In questa pazza estate di calcio, però, nonostante la stagione sia ancora in pieno svolgimento, l’Inter ha già ufficializzato un acquisto che ha lasciato quasi interdetti tifosi e addetti ai lavori. La dirigenza nerazzurra ha infatti ingaggiato un nome che era sui taccuini di tutte le grandi squadre d’Europa, e per giunta non di proprietà di una piccola squadra che aveva fretta di chiudere un affare irripetibile, ma di una delle squadre più ricche e famose del mondo, il Real Madrid.
Achraf Hakimi, il giovane terzino destro marocchino che, giocando in prestito al Borussia Dortmund, si è messo in luce anche contro gli stessi nerazzurri, è considerato uno dei migliori terzini destri d’Europa, sicuramente tra i prospetti più promettenti e interessanti in circolazione. A soli 21 anni, sembra già competere per il titolo di miglior terzino destro del mondo, ruolo che all’Inter non è più stato coperto da un giocatore di tale caratura dai tempi di Maicon.
Maicon, il Colosso dominatore della fascia
Negli ultimi 10 anni i tifosi dell’Inter hanno forse mitizzato anche oltre l’effettivo valore dei singoli la squadra che ha compiuto la storica impresa del triplete. Effettivamente si può discutere su quanto il carisma di José Mourinho e la forza del collettivo siano stati più decisivi rispetto al valore individuale dei singoli. In quell’Inter erano tutti ottimi giocatori, ma probabilmente in quell’anno hanno reso anche al di là delle proprie capacità. Tutti, da Julio Cesar a Wesley Sneijder, erano ottimi calciatori, ma nessuno poteva dire di essere il migliore al mondo nel suo ruolo. Tutti tranne uno, che quanto meno se la giocava con al massimo altri due terzini destri al mondo in quel momento: Maicon.
Tutta la critica mondiale era concorde nel reputare il terzino brasiliano il miglior interprete del ruolo, e dal suo addio all’Inter si sono susseguito una serie di giocatori, alcuni buoni, altri molto meno, onesti mestieranti e promesse mancate, ma mai nessuno che fosse in grado di rinverdire i fasti del Colosso brasiliano.
Nato a Novo Hamburgo, in Brasile, il 26 luglio 1981, Maicon Douglas Sisenando deve il suo nome all’errore di un impiegato dell’anagrafe che sbagliò a scrivere il nome che gli voleva dare il padre, ovvero Micheal Douglas, in omaggio all’attore americano. Lo stesso impiegato registra anche solo il nome Marlon per il fratello gemello, invece che Marlon Brando, frustrando così doppiamente le volontà del padre che sognava un futuro da star per i suoi figli.
Ben presto appare chiaro che il palcoscenico migliore per Maicon non è il set cinematografico, ma il campo da calcio. Gioca nelle giovanili del Gremio per poi trasferirsi a quelle del Criciuma, allenate dal padre. Lì, da centrocampista offensivo, viene trasformato in terzino di fascia. Passa quindi al Cruzeiro, dove esordisce in prima squadra a 20 anni, mettendosi in luce per le sue grandi doti fisiche, che gli permettono di esibirsi in progressioni dirompenti sulla fascia. Dal 2001 al 2004 vince 1 Coppa del Brasile, 3 campionati statali ed 1 campionato nazionale, prima di trasferirsi in Europa, per la precisione al Monaco.
I trionfi interisti e un menisco che non regge
Nella squadra del Principato Maicon si impone subito come titolare, mettendosi in evidenza anche in Champions League. Dopo due stagioni in cui totalizza 81 presenze e 7 gol, viene acquistato dall’Inter, senza troppo clamore. La fascia destra dell’Inter è occupata da un totem come Javier Zanetti, e quello di Maicon viene visto come l’acquisto di una promettente riserva e nulla più. Nel giro di poche partite il brasiliano si conquista il posto da titolare sulla fascia destra, costringendo Zanetti a spostarsi sulla sinistra oppure a centrocampo.
Titolare fisso fino al 2012, Maicon scende in campo in 249 occasioni con la maglia nerazzurra, in tutte le competizioni, collezionando 20 gol e vincendo 4 scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe Italia, 1 Champions League e 1 Coppa del Mondo per Club. Nell’estate del 2012, nell’ambito del ridimensionamento in corso all’Inter, si trasferisce al Manchester City, ma per una serie di problemi al menisco scende in campo solo in 13 occasioni, e non sempre per tutti i 90 minuti.
Nel 2013 fa ritorno in Italia, alla Roma, dove inizialmente sembra aver recuperato, ma nell’arco di 3 stagioni mette insieme solo 69 presenze, sempre inframezzate da problemi al ginocchio. Nel 2017 torna in Brasile all’Avai, dove però gioca solo 9 partite. Dopo un anno senza squadra per recuperare dai problemi fisici, torna in campo con il Criciuma, dove gioca per tutto il 2019. A inizio 2020 è svincolato, e nonostante i problemi fisici, non ha ancora preso una decisione definitiva sul suo futuro.
Achraf Hakimi, il marocchino nato a Madrid che corre verso il successo
Achraf Hakimi è nato a Madrid il 4 novembre 1998, e dopo aver iniziato a giocare a calcio nel Colonia Ofigevi, entra nel settore giovanile del Real Madrid ad 8 anni. Nel 2016 arriva ad indossare la maglia del Real Madrid Castilla in Segunda Division B, collezionando 28 presenze e 1 gol tra i professionisti, oltre che ad un paio di convocazioni in prima squadra.
Nella stagione successiva viene inserito in pianta stabile nella rosa della prima squadra del Real Madrid, scendendo in campo in 17 occasioni tra Liga, Champions League, Copa del Rey e Mondiale per Club, mettendo a segno 2 reti. Messosi in luce come prospetto decisamente promettente, anche se ancora acerbo per il livello del Real, viene mandato in prestito biennale al Borussia Dortmund.
In Germania Achraf si rivela un giocatore versatile, passando dal ruolo di terzino destro a quello sinistro fino a fare l’esterno di centrocampo, mettendo in luce la sua tecnica e la sua velocità. Con la maglia delle Vespe mette a segno 12 gol e 17 assist in 73 presenze, firmando anche 2 doppiette in Champions League, contro lo Slavia Praga e proprio contro l’Inter, in questa stagione.
Due terzini destri devastanti nell’attaccare, meno nel difendere
Nonostante interpretino entrambi il ruolo di laterale destro in ottica estremamente offensiva, Maicon e Hakimi sono abbastanza differenti nel modo di giocare. Il gioco di Maicon era basato più sulla potenza e sull’esplosività: il brasiliano doveva partire dalla linea difensiva, in maniera da sfruttare la sua velocità per sorprendere gli avversari con i suoi inserimenti, fornendo sempre ai compagni la possibilità di un passaggio sicuro, che poteva poi concludersi con un suo tiro, tipicamente potentissimo anche se non sempre preciso, o con un cross, teso e pericoloso.
Hakimi, come Maicon, è un esterno molto concreto, che basa il suo gioco sulla velocità piuttosto che sulla tecnica e sulla gestione del pallone, ma ha un gioco più frenetico, che gli fa percorrere la fascia più volte ed essere presente in diverse zone del campo, andando a scambiare spesso la palla con i compagni e non cercando sempre la conclusione dell’azione, che sia tiro o cross, in prima persona. È più attento a cercarsi gli spazi adatti per ricevere palla prima di scatenare la sua corsa devastante, a differenza di Maicon che dettava i passaggi lunghi andando a raccogliere la palla prima dell’avversario grazie alla sua accelerazione.
In un sistema di gioco come quello di Antonio Conte, che sfrutta la costruzione dal basso per cercare di aprire spazi nella difesa avversaria, Hakimi può risultare estremamente funzionale, così come funzionale era Maicon nel gioco fatto di attese e transizioni offensive di José Mourinho.
In fase difensiva, entrambi necessitano di un compagno che possa coprire le loro sortite offensive, com’era Zanetti per Maicon e come potrà essere, presumibilmente, Barella per Hakimi. Più bravi nel recuperare l’avversario piuttosto che in marcatura, dal punto di vista tattico Maicon riusciva comunque a sopperire ad alcune mancanze grazie ad una buona capacità di posizionamento, mentre Hakimi, comunque ancora molto giovane, deve ancora lavorare per dare sicurezze da questo punto di vista. Giocare con una difesa a tre alle spalle e una mezz’ala che può aiutarlo in fase difensiva, comunque, sembra la soluzione ideale per un giocatore con le sue caratteristiche al momento.