Milan e Parma si sono divise, nel corso degli anni Novanta, una discreta fetta di calcio italiano – a livello nazionale ed internazionale.
I rossoneri, protetti dall’ala imprenditoriale e spigliata di Silvio Berlusconi, vivono un decennio a livelli mostruosi, lottando quasi sempre per lo Scudetto e vincendo più volte in Europa.
I gialloblu, sull’onda (emotiva e finanziaria) della Parmalat, e con alcuni allenatori bizzarri ma memorabili – uno su tutti Malesani –, vanno vicinissimi al massimo titolo nazionale, vincono Coppa Italia e Supercoppa, oltre ad una Coppa UEFA e ad una Supercoppa Europea. In generale, divertono e si divertono parecchio.
Per non parlare delle rispettive rose. Dal Milan del tre volte pallone d’oro Van Basten al Parma degli Argentini (da Crespo ad Almeyda, da Sensini a Veron).
Il Parma poi, come è noto, lancia in quegli anni i più fulgidi talenti del calcio mondiale, che faranno le fortune di molti club negli anni a venire: pensiamo così a Buffon, Cannavaro, Thuram, Ortega, per non citare che i più celebri.
Un decennio d’oro per entrambe, anche nelle sfide ufficiali. E con un allenatore in comune, che ha fatto la storia dei rossoneri e che al Parma ha mosso i primi (celebri) passi: Arrigo Sacchi.
Le due sfide supeclassiche si rifanno quindi agli anni ’90, e non potrebbe essere altrimenti quando si parla di queste due squadre.
Milan-Parma 0-1: Asprilla interrompe il record degli «invincibili»
Se esistesse un dizionario dei termini calcistici, alla voce Invincibili figurerebbe senza dubbio il Milan di Capello seguito a ruota dall’Arsenal di Arsene Wenger (anche se la prima squadra invincibile fu il Perugia di Castagner…)
Alla vigilia di quel Milan-Parma, 21 marzo 1993, i rossoneri possono vantare infatti un record assolutamente eccezionale: 58 partite senza mai perdere (dal 19 maggio ’91, 2-1 a Bari).
La qual cosa, poi, tradotta in una delle Serie A più competitive della storia, la dice lunga sulla forza di quel Milan. Piccola nota per gli amanti della Cabala: la serie positiva era iniziata proprio contro il Parma il giorno dell’addio di Sacchi.
Dopo aver vinto lo Scudetto al primo colpo nel 1992, Capello si vede regalare dal proprio patron autentici gioielli di mercato: il Pallone d’oro del 1991 Papin (dal Marsiglia), il fantasista montenegrino Savicevic (dalla Stella Rossa), il talento croato Boban (futura leggenda del club) e l’ala Lentini, proveniente dal Torino (l’unico che deluderà davvero le aspettative).
Il Milan vince gran parte delle partite, ed è saldamente in testa alla classifica alla vigilia della partita col Parma. Qualcosa però turba don Fabio Capello: è l’assenza di Van Basten, costretto ai box per un infortunio alla caviglia.
Il Parma di Scala vuole fare l’impresa. E ci crede.
Al Delle Alpi di Torino, nel frattempo, l’Inter batte 2-0 la Juventus e mette così pressione ai rossoneri.
Il Milan, mutilato dalle assenze e contenuto dalla formazione rivale, meticolosa come il suo allenatore Nevio Scala, perde la partita nella ripresa dopo aver condotto un primo tempo discreto sotto il profilo del gioco ma assente sotto quello delle reali occasioni da gol.
Decide la rete di Faustino Asprilla, che manda il Diavolo all’inferno con un’autentica perla da calcio piazzato. Il Milan, comunque, pur perdendo l’imbattibilità, vincerà il suo 13° titolo a fine campionato.
Milan-Parma 2-1: l’inizio della rimonta scudetto
Il Parma al Milan, all’andata, gliene aveva rifilate 4. 4-0 il punteggio totale, per una delle partite più incredibili della storia parmense.
C’era voglia di rivalsa, tra i rossoneri, quell’11 aprile del 1999. Ma c’era anche qualcos’altro a condire la grande sfida: la sensazione che la Lazio, dopo aver ripetutamente gettato al vento l’occasione di chiudere il campionato, avrebbe perso altri punti di lì a fine campionato – così sarà, infatti, soprattutto all’ombra del Giglio Fiorentino.
Il Milan ci crede ancora. Non è una squadra forte come la Lazio. Non lo è nei nomi, né nel gioco, ma lo è per tradizione.
Il Parma, comunque, rimane un undici difficilissimo da scardinare. Nulla, al fischio iniziale dell’arbitro De Santis, fa pensare ad una partita comoda per i rossoneri. Crespo, Veron, Balbo, con tre occasioni l’una dopo l’altra, già impensieriscono la difesa di Zaccheroni dopo 15’.
È un Parma equilibrato, dal talento smisurato, sicuro di sé (anche troppo). Il Milan risponde casualmente con un’occasione scaturita da un cross (errato, che diventa un tiro) partito dal piede di Giunti, ma il Parma continua a fare la partita: prima Balbo, poi Dino Baggio impensieriscono Abbiati.
Il gol è nell’aria. Ed è proprio Balbo, uno dei più attivi, su palla di Fiore, a segnare la più buffa delle reti – un cross uscito sbilenco dal suo mancino che beffa un distratto Abbiati. 1-0 Parma, con grande merito.
Il Milan fatica tantissimo a costruire gioco e quando lo fa il Parma chiude ogni spazio. Gigi Buffon non è ancora stato impegnato. Nella ripresa fuori Bierhoff, dentro Ganz. E il Milan cambia volto. Malesani sostituisce Thuram con Sartor, e poco dopo il cambio, come nella confusione scaturita da quest’ultimo, il Milan pareggia.
Punizione quasi dal limite battuta velocemente, con Maldini che carica un destro poderoso che si infila sotto al sette. Gol straordinario del terzino e capitano rossonero, 1-1.
Crespo rischia immediatamente di ribaltare il risultato, Buffon salva su Ganz con un intervento in tackle da vero difensore, partita bellissima.
Resa ancor più gustosa dalla giocata che vale la vittoria ai rossoneri. Boban, entrato nelle rotazioni Zaccheroniane solo per «decreto presidenziale», dribbla un avversario vicino alla sua metà campo, vede Ganz partire sulla linea del fuorigioco e lo serve con un lancio di 50 metri.
Buffon esce, così Ganz prova a toccare il pallone per stopparla. Lo stop diventa un dribbling involontario al portierone del Parma, come smarrito nella selva oscura. Cannavaro tenta in scivolata di salvare la propria porta ma Ganz lo ha già fregato sul tempo. Gol difficile, bellissimo, decisivo.
Dopo quella vittoria il Milan non sbaglierà un colpo e vincerà, infine, un clamoroso Scudetto.