del 1998 e del 2002
Per assistere ad una nuova sfida fra Argentina e Inghilterra bisogna aspettare 12 anni. A Francia ’98, il match di cartello degli ottavi di finale è proprio questo. Una sfilza di campioni da ambo le parti. Parte bene l’Albiceleste con il vantaggio di Batistuta, prima di subire l’uno due micidiale inglese. Shearer fa 1-1 e poi il mondo conosce Michael Owen con una prodezza che vale il sorpasso. Tutto vanificato dall’espulsione sciocca di David Beckham per un fallo di reazione su Simeone. Zanetti fa 2-2 e dopo i supplementari in parità, sarà l’Argentina ad esultare dagli 11 metri nella lotteria dei rigori.
Per quell’espulsione lo “Spice Boy” sarà aspramente criticato in UK e il giornale “The Daily Mirror” titolerà il giorno seguente: ” 10 Heroic Lions. One Stupid Boy”. Rispetto a 12 prima però, la formazione Sud Americana non arriverà a mettere le mani sul titolo. Nei quarti di finale, una prodezza di Dennis Bergkamp al 90′ condannerà l’Argentina all’eliminazione. In qualche modo l’asso dell’Arsenal rende giustizia ai tifosi inglesi.
La vera rivincita, per l’Inghilterra e per Beckham in particolare, arriva nel mondiale del 2002. In Corea-Giappone le due formazioni si trovano opposte alla seconda giornata del girone eliminatorio e sarà proprio il giocatore del Manchester United a fissare il match sull’1-0 con una rete dal dischetto ad un passo dall’intervallo. L’Inghilterra avanzerà, mentre per l’Argentina arriverà nel turno successivo l’eliminazione alla fase a gironi. Ecco perché Argentina – Inghilterra trasuda rivalità e poesia. Ecco perché non sarà mai come le altre partite.