Il Pot Limit Omaha (PLO) nasce come gioco cash game ma, ormai da una decina d’anni, anche i tornei di questo community cards game sono diventati alquanto popolari. E ci sono dei buoni motivi.
Innanzitutto, il PLO è più divertente del TH perché è più dinamico. Nel caso di un torneo, significa che i tempi di attesa per fare azione sono inferiori e questo soddisfa soprattutto chi si avvicina per curiosità o puro intrattenimento.
Per chi invece vuole dedicarsi in maniera più professionale, i tornei di PLO possono rivelarsi vantaggiosi perché spesso il field è “morbido”. Nei tornei di PLO ci sono tanti curiosi che vogliono testare il terreno, mentre la maggior parte dei professionisti preferisce concentrarsi sul cash game.
Ciò significa che il livello di gioco nella maggior parte dei tornei di PLO è generalmente mediocre. Ci sono quindi margini significativi da sfruttare per coloro che dedicano anche solo un modesto impegno ad apprendere una corretta strategia.
Ecco allora qualche suggerimento.
LA TIPOLOGIA DEL TORNEO
Primo di tutto bisogna analizzare il tipo di torneo, soprattutto dal punto di vista della struttura. Il PLO funziona bene con un gioco deep-stack, mentre diventa più aleatorio quando lo stack è ridotto. Bisogna tenere presente che la differenza di valore tra le starting hands è inferiore rispetto al Texas Hold’em e quindi il gioco nel PLO si sviluppa soprattutto sul board. Ne consegue che è utile avere la possibilità di vedere tanti flop, soprattutto nelle fasi iniziali e medie del torneo.
Conviene quindi scegliere tornei che offrono stack di partenza profondi e una durata lunga dei livelli. Le modalità turbo o hyper-turbo rendono il PLO da torneo meno interessante e profittevole.
LA FASE INIZIALE E’ IMPORTANTE
E’ importante cercare di incrementare lo stack nelle fasi iniziali del torneo, quando i bui sono ancora bassi, all’opposto di quanto avviene nei tornei di TH. Il motivo è quello indicato in precedenza: il divario di valore delle starting hands è meno significativo rispetto alla “texana”, e rende quindi meno efficace la fase preflop. Conviene quindi prendersi qualche rischio iniziale anche perché, nella peggiore delle ipotesi, c’è quasi sempre un’opzione di re-buy.
Bisogna anche ricordare che nel PLO non si può andare direttamente all-in, si può rilanciare solo fino alla dimensione del piatto. Questo significa che ci saranno quasi sempre odds buone per veder scendere altre carte sul board, ma chi ha uno stack elevato può farlo con maggiore tranquillità.
Nel pot-limit Omaha, l’ICM (Independent Chip Model, cioè la valutazione del rapporto tra lo stack e la fase del torneo) ha un impatto ancora maggiore sulla strategia rispetto al no-limit hold’em. Anche quando è chiaro che il giocatore bigstack sta aprendo in modo molto loose, non c’è modo di reagire adeguatamente per chi ha uno stack nettamente più basso, perché la forza del rilancio non è sufficiente per farlo foldare. Il motivo è sempre la differenza tra le equity preflop e postflop che sono molto più ristrette nel PLO rispetto al NLHE.
LIMPARE
Limitarsi al limp (entrare in gioco mettendo il minimo, cioè il valore del BB) è una strategia che può essere utile nei tornei di PLO, perché aiuta a vedere più flop contro avversari poco aggressivi. Inoltre, evita di esporsi a una 3-bet pesante da parte di un avversario bigstack, che potrebbe condurre a un’action potenzialmente rischiosa.
La situazione più comune è fare limp da late position, sempre però cercando di essere selettivi con il range di mani. Nei piatti multi-way conviene giocare carte alte, in particolare se possono chiudere un colore nuts o second nuts. Meglio non limpare con mani che rischiano di essere facilmente dominate.
I RISCHI DEL BLUFF
Nei tornei di PLO, spesso ci si trova ad affrontare avversari che giocano principalmente a No-Limit Texas hold’em. L’errore più comune di questi giocatori è sopravvalutare la forza della propria mano, sia preflop che postflop.
E’ un errore che va sfruttato ma non con il bluff, perché il più delle volte questi giocatori non saranno disposti a foldare la propria mano, per quanto mediocre, soprattutto quando hanno stack medio-alti.
DIMENTICARE LO SLOW PLAY?
E’ la conseguenza di quanto detto sopra. Se un avversario sopravvaluta le proprie mani, tenderà a chiamare spesso e con punti mediocri. Non c’è quindi motivo di fare slow play se si ha una buona mano, conviene invece puntare forte!
Questi ultimi due punti vanno però corroborati da una buona lettura degli avversari. Inserire bluff e slow play contro i “target” giusti è una strategia da considerare, perché rende meno leggibile il nostro gioco.