Da circa una decina d’anni, il Pot Limit Omaha ha catturato l’attenzione di un numero crescente di giocatori, motivati dalla ricerca di un field nuovo e dalla voglia di provare una forma di poker meno “consumata” del Texas Hold’em. I migliori hanno trovato una destinazione soddisfacente. Ma per tanti altri, il PLO si è trasformato in un’esperienza frustrante.
Il problema è quello dell’adattamento a gioco che, pur essendo un community cards game, è molto diverso dal TH: se non ci si adatta in fretta, il rischio di disamorarsi in fretta è alto.
Come abbiamo spiegato in un precedente articolo, portarsi dietro il background del poker alla texana può condurre a una serie di errori. Qui ne aggiungiamo altri.
Prima di tutto, è necessario tenere presente che il PLO è un gioco ad alta frequenza di azione. In media si giocano molte più mani, ma bisogna farlo con la giusta cognizione di causa, ovvero conoscendo bene il valore e le potenzialità delle starting hand.
Molti giocatori – soprattutto quelli nuovi o occasionali – sono infatti trasportati dal fatto di ricevere quattro carte iniziali. Questo fa sì che ogni mano sembri giocabile, sia preflop che postflop, se le carte si connettono bene. Attenzione però ad eccedere con questo approccio.
Ad esempio, bisogna essere prudenti quando al flop abbiamo hittato top two pair (la doppia coppia più alta in quel momento) se ci sono draw a scala o colore sul board (una situazione abbastanza frequente nel PLO). Equivale un po’ ad aver top pair ma kicker basso nel TH. Il ragionamento da fare è: se ci sono draw sfavorevoli, si può anche fare check e rivalutare al turn. Se invece siamo noi ad avere il draw favorevole oltre alla doppia coppia, allora conviene puntare forte per fare pot building.
Un altro errore di sopravvalutazione può riguardare un ottimo punto, ad esempio una scala o un colore non nuts chiusi al flop ma con possibilità di essere superati nelle street successive. In questi casi, soprattutto se l’azione è multiway (più di un avversario), conviene puntare poco per pot control.
Sempre in merito alle scale, non bisogna invece sottovalutare un wrap al flop, cioè una situazione di straight draw con più dei consueti 8 out. E’ una buona mano dalla quale estrarre valore, buona almeno quanto un set floppato. Attenzione invece ai progetti di scala quando ci sono possibilità per gli avversari di completare un progetto a colore o quando sul board c’è una coppia, perché potrebbe far chiudere fullhouse a qualcuno.
Uno specialista americano, Ryan Laplante, ha le idee chiare su questo tipo di poker. “La gente vede quattro carte, si accorge che si collegano al board e decide semplicemente di mettere tutto in mezzo. In realtà, il Pot Limit Omaha è più un gioco prudente, metodico e lento quando viene giocato da giocatori esperti.“
Vivian Saliba, altra specialista che ha conquistato il suo primo braccialetto di Omaha alle WSOPE qualche mese fa, sottolinea l’importanza del giusto atteggiamento mentale (mindset).
Nel PLO la varianza è alta, più alta rispetto al Texas Hold’em. Per limitarne l’impatto, la regola numero uno è sempre quella di giocare in bankroll. La giocatrice brasiliana, però, aggiunge l’importanza di essere preparati psicologicamente per questi swing, sia quelli negativi che quelli positivi.
Quindi: niente euforie eccessive quando le cose vanno bene al tavolo, ma capacità di analizzare le giocate e di distinguere tra quelle fortunate e quelle realmente ben fatte. Quando invece la varianza è negativa, niente panico, ma studio, bankroll e accettazione degli swing.
“Non perdere la concentrazione né la pazienza quando attraversi un periodo in cui sembra che la varianza sia contro di te. La capacità di gestire gli alti e bassi del gioco e affrontare la varianza è una delle principali differenze tra i giocatori comuni (che ne subiscono l’impatto) e i grandi giocatori (che sanno come gestirla). Continua a giocare con determinazione e punta in alto.“
Immagine di testa credits PokerNews/Aussie Millions