Euro 88 è stata una delle edizioni dei campionati europei di calcio più amate e seguite, che ha portato la Uefa a ragionare sull’allargamento delle partecipanti, che avverrà solo 8 anni dopo con l’edizione inglese della manifestazione. È anche l’edizione che vede l’Italia tornare protagonista, dopo aver saltato l’edizione del 1984 per non aver superato (in maniera piuttosto clamorosa) la tagliola delle qualificazioni.
Le partecipanti a Euro 88
La formula resta invariata rispetto all’ultima edizione, pertanto dai sette gironi di qualificazione usciranno le partecipanti al torneo alle quali andrà ad aggiungersi la Germania Occidentale, paese ospitante della manifestazione.
Uno dei motivi dell’ottimo livello della competizione è da ricercarsi nella fase di qualificazione, che per una volta non vede particolari sorprese e promuove alla fase finale tutte le favorite.
Le uniche parziali sorprese si registrano nel gruppo 3, dove l’URSS vince da imbattuta un girone che comprendeva anche i campioni in carica della Francia. I transalpini, orfani di Platini che ha abbandonato la nazionale dopo i mondiali messicani del 1986, attraversano un periodo di difficile cambio generazionale, che sfocerà nella mancata partecipazione anche ai mondiali del 1990.
Sempre nello stesso girone è forte la concorrenza della Germania Est, che ha mille motivi per volerci essere alla kermesse continentale: è un periodo di forti tensioni politiche e la partecipazione nell’altra Germania potrebbe dare una spinta importante al vento di cambiamento che si respira in Europa. Gli alfieri dell’ex DDR mancheranno di poco l’obiettivo, non riuscendo a battere in casa i “cugini” sovietici in casa e perdendo nella gara giocata a Mosca: saranno proprio quei due punti a fare la differenza.
Delusione anche per il Belgio, incapace di avere la meglio in un girone all’apparenza modesto, che vede invece la qualificazione dell’Irlanda davanti alla Bulgaria: per i verdi è la prima partecipazione alla rassegna continentale.
Per il resto desta grande impressione l’Inghilterra, che domina il proprio girone segnando 19 gol in 6 partite, e l’Olanda che sta godendo della seconda generazione d’oro, con una nazionale innervata dal trio olandese che avrebbe fatto grande il Milan di Sacchi di li a pochi anni.
C’è poi l’Italia, che ha voltato pagina dopo il fallimentare mondiale messicano. Addio alla gran parte degli eroi del mundial 82, e rinnovamento su tutta la linea. A tenere le redini di tutto questo lavoro è Azeglio Vicini, già tecnico dell’Under 21 nel periodo di Bearzot C.T.
Vicini sfrutta il periodo di qualificazione per favorire un ricambio graduale, trasportando di fatto la propria Under 21 in nazionale maggiore, per un lavoro che nei programmi della federazione dovrebbe portare gli azzurri a disputare il mondiale casalingo di Italia 90 tra le favorite assolute. L’operazione da subito risultati importanti, tanto che un girone insidioso comprendente Portogallo, Svezia e Svizzera, viene superato in scioltezza con 6 vittorie nelle 8 partite disputate e un lusinghiero +12 in differenza reti.
I gironi di Euro 88
Le magnifiche otto vengono quindi divise in due gironi: nel gruppo A troviamo i padroni di casa della Germania Ovest, la Spagna, la Danimarca e l’Italia. Nel secondo raggruppamento invece vi sono URSS, Inghilterra, Olanda e Irlanda.
Il primo girone sembra quello più intrigante. Prima di tutto perché ospita la favorita assoluta, La Germania padrona di casa. In secondo luogo troviamo formazioni che possono definirsi outsider, come la Danimarca di Laudrup, la Spagna di Butragueño e l’Italia di Vicini. Gli azzurri sono forse la formazione che desta la maggiore curiosità, perché presentano ai nastri di partenza una formazione giovane e talentuosa, con alcuni senatori dell’epoca mundial come Bergomi, Ancelotti, Altobelli e Baresi completata dalla freschezza dei vari Vialli, Mancini, Donadoni, Giannini e Maldini.
Il girone A: impressiona l’Italia dei giovani
E che questa giovane Italia faccia terribilmente sul serio lo si capisce dalla gara inaugurale dell’europeo. A Düsseldorf il 10 giugno 88 i ragazzi di Vicini mettono in forte difficoltà la Germania Ovest, vicecampione del Mondo e favorita numero 1 della competizioni. I tedeschi possono vantare una squadra fortissima, con campioni del calibro di Brehme e Matthäus che in quell’estate raggiungeranno la serie A per approdare a Milano sponda Inter. Davanti un altro futuro interista come Klinsmann affiancato dal romanista Völler. Insomma una squadra piena di talento e agonismo, che però nella prima gara dell’europeo soffre oltremodo la verve degli azzurri.
I ragazzi di Vicini mettono la testa avanti con un gol di Mancini, che abbina al lampo di classe anche l’esultanza polemica offrendo un riassunto perfetto della sua figura di calciatore. Appena 3 minuti dopo arriva però il pareggio di Brehme a seguito di una punizione a due in area, generosamente concessa ai padroni di casa. Ma questi primi 90′ confermano che l’Italia c’è.
Diventa decisiva per gli azzurri la seconda gara contro la Spagna. Le furie rosse hanno battuto i danesi alla prima giornata e stessa cosa hanno fatto i tedeschi nella gara del pomeriggio. La sera del 14 giugno 88′ l’Italia deve vincere per continuare a cullare il sogno europeo. La gara viene decisa da un lampo di Vialli a 15′ minuti dal termine. L’ultima partita contro la Danimarca è una formalità sbrigata con un secco 2-0. Con lo stesso punteggio i tedeschi hanno la meglio sugli spagnoli acciuffando il primo posto nel girone per differenza reti.
Girone B: delusione Inghilterra, Olanda per un soffio
Il girone B vede il travaglio delle favorite della vigilia, cioè Olanda e Inghilterra. La prima giornata è già uno shock: l’Olanda perde contro l’URSS, mentre i maestri inglesi vengono sorpresi dall’Irlanda cui basta un golletto di Houghton in apertura per portare a casa la vittoria.
La seconda giornata ha quindi già il sapore dell’utilma spiaggia e il beffardo calendario si diverte a mettere le due deluse contro. Nella gara di Düsseldorf si scatena, e inizia il suo trionfale europeo, Marco Van Basten. Il cigno di Utrecht mette a segno una devastante tripletta, che rende inutile il momentaneo pareggio di Brian Robson. Inghilterra a casa e Olanda che si gioca tutto all’ultima partita del girone contro la sorprendente Irlanda, che ha messo in crisi anche l’URSS guidando la gara per molti minuti prima di subire il definitivo pareggio di Protasov.
Gli irlandesi si chiudono e del resto il loro forte è proprio la difesa. Mettono il famoso autobus davanti alla porta e la cosa sembra funzionare egregiamente. A 10 minuti dal termine l’Olanda è fuori, e in uno degli ultimi assalti, un corner messo fuori area dagli irlandesi, diventa invitante per Koeman. Il difensore olandese colpisce la palla molto male, schiacciandola e questa incoccia quasi casualmente la testa di Kieft che sembra deviarla però fuori misura: un effetto beffardo della sfera però annulla il rimbalzo facendo schizzare la palla in gol nell’angolino alla sinistra di un disperato Bonner. In maniera quasi fortuita l’Olanda avanza alle semifinali, ma gli applausi sono tutti per la cenerentola Irlanda che alla sua prima apparizione fa un figurone.
Le semifinali di Euro 88
La prima semifinale mette di fronte Germania Ovest e Olanda, per quella che sembra a tutti gli effetti una finale anticipata. Guardando la gara si capisce però che la pressione è tutta dalla parte dei tedeschi: sono i padroni di casa e sentono il peso di dover vincere a tutti i costi. L’Olanda invece, complice anche la rocambolesca qualificazione, gioca molto più libera e spensierata, come le ha sicuramente chiesto il proprio C.T. Rinus Michels, grande architetto dell‘Ajax del calcio totale.
La Germania riesce ad andare in vantaggio, ma l’Olanda senza nulla da perdere si riversa in avanti e sempre su rigore pareggia i conti con Rambo Koeman. A due minuti dal termine per i tedeschi succede l’irreparabile. Un pallone in profondità per Van Basten, che sembrava fin troppo lungo, viene invece incredibilmente arpionato dal centravanti olandese: la sfera, carambolata verso la porta da questo tocco non atteso, s’infila come una biglia in buca d’angolo gettando nello sconforto il Volksparkstadion di Amburgo. Manca il tempo materiale ai tedeschi per imbastire una reazione: dopo 10 anni l’Olanda torna in una finale di una grande competizione.
Il giorno dopo a Stoccarda è la volta degli azzurri. L’attesa è davvero tanta e ad attendere i ragazzi di Vicini c’è l’URSS. I sovietici sono una squadra caratterizzata dalla presenza in panchina di un allenatore dai contorni quasi mistici come Valerij Lobanovskij, un vero santone del calcio nel suo paese. La formazione è estremamente forte fisicamente e atleticamente, e può contare anche su individualità tecniche di primo livello come Zavarov, Protasov e Igor Belanov, il pallone d’oro 1986. L’ossatura è quella della dinamo Kiev che ha impressionato nelle ultime stagioni delle coppe europee.
L’Italia, che nei gironi aveva impressionato, adesso sente la pressione e fatalmente la soffre. La squadra giovane ha funzionato alla perfezione finchè si trovava nel ruolo di underdog, e le prime tre partite giocate senza troppe attese lasciano spazio ad una gara nervosa, condotta con troppa paura dagli azzurri.
I ragazzi di Vicini, bloccati dalla paura, resistono un’ora: un devastante uno-due nell’arco di tre minuti, firmato da Litovchenko e Protasov manda alla finale di Monaco di Baviera i sovietici. Per gli azzurri qualche rimpianto, ma anche la certezza di avere una base eccellente con cui affrontare il mondiale casalingo di Italia 90′.
La finale di Euro 88: arriva l’ora dell’Olanda
Sono dunque sovietici e olandesi a giocarsi il titolo europeo il 25 giugno 1988 all’Olympiastadion di Monaco di Baviera: gli orange tornano in quello stesso stadio che 14 anni prima gli ha visti uscire sconfitti dalla finale mondiale, mentre l’URSS rimette piede in una finale dopo quella persa contro i tedeschi nel 1972.
Le due squadre si conosco e si sono affrontate già nella competizione: ai gironi ebbero la meglio i sovietici per 1-0. Nella primavera di quello stesso anno un’amichevole giocata a Mosca finisce 4-4 con tripletta di Van Basten, atteso protagonista anche della finale.
Visti i precedenti i favoriti sembrano i sovietici, ma l’Olanda ha mostrato una progressione impressionante durante il torneo. In particolare la coppia del Milan, Van Basten e Gullit sembra essere salita di forma in maniera sostanziale, permettendo alla nazionale guidata di Rinus Michels di sognare in grande.
La partita è quindi molto equilibrata: i sovietici sono riusciti a recuperare in extremis anche Igor Belanov e quindi il loro attacco veloce fa paura, sopratutto per una difesa dove Koeman non è propriamente un fulmine di guerra. Ci vogliono degli episodi per spostare gli equilibri e il primo di questi bussa alla porta della partita appena dopo la mezz’ora: un fuorigioco sbagliato dagli uomini di Lobanovskij permette a Gullit di colpire di testa indisturbato sugli sviluppi di una ribattuta da corner: il colpo di testa è fortissimo e reso dannatamente scenografico dalle inconfondibili treccine del pallone d’oro in carica. Si va al riposo sull’1-0.
Nella ripresa bastano 10 minuti per chiudere di fatto i giochi. E gli spettatori di Monaco di Baviera hanno il privilegio di assistere ad uno dei gol più belli mai concepiti su un campo di pallone. È il secondo e ultimo episodio, che da il colpo di grazia definitivo alla partita.
Un’azione olandese sulla fascia sinistra viene conclusa da un indecoroso cross di Mühren, che sparacchia un campanile alto verso il secondo palo: qui si trova appostato Marco Van Basten.
La palla è alta e lenta, e scende quasi dritta sul lato corto dell’area piccola molto spostata verso il fono del campo. Quello che accade è semplicemente magico. Bello come solo un cigno sa essere, Van Basten si coordina per colpire al volo: la porzione di porta visibile è minima e l’impresa è balisticamente impossibile. Esiste un solo momento, e un solo punto in cui impattare la palla per farla passare nel minuscolo pertugio concesso dalla porzione di porta visibile in quella posizione.
L’impatto è perfetto, lo stile abbaglia tutti colo che guardano: il pallone colpito da Van Basten disegna un arcobaleno spettacolare che muore li, nell’unico punto possibile per siglare un gol come non se ne vedranno mai più. In panchina Rinus Michels, che pure ha visto fare cose pazzesche a Crujiff, si mette le mani in fronte in preda all’incredulità. Una prodezza di tale magnificenza non porta solo l’Olanda sul 2-0, ma annienta il morale dell’URSS, che capisce che se ti entrano gol così è inevitabilmente finita.
Finalmente arriva lo zenit assoluto del movimento calcistico olandese, che tanto avevo regalato al mondo del pallone in termini di innovazione e classe dei suoi interpreti. La coppa la alza materialmente Gullit, ma un po’ di quel trionfo è da condividere con le generazioni precedenti, che hanno piantato il seme di questo trionfo.