La musica è spesso nelle orecchie dei giocatori di poker. In particolare quando questi sono immersi in lunghe sessioni al tavolo e una buona playlist diventa il rimedio contro le distrazioni.
Ma quanto conta il poker per musicisti, cantanti e soprattutto parolieri? Più di quanto ci si possa aspettare!
L’analogia tra vita e gioco è infatti spesso presente nelle canzoni. In particolare quelle “made in USA” dove la parola poker fa spesso capolino nei testi.
Nei titoli, invece, è un po’ meno usata. Secondo quanto si riesce ad estrapolare dal Music Lyrics Database (MLDb), una specie di Wikipedia della musica registrata, la parola “poker” in effetti appare soltanto in una decina di titoli.
Il più noto è ovviamente “Poker Face” di Lady Gaga. Poi ci sono “Lazy Poker Blues” di Fleetwood Mac, “That Was A Crazy Game of Poker” di O.A.R., “Poker” di Electric Light Orchestra e un’altra canzone intitolata “Poker Face” degli Swollen Members.
I primi 4 sono i più brani più noti. A questi aggiungiamo “The Dark Town Poker Club” (Phil Harris), “The Uptown Poker Club” (Jerry Reed), “Who Played Poker with Pocahontas” (Al Jolson), “Dolans Poker Party” (Frank Crumit) e “Poker Woman Blues” (Blind Blake).
Se poi si estende la ricerca ai tipi di poker o ai nomi delle mani, la lista include altre titoli. Martin Harris, nel suo Poker & Pop Culture: Telling the Story of America’s Favorite Card Game, ha elaborato la sua top 50 delle canzoni con un termine pokeristico nel titolo. I generi sono quasi tutti presenti. Abbiamo il blues, il pop, il rock, il folk, il country, il metal, l’hip-hop e tanto altro. La playlist è su Spotify.
Tornando a MLDb e cercando tra i testi e non solo tra i titoli, la lista cresce fino a 207 canzoni. In questo elenco spicca la ballata british soft-rock di Chris de Burgh, “Spanish Train“, che racconta di una partita di poker contro il diavolo durante un viaggio in treno. Un testo molto metaforico che riconosce l’aspetto esistenziale del gioco:
Il testo recita: “Joker is the name, Poker is the game // We’ll play right here on this bed // And then we’ll bet for the biggest stakes yet // The souls of the dead!“.
Più diretto e aggressivo è il rapper di New York LL Cool J, che sfida un rivale anche in questo caso usando la metafora del poker:
“Play you like a poker chip, that’s what you get // I bet your fret, sweat, and regret you met the Titan of Fightin’, excitin’ when writin’“.
Molti giganti della musica parlano di poker, incluso Paul McCartney in “Junior’s Farm” (“I said you should have seen me with the poker man // I had a honey and I bet a grand”) e Bruce Springsteen in “Devil’s Arcade“.
Il poker viene citato anche da Elvis Presley, ovviamente in “Viva Las Vegas” (“Oh, there’s blackjack and poker and the roulette wheel“). Ma The King ne parla anche in “Frankie and Johnny“, quando quest’ultimo si lamenta che la sua “fortuna nel poker sta svanendo“, spingendolo ad azzardare e a tentare di cambiarla “con una ragazza di nome Nellie Bly“.
Chi scrive canzoni d’amore malinconiche, invece, parla spesso di rimorsi. “Ah you hate to see another tired man lay down his hand, like he was giving up the holy game of poker“. Così canta Leonard Cohen in “Stranger Song“.
Curiosamente, la canzone che più di tutte sembra dedicata a chi ama il TH, non fa neppure una menzione al gioco. “The Gambler” di Kenny Roger è l’inno non ufficiale del poker, pieno di riferimenti ma senza che la parola che inizia con la p venga mai scandita.
In ogni caso The Gambler non può mancare nella vostra playlist!
Immagine di testa Lady Gaga in “Poker Face” credits Youtube.com