Vai al contenuto

Siamo nell’inverno tra il 2003 e il 2004, l’Ajax ha da poco sostituito Leo Beenhakker, direttore tecnico, con Luis Van Gaal e la squadra sta affrontando il ritiro di metà stagione in Portogallo. Il duo chiama a colloquio un giovane Zlatan Ibrahimovic, fino a quel momento l’acquisto più caro nella storia del club olandese, costato 19,2 milioni di fiorini ovvero 7,8 milioni di euro. Quando si tratta di dare le valutazioni, Van Gaal, che sulla panchina dei lancieri qualche anno prima aveva vinto una Coppa UEFA, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, sorvola sull’ottimo rendimento offensivo del ragazzo e lo rimprovera duramente per il suo modo di difendere. 

La risposta del ragazzo è chiara e mette subito in luce quella sicurezza di sé che sarà uno dei tratti più distintivi della sua carriera: 

«Tu puoi anche buttar giù dal letto ogni singolo giocatore alle tre di notte» dissi, «e chiedere come devono difendere, e loro ti risponderanno anche dormendo che il nove corre 
qui e il dieci lì. Lo sappiamo, e sappiamo che sei stato tu a inventare questo sistema. Ma io mi sono allenato con Van Basten e lui pensa tutto il contrario.» 
«Prego?» 
«Van Basten dice che il numero nove deve risparmiare le sue energie per attaccare e fare gol, e, detto sinceramente, ora io non so più a chi devo dare ascolto. A Van Basten, che è 
una leggenda, o a Van Gaal?» dissi, e sottolineai in particolare il nome “Van Gaal”, come se si trattasse di una qualche persona assolutamente insignificante. 

Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic aveva perfettamente capito quale doveva essere il suo modello di giocatore. Van Gaal si sarebbe dimesso all’inizio della stagione successiva, ma nel frattempo Zlatan sarebbe stato acquistato dalla Juventus per 16 milioni di euro. Sedici anni dopo, possiamo vedere come questi due giocatori, accumunati dalle maglie dell’Ajax e del Milan, abbiano avuto carriere diametralmente opposte ma con in comune l’eleganza messa in campo e i gol spettacolari che li hanno resi cannonieri implacabili. 

confronto van basten ibrahimovic

Marco Van Basten, lo sfortunato Cigno di Utrecht 

Nato a Utrecht il 31 ottobre 1964, Marco Van Basten è universalmente riconosciuto come uno dei calciatori più forti della storia, il centravanti più raffinato ed elegante che si sia visto sui campi della Serie A e d’Europa, tanto che i tifosi milanisti l’hanno insignito del titolo di Attaccante Milanista del Secolo in occasione del centenario della squadra. 

Autore di 128 gol in 133 presenze con l’Ajax, di cui l’ultimo che valse la vittoria della Coppe delle Coppe, si trasferisce al Milan di Arrigo Sacchi nel 1987 dove inizia a segnare a ripetizione, mettendo a segno i gol decisivi per la vittoria dello scudetto rossonero nei confronti del Napoli di Maradona, nonostante un infortunio alla caviglia sinistra lo tenga lontano dal campo per sei mesi. 

Oltre a trascinare l’Olanda con i suoi compagni milanisti Gullit e Rijkaard alla vittoria nell’Europeo del 1988, nella squadra rossonera vive 5 stagioni costellate di trionfi ma anche di sofferenza. Alle dipendenze di Sacchi la squadra porta a Milano 2 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe Europee e 2 Coppe Intercontinentali, ma il rapporto tra l’olandese, vincitore di 2 Palloni d’Oro e l’allenatore si incrina. Inoltre Van Basten inizia a soffrire per i problemi alla caviglia sinistra che lo costringeranno a vari interventi chirurgici negli anni fino a causarne il ritiro anticipato.  

Nel 1991, con l’arrivo di Fabio Capello in panchina, l’olandese è più libero di esprimersi e si rende protagonista di una delle sue stagioni più sfolgoranti, autore di 25 gol in un campionato che il Milan chiude senza sconfitte dando inizio all’epopea degli Invincibili. Nella stagione successiva Van Basten vince nuovamente il Pallone d’Oro ma decide di operarsi nuovamente alla caviglia, restando fuori per altri 4 mesi. A fine aprile ritorna a giocare in campionato ad Ancona, segnando un gol ad Alessandro Nista, lo stesso portiere a cui segnò all’esordio in Serie A. Curiosamente sarà anche l’ultimo gol in carriera per lo sfortunato fuoriclasse olandese, che quell’estate si sottoporrà ad una quarta ed ultima operazione alla caviglia da cui purtroppo non riuscirà mai a recuperare, chiudendo così a soli 28 anni una carriera che avrebbe avuto ancora moltissimo da dire e lasciando un enorme rimpianto in tutti gli appassionati di calcio. 

Zlatan: studiare Van Basten per diventare il migliore 

Zlatan Ibrahimovic nasce il 3 ottobre 1981 a Malmö, figlio di immigrati dai Balcani (padre bosgnacco e madre croata) e passa la gioventù dividendosi tra il calcio e il taekwondo, arte marziale di cui diventa cintura nera e che lo aiuterà moltissimo a sviluppare eccezionali doti acrobatiche. 

Dopo le esperienze in patria con le giovanili del Balkan prima e con il Malmö poi, attira l’attenzione dell’Ajax, con cui conquista due campionati olandesi, una Coppa e una Supercoppa, ma soprattutto si mette in luce nelle competizioni europee. 

Nel 2005 Fabio Capello lo vuole alla Juventus, dove in 2 stagione mette a segno 23 gol, purtroppo inutili dal momento che i risultati sportivi della squadra in quel biennio vengono cancellati dallo scandalo Calciopoli. Ma l’esperienza con il tecnico friulano è fondamentale nella carriera di Ibra, dal momento che fu proprio Capello a suggerirgli di studiare proprio Van Basten per aumentare il suo potenziale offensivo. 

Quando andai alla Juventus chiesi di acquistarlo perché ritenevo che un giocatore con la sua prestanza fisica e le sue qualità tecniche non l’avevo mai visto. Dopo un mese di Juve capì che non calciava benissimo e che non era fortissimo di testa. Lui è un ragazzo molto orgoglioso e lavorò tutti i giorni per migliorarsi. Un’altra cosa che non aveva nel DNA era il gol, lui si divertiva di più a fare assist, ma mi seguì sul mio consiglio di essere più cattivo sotto porta e diventò anche un goleador: è umile e orgoglioso perché a lui piace essere il numero uno. Se gli ho fatto vedere dei video di van Basten? Verissimo, dopo due mesi che era alla Juve gli dissi che tecnicamente aveva le qualità di van Basten e gli fece vedere i movimenti in area e alcuni gol dell’olandese: lui capì cosa doveva fare e i risultati penso si siano visti. 

Fabio Capello

A seguito della retrocessione dei bianconeri, viene ingaggiato dall’Inter con cui vince 3 scudetti e 2 Supercoppe, per poi trasferirsi al Barcellona (dove nonostante i trionfi l’intesa con il tecnico Guardiola non sboccia) e quindi tornare a Milano, stavolta sull’altra sponda del Naviglio, per indossare la maglia rossonera del Milan

Guidati da Zlatan, nel 2011 i Diavoli allenati da Allegri vincono l’ultimo scudetto entrato nella bacheca di via Turini. L’anno successivo la squadra perde il duello con la Juventus e inizia la smobilitazione che vede allontanarsi da Milanello i vari campioni. Zlatan finisce al Paris Saint-Germain, dove abbatte record su record in Ligue 1, per poi andare a vincere la sua prima competizione europea (a parte Supercoppa e Mondiale per Club vinti con il Barcellona), ovvero l’Europa League con la maglia del Manchester United, nonostante il primo grave infortunio della sua carriera lo costringa a non giocare la finale. 

Dopo un’ulteriore annata con i Red Devils, Zlatan decide di trasferirsi negli Stati Uniti, al Los Angeles Galaxy, dove viene accolto come una superstar, una sorta di profeta del soccer. Nel campionato statunitense segna una caterva di gol, spesso di pregevole fattura, ma non bastano ai Galaxy per vincere il campionato. Dopo due stagioni, annuncia che il suo “dono di Zlatan all’America” è finito e che possono pure “tornare a guardare il baseball”. All’inizio di quest’anno, infine, il ritorno al Milan con l’obiettivo di riportare la sua vecchia squadra agli antichi fasti. 

Due 9 con i piedi di un 10 

È sempre stato lampante come Ibrahimovic ricordasse Van Basten: entrambi alti, entrambi numeri 9 dotati di una tecnica da numero 10, entrambi che hanno vestito le maglie di Ajax e Milan. Purtroppo la carriera di Van Basten è stata decisamente troppo corta, mentre quella di Ibrahimovic dimostra una straordinaria longevità. Se l’olandese ha visto i suoi anni migliori funestati dai problemi alla caviglia, lo svedese ha subito il primo infortunio serio, la rottura del legamento crociato anteriore e posteriore, alla soglia dei 36 anni, riuscendo peraltro a recuperare in brevissimo tempo

Al di là della resistenza fisica, bisogna dire che Van Basten fu fin dall’inizio un goleador implacabile, mentre Ibrahimovic ha imparato ad essere più cinico sottoporta solo con gli anni (dopo aver studiato proprio Van Basten). Inoltre, detto dell’altissima tecnica individuale che li accomuna, Van Basten era molto più elegante, laddove Ibra invece stupisce con la potenza. Il piede di Van Basten era sicuramente più dolce rispetto al cingolato oversize di Zlatan. 

A dispetto dell’altezza, Ibrahimovic è molto meno efficace nei gol di testa rispetto a Van Basten, anche se entrambi hanno una capacità di colpire la palla in acrobazia assolutamente fuori dal comune: se per Van Basten ricordiamo rovesciate spettacolari, Ibrahimovic ci ha abituati a colpi di tacco al volo con mosse mutuate dalle arti marziali. 

Inoltre, a livello mentale Van Basten aveva una sicurezza enorme e non sbagliava praticamente mai le partite importanti, prova ne sono le sue prestazioni in Coppa Campioni, dove è sempre stato decisivo, mentre Ibra ha sempre fallito i grandi appuntamenti di Champions League. C’è anche da dire che il Milan di Van Basten era una scuderia di campioni, mentre Ibrahimovic è stato capace di trascinare squadre anche non eccelse a trionfi in campionato. Pur essendo un giocatore più individualista rispetto a Van Basten, Ibra ha fatto segnare i compagni a ripetizione, risultando probabilmente più devastante nel campionato italiano anche rispetto all’olandese. 

Ad oggi, le speranze del Milan sono tutte riposte nei piedi di questo gigante svedese che fin da giovane aveva chiesto consiglio a Van Basten su come muoversi in campo. E se il fato avverso ha privato i tifosi milanisti del loro idolo a soli 28 anni, oggi sperano che ci sia una sorta di risarcimento karmico e che il 38enne Ibrahimovic possa godere di una seconda giovinezza