Nel Texas Hold’em, il ranking delle mani di partenza è abbastanza intuitivo. La coppia più alta è ovviamente AA che parte avanti su tutte le altre starting hand. Due Assi hanno almeno l’81% di vantaggio preflop contro qualsiasi altra mano, con l’eccezione dei suited connectors di colore diverso e medio-bassi (da 10-9 a 5-6, cioè due carte alle quali non serve un Asso per completare la scala) che abbassano questa percentuale al 77%.
La situazione cambia se parliamo di Pot Limit Omaha (PLO). L’I.A. indica AAKK double suited come la best starting hand del PLO, ma il suo vantaggio preflop sulla seconda migliore mano (AAJT double suited) si riduce a un modesto 6%, mentre nel 40% dei casi c’è parità. Una bella differenza rispetto all’81%-19% di AA vs KK nel Texas Hold’em!
Da cosa dipende questo scarto? Come abbiamo già spiegato nel precedente articolo, con 4 carte in mano e 5 sul board, le combinazioni per realizzare un punto alto sono molto più numerose rispetto al TH. Il PLO è quindi un tipo di poker orientato più alla fase postflop che a quella preflop, ma ciò non significa che la hand selection abbia scarsa importanza.
Il ruolo del board fa sì che i criteri per la scelta siano un maggiormente articolati e complessi di quelli che si applicano nel Texas Hold’em. Ed è su questo che ci concentriamo qui.
Puntare in alto, meglio se al “nuts”!
Avere carte alte (Assi e più in generale tutte le “Broadway”) nella propria starting hand è importante, per evitare di essere dominati quando si chiude un punto elevato. E’ in quelle situazioni che nel PLO si perdono i piatti che fanno male!
Bisogna infatti tenere presente una cosa: al tavolo, tutti hanno 4 carte in mano e tutti cercano combinazioni di punti alti. Ciò significa che soprattutto i colori deboli, quelli costruiti su due carte basse dello stesso seme, perdono di valore e possono diventare rischiosi nel caso di azioni multiway. Lo stesso capita alle scale: con tre carte in sequenza sul board, può succedere che l’avversario abbia chiuso quella superiore. Il caso dei fullhouse è un po’ diverso, ma in ogni caso vale sempre la regola per cui è meglio chiuderlo con le carte più alte!
Scegliere carte connesse
E’ una ovvia conseguenza di quanto abbiamo detto finora. Le 4 hole cards devono “lavorare” insieme per formare il punto. Se una è del tutto disconnessa (il “dangler”) conviene non giocare quella starting hand. L’essenziale è chiedersi se tutte le carte che abbiamo in mano hanno uno scopo.
Prendiamo ad esempio A♣2♥9♠K♣. L’A e il K lavorano insieme per la doppia coppia massima, ma soprattutto per la scala e il colore nuts. Asso e 2 possono realizzare una scala wheel. E il 9? Purtroppo quello è il famigerato dangler che rende troppo debole questa mano.
In sostanza, se le carte sono connesse ci sono più outs e si crea anche la possibilità di migliorare un punto centrato al flop. Ad esempio, sulle prime tre carte potremmo avere una doppia coppia e contemporaneamente un progetto di scala bilaterale o a incastro.
Infine, c’è merito anche nella differenziazione dei progetti. Una mano come 10♦9♦5♣4♣ è giocabile anche se non contiene carte alte. Dalla sua ha però il doppio progetto a scala e a colore con carte che non si rubano gli out. Va giocata con prudenza, facendo pot-control soprattutto se l’azione è multiway, ma può regalare soddisfazioni. Giusto per dare un’idea di come il PLO si basi sui punti alti, preflop questa mano è al 40% contro AAKK double suited.
Non bisogna sopravvalutare le coppie alte
Nel Texas Hold’em No Limit si dice spesso che la coppia va difesa. A volte si esagera, ma il senso è chiaro: una coppia, anche di basso valore, è un punto in grado di vincere il piatto.
Nel Pot Limit Omaha questa cosa succede di rado. Coppie di Assi o di Kappa, se non sono collegate alle altre 2 carte della starting hand, perdono valore. Ad esempio, A♣A♥5♣4♥ ha un 21% di chance di vittoria in più rispetto a A♦A♣9♥2♠, nonostante lo split resti elevato (57%).
La situazione peggiora ulteriormente se ci sono tre carte uguali (tre Assi, Kappa etc), perché le probabilità di floppare un set sono dimezzate e il poker di Assi non è più realizzabile (resta solo quello clamoroso chiuso con la quarta hole card e tre sul board). Una mano come A♦A♥A♣J♦ può anche essere giocabile se l’azione preflop è blanda e c’è il vantaggio della posizione. Altrimenti si può foldare senza troppi rimpianti.
La posizione al tavolo incide sulla scelta
A proposito di quest’ultimo punto, cioè il rapporto tra la scelta della starting hand e la dimensione dell’action preflop, bisogna evidenziare che anche nel PLO la posizione al tavolo ha il suo peso.
Alcuni sostengono che sia meno importante rispetto al TH, ma in realtà questo ha senso solo quando il tavolo è molto passivo e concede il limp. In tutti gli altri casi, la scelta della mano è condizionata da dove siamo seduti: in late position possiamo essere più loose, da early ci vuole più prudenza.
Un esempio. K♣K♥7♣5♥ è una mano mediocre che però può essere giocata da late position, rilanciando se nessuno ha aperto prima o chiamando un singolo raise. Se invece c’è stata una tribet, la mano è da foldare. Fold anche da early position se il tavolo è aggressivo.
Immagine di testa: Shaun Deeb, vincitore di due braccialetti Omaha alle WSOP (nella foto, dopo il successo nell’High Roller Pot-Limit Omaha del Seminole Hard Rock Open 2023. Credits PokerNews)