Euro 72 è la quarta edizione dell’europeo di calcio, un torneo che consolida il prestigio crescente di questa competizione e che registra il primo trionfo di una delle grandi nazionali della storia del calcio come la Germania, all’epoca ancora disunita ma vincente nella sua parte Ovest.
Le qualificazioni per Euro 72
Rispetto a quattro anni prima sale di un’unità il lotto della partecipanti, passando da 31 a 32 nazionali. Tutte le migliori sono presenti, e mai come questa volta la qualità generale sembra alta.
Formula che rimane invariata, con lungo percorso di qualificazione che prevede 8 gironi all’italiana composti da 4 squadre, gare di andata e ritorno, e le prime di ogni girone affrontarsi poi nei quarti di finale da cui scaturiranno le magnifiche 4 che si contenderanno il torneo.
I gironi di qualificazione non fanno registrare particolari sorprese, anche per un sorteggio che va sempre più affinandosi, dividendo le big per evitare incroci pericolosi in questa fase preliminare. Nonostante tutto non può mancare il classico girone della morte, che in questo caso prevede la contemporanea presenza di Jugoslavia, Olanda e Germania Est, con il malcapitato Lussemburgo a fare da comparsa. Alla fine la spunterà la Jugoslavia, capace di non perdere nemmeno un match e di contenere la crescente avanzata del calcio olandese, che sta spopolando grazie alla bellezza del suo calcio totale, non ancora abbastanza maturo per fare la voce grossa nelle competizioni internazionali. Ma non manca molto all’esplosione di Crujiff e compagni che avverrà appena due anni dopo nei mondiali previsti in Germania Ovest.
Come detto quindi nessuna sorpresa particolare, e gli incroci dei quarti iniziano a mostrare qualche big match di livello eccelso. Su tutti quello tra Inghilterra e Germania Ovest, un vero classico del calcio a cavallo tra anni 60’ e 70’: dopo la finalissima del mondiale 66’, le due squadre incrociano i loto destini anche al mondiale messicano, con i tedeschi capaci di estromettere i campioni in carica e prendere una porta diretta per la storia del calcio affrontando l‘Italia nella semifinale di Mexico 70’ per la partita del secolo.
Anche nel caso di Euro 72 hanno la meglio Beckenbauer e compagni capaci di capitalizzare la vittoria interna (3-1) e resistere nella trasferta di Wembley.
Tra le magnifiche 4 anche la solita Unione Sovietica, che estromette la Jugoslavia. Nel quarto meno nobile si consuma invece la battaglia tra Romania e Ungheria, con quest’ultimi vittoriosi nella gara spareggio dopo i due pareggi tra andata e ritorno.
L’italia a Euro 72
Per l’Italia l’attesa è alta in questi campionati europei. Del resto la formazione di Valcareggi è campione in carica e vice campione del mondo, arrivando da un mondiale messicano in cui si è dovuta arrendere solo al magnifico Brasile di Pelè e dei cinque numeri 10, probabilmente a squadra più forte della storia del calcio.
Il girone di qualificazione viene passato agevolmente, piegando la resistenza di Austria, Svezia e Irlanda. Si delinea così la sfida dei quarti contro il Belgio, che vede comunque gli azzurri arrivare con i galloni della squadra favorita.
I diavoli rossi sono però una nazionale in ascesa, come tutto il calcio di quella parte di mondo, e hanno in Paul Van Himst il loro calciatore di maggiore spicco. Stiamo parlando di un’autentica leggenda del calcio belga, implacabile cannoniere negli anni 60’ e capace di retrocedere a centrocampo nella fase calante della sua carriera, in cui si trova in quel 1972 essendo alla soglia dei 30 anni.
Nella gara di andata giocata a Bruxelles è proprio Van Himst a comandare da vero padrone il gioco, e l’Italia non pare capirci molto più di nulla.
Dopo aver propiziato il vantaggio di Van Moer il numero 10 belga segna il 2-0 a 20’ dalla fine, ipotecando un posto per la fase finale. Un rigore di Riva quasi al fischio finale dona qualche speranza per il ritorno, che si rivelerà però amaro: nella gara di San Siro l’Italia sbatte contro la difesa dei diavoli rossi, non riuscendo a trovare il gol decisivo e decretando la fine della generazione dei “messicani” che tanto avevano fatto sognare nel quadriennio precedente.
Oltre al posto tra le magnifiche quattro per il Belgio si materializza anche l’onore di ospitare la competizione, che si snoderà nelle città di Bruxelles, Liegi e Anversa.
Le semifinali di Euro 72
Alla partenza della fase finale ci sono 2 favorite assolute: Germania Ovest e URSS, che rispetto a Belgio a Ungheria sembrano avere maggiore talento e profondità di alternative per dare l’assalto alla coppa Henry Delaunay.
Ad Anversa va in scena la prima semifinale tra i padroni di casa del Belgio e la Germania Ovest.
I diavoli rossi ci mettono impegno, sanno che è la loro occasione per fare la storia. La squadra è impostata da Goethals in maniera molto razionale, e gira attorno al talento e al carisma di Van Himst ovviamente.
Dall’altra parte c’è però da fronteggiare una vera corazzata: i tedeschi infatti possono schierare quella che probabilmente è la migliore edizione della loro nazionale. Talento e preparazione fisica abbondano in ogni reparto, a partire dalla difesa guidata da Beckenbauer, passando per il centrocampo, dove giostrano tre mostri sacri come Heynckes, Hoeness e Netzer. Davanti poi l’inconfodibile sagoma di Gerd Muller, che tutto sembra fuorché un calciatore da nazionale, ma la storia del cacio dice che siamo di fronte ad uno dei più grandi attaccanti della storia di questo gioco. E sarà proprio lo sgraziato e traccagnotto centravanti del Bayern Monaco a marchiare la semifinale: doppietta mortifera che spezza i sogni del Belgio e rende inutile il gol nel finale di Pollenius.
In contemporanea si gioca nello stadio dell’Anderlecht la semifinale tra URSS e Ungheria, una partita che vede i sovietici faticare non poco per raggiungere la terza finale in quattro edizioni: la decide un tiro di Konkov nel secondo tempo, ma l’Ungheria mette a nudo qualche crepa dell’armata rossa e solo un rigore sbagliato da Sandor Zambo evita che la gara possa protrarsi ai supplementari.
La finale di Euro 72: l’inizio del ciclo tedesco
Allo stadio Heysel di Bruxelles va dunque in scena la quarta finale della storia dell’europeo, con un’esordiente assoluta, la Germania Ovest, e una presenza fissa come l’URSS.
Ma per la debuttante il ballo si rivela più facile del previsto.
Era infatti la finale più attesa e pronosticata, ma finisce per diventare la gara meno combattuta dell’intera competizione, e segna un vero e proprio passaggio di consegne per il calcio europeo.
Con questa partita si consuma il passaggio tra il calcio degli anni 60’, e quello del decennio 70’, tra un calcio più lento e compassato e quello più moderno, in parte influenzato dal vento che proviene forte dall’Olanda.
Appena inizia la partita si capisce che l’esito è segnato: la Germania Ovest sembra giocare al doppio della velocità rispetto ai sovietici, e la qualità tecnica delle due formazioni è semplicemente non comparabile. I bianchi di Helmut Schone controllano, a partire dalla difesa guidata da un Beckenbauer nel pieno della propria carriera: Kaiser Franz, come veniva soprannominato, è il primo regista di quella squadra, e tutte le iniziative teutoniche partono dal suo piede educato e dalla sua mente lucida. L’URSS non trova contromisure adeguate e il vantaggio per i tedeschi è solo questione di tempo. Arriva infatti dopo nemmeno mezz’ora di gioco con una zampata del solito Gerd Muller.
La Germania Ovest controlla senza patemi, i sovietici non sono semplicemente in grado di reagire.
Il secondo tempo è una formalità, confermata dalla rete di Wimmer in apertura di ripresa, e certificata dalla firma in calce di un Gerd Muller in stato di grazia, che ancor prima che il cronometro segni 1 ora di gioco fissa il punteggio sul 3-0.
Paga della prestazione la Germania non affonda utleriormente, L’URSS tramortita resta sulle sue per non svegliare ulteriormente un can che dorme.
Il fischio finale dell’austriaco Marschall consegna alla Germania Ovest il primo europeo della sua storia e sancisce anche l’inizio di un ciclo fantastico, che porterà questa generazione di fenomeni tedesca a diventare campioni del mondo due anni dopo nel mondiale casalingo.