Il ruolo del trequartista nel calcio attuale è un po’ in crisi, spesso costretto ad arretrare sulla linea dei centrocampisti in veste di mezzala offensiva, oppure, se dotato del passo giusto, di allargarsi sui lati di un tridente offensivo.
In questo senso è interessante vedere come si è evoluta la carriera di Eden Hazard, il talentuosissimo 10 belga che gioca, in nazionale come nei club, oramai stabilmente come ala sinistra, nonostante abbia fatto vedere caratteristiche tali che, non più tardi di una decina di anni fa, sarebbe stato collocato nella trequarti da quasi tutti gli allenatori.
Nonostante la sua capacità di adattarsi sulla fascia, Hazard è un giocatore anarchico, in grado di risultare decisivo in ogni zona d’attacco e che ama sfruttare la sua velocità e il suo dribbling per svariare e sorprendere l’avversario. Ad oggi un giocatore del genere, negli schieramenti tattici che vanno per la maggiore, ce lo si può permettere solo in fascia, dove terzini e mezzali possono coprirgli gli spazi.
Un tempo, la collocazione naturale di una tale variabile impazzita era dietro le punte, con mediani e centravanti fisici a fare il lavoro sporco per permettergli di accendersi. Uno degli ultimi esempi di trequartista così decisivo e indipendente dal gioco di squadra è stato Wesley Sneijder, con il quale Hazard condivide decisamente alcuni tratti.
Wesley Sneijder, silenzioso e deciso trequartista totale
Wesley Sneijder è nato a Utrecht il 9 giugno del 1984. Come il nonno Ben, ala destra che ha giocato nel PEC Zwolle sul finire degli anni ‘60, anche Wesley, così come i fratelli Jeffrey, maggiore e Rodney, minore, si dedicano al calcio. Dopo aver iniziato nel DOS di Utrecht, nel 1991, a soli 7 anni, Wesley entra nelle giovanili dell’Ajax, insieme al fratello Jeffrey (Rodney farà lo stesso percorso 8 anni più tardi).
Nella più prestigiosa accademia del calcio olandese, Wesley impara a giocare in mezzo al campo, in tutte e tre le posizioni, che sia da mezzala, da mediano o da trequartista. Grazie al suo fisico brevilineo, che gli permette di mantenere il baricentro basso e in questo modo di avere un ottimo controllo di palla e una grande resistenza ai contrasti, e alla sua visione di gioco, a 18 anni diventa già titolare nella formazione della prima squadra, nella stagione 02/03, imponendosi come leader tecnico di una che vanta tanti altri talenti come Van Der Vaart, Maxwell, Ibrahimovic, De Jong…
In cinque stagioni con l’Ajax colleziona 181 presenze, condite da 58 gol, vincendo 1 campionato, 2 Coppe dei Paesi Bassi e 2 Supercoppe nazionali, diventando, a soli 23 anni, uno dei centrocampisti più ricercati d’Europa. È infatti il Real Madrid dei galacticos ad ingaggiarlo, nell’estate del 2007, per 27 milioni di euro.
La prima stagione di Wesley con i merengues inizia con il botto: gol all’esordio nel derby con l’Atletico, dopo qualche incomprensione con i compagni, dovuta anche ai problemi di lingua, diventa il trequartista perno della squadra, chiudendo la stagione con 9 gol e la vittoria della Liga.
Nell’estate successiva però subisce un grave infortunio durante un torneo estivo, che lo estromette dalla vittoria della Supercoppa Spagnola e per buona parte di una stagione che per il Real Madrid è decisamente problematica, chiusa con un secondo posto in Liga ma con prestazioni pessime in Champions League e in Coppa del Re. A fine stagione Sneijder viene inserito nella lista dei cedibili, e gli viene fatto chiaramente intendere che per lui non c’è più posto al Bernabeu.
Il riscatto con l’Inter del Triplete
Wesley si trasferisce così all’Inter, dove José Mourinho è alla ricerca di un trequartista che possa servire efficacemente due punte abili a giocare in profondità come Milito e Eto’o. Anche qui l’esordio è al fulmicotone: arrivato da pochi giorni a Milano, esordisce in maniera convincente, ancora in un derby.
Saranno 8 alla fine della stagione i gol segnati in nerazzurro, spesso decisivi nella cavalcata trionfale che porta l’Inter a compiere l’impresa storica del Triplete, conquistando Coppa Italia, campionato e soprattutto la Champions League, proprio in quel Bernabeu che aveva ripudiato Sneijder l’estate precedente.
In estate, trascina l’Olanda alla finale dei Mondiali giocati in Sudafrica, persa contro la Spagna ai supplementari, con una serie di prestazioni stellari e ben 5 gol, di cui 2 nei quarti di finale che hanno eliminato il Brasile e 1 contro l’Uruguay in semifinale
Nella stagione successiva, alle dipendenze prima di Benitez e poi di Leonardo, Wesley vince la Supercoppa Italiana, la Coppa Italia (con un suo gol in finale al Palermo) e la Coppa del Mondo per Club. Ma nelle stagioni successive il rapporto con un’Inter che deve fronteggiare un pesante ridimensionamento economico si fa sempre più logoro, e nel gennaio 2013 viene ceduto al Galatasaray.
In Turchia Sneijder si rivela ancora giocatore di gran classe, estromettendo anche la Juventus dalla Champions League con un suo gol, e vincendo in 4 stagioni e mezza 2 campionati, 3 Supercoppe e 3 Coppe di Turchia.
Nell’estate 2016 si trasferisce al Nizza, ma una serie di problemi fisici ne minano il rendimento e sceglie di chiudere la carriera in Qatar, con la maglia dell’Al-Gharafa con cui vince una Stars Cup nel 2019 prima di appendere gli scarpini al chiodo.
Eden Hazard, il diamante vallone che fa risplendere il Belgio
Eden Hazard è nato a La Louvière il 7 gennaio 1991 e, come Sneijder, viene da una famiglia di calciatori (sia il padre Thierry che la madre Carine giocavano a calcio) e ha quattro fratelli che, come lui, hanno iniziato a giocare nelle stesse squadre giovanili, il Royal Stade Brainois prima e il Tubize poi. Il più grande Thorgan, avrà una carriera notevole, tanto che oggi gioca nel Borussia Dortmund ed è compagno di nazionale del fratello. Il terzo, Kylian, ad oggi milita nel Cercle Bruges.
Dal Belgio i fratelli Hazard (tranne il più piccolo, Ethan, ancora al Royal Stade Brainois) si trasferiscono uno alla volta in Francia, a partire dal 2005, quando Eden entra nelle giovanili del Lilla. Esordisce nel campionato francese a soli 17 anni. In poco tempo si impone in una squadra che nel 2010 riesce a vincere la Ligue 1 e la Coppa di Francia. A 21 anni, dopo 5 stagioni con il Lilla in cui mette a segno 50 gol in 194 presenze, viene acquistato dal Chelsea per 35 milioni.
In Premier League Hazard si impone, vincendo per 2 volte il campionato e consentendo ai Blues di mettere in bacheca anche 2 Europa League e 1 Coppa d’Inghilterra. Considerato ormai uno dei talenti più luminosi del panorama internazionale dopo la grande prova del Mondiale del 2018, in cui trascina il Belgio al 3° posto grazie alle sue giocate, nell’estate del 2019 viene acquistato dal Real Madrid per una cifra che si aggira attorno ai 100 milioni.
La sua prima annata con le merengues però è stata funestata da una serie di infortuni, ultimo dei quali una frattura al perone, che non gli hanno mai permesso di esprimersi ai suoi livelli. Lo stop del campionato ed il rinvio dell’Europeo però gli danno la prospettiva di recuperare la forma e ripresentarsi nella prossima stagione in ben altre condizioni.
Anarchici ma al servizio della squadra
Ad una prima vista Hazard e Sneijder possono sembrare giocatori diversi, ma c’è una cosa che li accumuna: riescono a fondere velocità, tecnica e fantasia in una reinterpretazione del proprio ruolo fuori dagli schemi, ma sempre al servizio della squadra. Con il loro baricentro basso e le enormi doti di controllo della palla, sono in grado di eseguire dribbling e di proteggere la palla con straordinaria efficacia.
Nel gioco di Hazard e di Sneijder non esistono dribbling fini a sé stessi, non esistono giocate forzate per creare occasioni personali: il gioco è fluido, continuo e finalizzato alla creazione di occasioni da gol per la squadra. Se l’azione personale risulta essere l’opzione migliore, non si tirano indietro e arrivano a finalizzare, spesso in maniera impeccabile.
Le maggiori doti di dribbling e di velocità di Hazard l’hanno spinto a giocare sulla fascia, riuscendo così ad essere spesso più determinante in fase offensiva ma allontanandolo dal vivo del gioco. Non è raro vedere Eden infatti accentrarsi per ricevere palla e scambiare con i compagni, invece che aspettare di essere servito nella sua posizione.
Sneijder, che con il suo passato da mediano aveva una maggiore intelligenza tattica e una grande capacità nel leggere le linee di passaggio, preferiva muovere il suo raggio d’azione avanti o indietro, ma sempre nella zona centrale del campo. La sua personalità e la sua visione di gioco l’hanno reso un leader silenzioso praticamente ovunque abbia giocato, laddove Hazard, pur risultando sempre un elemento importantissimo della squadra, non sembra aver sviluppato lo stesso carisma.