Pochi giorni fa ci siamo addentrati nell’oscuro mondo della superstizione legata al poker. Un mondo caratterizzato da rituali propiziatori e gesti da evitare a tutti i costi se non si vuole incappare in una clamorosa bad beat. E dire che il poker dovrebbe essere considerato un gioco di abilità.
Victoria Coren Mitchell, la prima giocatrice al mondo a vincere due volte un EPT – ma non più l’unica, dopo la vittoria di Mikalai Pobal a Praga nel 2019 – una volta ha scritto: “È strano che i giocatori di poker siano così superstiziosi. Passano metà della loro vita a spiegare pazientemente che il poker non è ‘gambling’, come la roulette o la lotteria: è un gioco di abilità, giudizio, perspicacia e saggezza. Poi però passano l’altra metà della loro vita a cercare di far stare in equilibrio una zampa di coniglio portafortuna sulle loro chip“.
E’ proprio così. Se si trascorre abbastanza tempo in un pokeroom dal vivo, capita di vedere un po’ di tutto. Tra le superstizioni più diffuse, ad esempio, c’è quella della prima mano. Per molti giocatori vincerla porta male. Alcuni arrivano a foldare perfino una monster hand come AA! Francamente, il nostro consiglio è di non farlo.
Poi c’è chi ha la fissazione del posto a sedere. Quando le cose vanno male, molti giocatori decidono di dare la colpa a dove sono seduti: si alzano e vanno alla ricerca di una sedia più fortunata. La prova del nove per sfatare questo mito sarebbe quello di sedersi subito al posto rimasto vacante. Noi, però, non vogliamo responsabilità.
Anche gli indumenti fanno parte del repertorio scaramantico di alcuni giocatori. Nonostante a lungo andare… “la cosa puzza”, ci sono player che non vogliono cambiare look per non interrompere un momento positivo. E’ questo il caso di John Hesp, il “nonno” che al Main Event delle WSOP 2017 ha vinto 2,6 milioni di dollari con il quarto posto finale. In quella occasione, Hesp ha deciso di indossare per tutte le giornate del torneo lo stesso stravagante abbigliamento, fatto di giacca “floreale” e cappellino di paglia. Oppure c’è la sciarpa dei Miami Dophins che Sebastian Sorensson non si è mai tolto dal collo durante il PokerStars Championship Main Event 2017 di Barcellona, poi vinto per €987.000.
Ma anche l’Italia ha i suoi due alfieri del look portafortuna. Uno è Dario Minieri che non si separa mai dalla sua sciarpa della Roma. Il vincitore di un braccialetto WSOP nel 2008 ha però chiarito che “La sciarpa non è un portafortuna. Sono orgoglioso della mia città e non voglio dimenticarla!”. L’altro è Max Pescatori, la cui immagine al tavolo è legata alla bandana tricolore e che, forse, lo ha aiutato a vincere 4 titoli WSOP, il record tra i player italiani. All’origine di questa scelta c’è una ragione di stile. Il “Pirata” ha confessato a Italiapokerclub che “Una sera non sono riuscito a domare i miei capelli. Piuttosto che apparire in tv completamente spettinato, ho deciso di indossare la bandana tricolore che avevo acquistato qualche giorno prima qui negli Stati Uniti. È stato un successo e da lì è nato il mito di The Italian Pirate”.
Tornando a John Hesp c’è un’altra curiosità che lo riguarda, sempre in tema di superstizioni strane. Dopo aver raggiunto il Rio Casino con un taxi Uber al Day 1, Hesp ha deciso che il suo accompagnatore era un “autista fortunato” e ha insistito per farsi portare all’hotel sempre da lui anche nei giorni a venire. Pare che siano sorte complicazioni quando Hesp ha chiesto all’uomo di fargli da agente/manager prima del tavolo finale.
E poi c’è tutta la serie di portafortuna. Siamo sinceri: chi non ne possiede uno?
Quando si tratta di giocatori di poker, ci sono alcuni casi famosi. Il più noto, forse, è quello dello squaletto di Humberto Brenes. I 207 in the money, 2 titoli WSOP e 6,6 milioni di dollari incassati in carriera nei tornei live dal pro argentino sono probabilmente anche merito del card protector a forma di squalo (“The Shark”) che Brenes tira fuori nelle situazioni di all-in.
Un altro card protector è quello usato da Greg Raymer durante le sue partite poker: un fossile che, tra l’altro, è all’origine del suo nickname “Fossilman”.
E’ probabile che in molti ricordino l’arancia di Johnny Chan sempre presente nelle sue vittorie alle World Series of Poker. Ma a quanto pare non si trattava di un portafortuna: Chan usava il frutto semplicemente per coprire l’odore di fumo di sigaretta nei casinò che a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 era davvero pesante: “Per vedere le carte c’era bisogno di un coltello per tagliare la nebbia!” ha raccontato lo stesso Chan.
All’opposto della scelta fatta dal 10 volte “braccialettato”, c’è quella di Sam Fahra che si è sempre presentato al tavolo con una sigaretta in bocca. Una sigaretta rigorosamente spenta, però, dal momento che Farha non è un fumatore e la utilizzata come amuleto scaccia sfortuna. Se le mani vanno per il verso giusto, la sigaretta rimane in bocca senza fumo né cenere. Se invece le carte non sono a favore, Sam Fahra è pronto a prendere una nuova dal pacchetto.
Così come Brenes anche Kun ‘Nani’ Dollison, tre volte vincitrice di un braccialetto d’oro alle WSOP, ha scelto un portafortuna di forma animale: nel suo caso si tratta di un topolino meccanico che apre e chiude continuamente gli occhi e attira l’attenzione di tutti i giocatori seduti al tavolo. Oltre ad essere un amuleto, il topolino è probabilmente anche un persuasore occulto.
Chiudiamo con una scelta più… eterea: quella di Doyle Brunson che usa come card protector/portafortuna il logo dei Ghostbusters. Buono per scacciare le carte maligne e meno “odoroso” di uno spicchio d’aglio.
Foto di testa: John Hesp alle WSOP 2017 (credits WSOP/888poker)