Il centrocampo è il reparto più complesso in una squadra di calcio: se difesa e attacco hanno compiti sempre ben definiti e ruoli tutto sommato codificati, a centrocampo un allenatore deve sempre trovare un’alchimia e un equilibrio tra i suoi interpreti che possa garantire fisicità e qualità.
In particolare nelle competizioni brevi come quelle delle Nazionali, un centrocampo che “giri” è spesso la chiave per il successo. Delle due squadre finaliste degli ultimi Mondiali, Francia e Croazia ci sono rimaste impresse le prestazioni di Pogba e Modric (insignito anche del Pallone d’Oro in quell’anno), ma per entrambi è stata fondamentale la sintonia con i compagni di reparto meno appariscenti, Kanté e Matuidi da un lato, Rakitic e Brozovic dall’altro.
Per questo è fondamentale avere a disposizione, per ogni Nazionale, dei centrocampisti in grado di ricoprire più ruoli, che possano essere all’occorrenza fonte di gioco e frangiflutti nel mezzo. Tra i giovani azzurri c’è un giocatore che non cattura l’occhio per qualità o personalità, ma che a conti fatti nelle ultime stagioni si è rivelato un ottimo interprete del ruolo di centrocampista, sia come regista davanti alla difesa oppure come mezz’ala di contenimento: Rolando Mandragora.
Rolando Mandragora, da Scampia alla Juventus
Rolando Mandragora nasce a Napoli il 27 giugno 1997 e cresce nel quartiere di Scampia.
Inizia a giocare nella scuola calcio Mariano Keller, ma negli anni viene bocciato a ben 17 provini con varie squadre fino a quando, a 14 anni, riesce a convincere gli scout del Genoa che lo portano in Liguria e lo inseriscono nelle giovanili rossoblù. Qui Rolando si mette in mostra arrivando, a soli 17 anni, ad essere aggregato alla prima squadra.
Il 29 ottobre 2014 Gian Piero Gasperini lo schiera, a sorpresa, titolare contro la Juventus, nella partita che il Grifone vince per 1-0.
Conclude la stagione 14/15 con 5 presenze in Serie A, e nella stagione successiva i dirigenti lo reputano pronto per un’esperienza in Serie B. Viene ceduto in prestito al Pescara, e dopo aver esordito nella nazionale Under 21 a soli 18 anni, disputa una stagione da titolare in mezzo al campo ma giocando anche da difensore centrale all’occorrenza, almeno fino al 30 aprile 2015, quando la frattura del quinto metatarso del piede sinistro lo costringe a chiudere anzitempo la stagione che per il Delfino significa la promozione in Serie A.
Le sue 26 presenze, condite da 2 assist, sono comunque talmente buone che spingono la Juventus a rilevare il suo cartellino dal Genoa già a gennaio, per una cifra che arriva a circa 9 milioni di euro, lasciandolo a Pescara fino a fine stagione.
Nell’estate 2016 si aggrega così alla squadra bianconera, ma subito, in agosto, si rende necessario un nuovo intervento chirurgico al piede, che lo costringe a stare lontano dal campo fino a gennaio.
Il ritorno in campo lo effettua con la maglia azzurra dell’Under 21, per poi esordire con la maglia bianconera negli ultimi 4 minuti della sfida contro il “suo” Genoa, vinta per 4-0 il 23 aprile 2017.
A maggio parte quindi con la Nazionale Under 20 per la Corea del Sud, dove gioca, da capitano, il Mondiale di categoria, festeggiano il piazzamento in 3ª posizione.
La salvezza di Crotone, l’esordio in Nazionale e la crescita a Udine
Al ritorno in Italia, la Juventus decide di mandarlo a giocare in prestito, e la piazza scelta è il neopromosso Crotone. In una stagione che gli Squali chiudono con un’epica rimonta che vale la salvezza conquistata all’ultima giornata, Mandragora si afferma in serie A, chiudendo il campionato con 36 presenze, 2 gol e 1 assist, ma soprattutto una crescita caratteriale e tattica che gli valgono le prime convocazioni nella Nazionale di Mancini, con cui esordisce il 1° giugno 2018, da titolare a soli 20 anni nell’amichevole persa per 3-1 contro la Francia campione del mondo.
Dopo l’ottima stagione con il Crotone, la Juventus decide di monetizzare il suo valore e lo cede all’Udinese per 20 milioni, mantenendo un diritto di riacquisto per i successivi due anni.
La prima stagione a Udine non è semplicissima: sulla panchina friulana si alternano 3 tecnici, dallo spagnolo Velázquez a Nicola, che già l’aveva avuto a Crotone, fino a Igor Tudor. I friulani si salvano con qualche patema, ma tra le poche note liete della stagione c’è proprio il rendimento di Rolando, che chiude l’anno con 35 presenze e 3 gol.
Nell’estate 2019 è capitano dell’Under 21 che affronta l’Europeo di categoria in casa, ma l’Italia esce ai gironi, nonostante le vittorie contro Spagna e Belgio, a causa di una deludente sconfitta contro la Polonia. Alla ripresa della stagione con l’Udinese, Rolando si presenta carico, mettendo a segno una doppietta all’esordio stagionale in Coppa Italia contro il Sud Tirol.
Ma la Coppa Italia sarà l’unica competizione in cui avrà fortuna, andando a segno anche contro il Bologna, mentre in campionato conquista il poco invidiabile primato di giocatore che segna meno gol nonostante i tiri tentati: se la media è di 2,2 tiri a partita, la casella dei gol segnati segna ancora 0.
Ma a parte la sfortuna alla conclusione, la stagione 20/21 si rivela molto positiva per Rolando fino alla ripresa estiva del campionato: dopo l’allontanamento di Tudor e l’insediamento di Gotti sulla panchina bianconera, Rolando si è progressivamente spostato nel ruolo di regista davanti alla difesa, un posizione dove far valere la sua buona visione di gioco e la capacità di dare ordine e fantasia alla manovra, riuscendo allo stesso tempo ad assicurare un’ottima fase di interdizione.
Con lui in cabina di regia e De Paul e Fofana ai suoi fianchi, il centrocampo dell’Udinese edizione 2020 ha trovato un equilibrio perfetto che ha permesso alla difesa, spesso incerta, di subire pochissimo e allo stesso tempo di supportare adeguatamente un attacco composto da giocatori generosi ma poco prolifici.
Il grave infortunio subito nel Luglio 2020 ha rallentato la crescita di questo talento che iniziava ad imporsi come uno dei centrocampisti più continui ed affidabili di tutta la serie A.
L’inizio della stagione 20/21 è ancora condizionato dall’infortunio e il ritorno in campo avviene solo sul finire dell’anno, in una squadra dove però ormai è scavalcato nelle rotazioni da altri compagni.
Il futuro: ritorno a Torino ma nella sponda granata
Nelle ultime ore del mercato invernale 2021 Mandragora è stato prelevato dal Torino, sempre in prestito e sempre sotto il controllo della Juventus che durante l’estate aveva fatto valere la recompra lasciandolo comunque ad Udine.
Nel Toro, fortemente voluto da mister Davide Nicola con cui ha raggiunto l’esaltante salvezza a Crotone nel 2017, il giocatore è chiamato a dimostrare le buone qualità lasciate intravedere in Friuli, dove come regista di ordine e lotta aveva ben impressionato fino all’infortunio.
Per quello che riguarda le prospettive in Nazionale bisogna dire che il centrocampo è sicuramente il reparto migliore della formazione di Mancini, dato che a fianco di giocatori di acclarato spessore internazionale come Verratti o Jorginho sta crescendo una generazione di ottimi interpreti come Barella, Pellegrini, Cristante, Zaniolo fino alle promesse Tonali o Castrovilli.
Quale spazio ci può essere per un Mandragora che, per quanto bravo, non è certamente al livello dei sopracitati? Rolando ha una grande qualità: è un gregario che sa assumersi anche le responsabilità da leader in mezzo al campo.
Non sarà mai il giocatore sotto i riflettori in nessuna squadra, ma è quello che è in grado di fare il lavoro di fatica per coprire le spalle ai compagni più bravi così come assicurarsi che il gioco della squadra scorra fluido.
E soprattutto, è in grado di coprire tutte le posizioni nel centrocampo di Mancini, oltre che avere anche le capacità di giocare difensore all’occorrenza, e nei tornei internazionali avere giocatori in grado di ricoprire più ruoli spesso è fondamentale.