Al tavolo da poker si fanno incontri di varia umanità. Non parliamo solo di giocatori loose o tight, passive o aggressive, cioè caratterizzati dallo stile di gioco, ma di veri e propri “caratteri”.
Prendiamo il “burbero“, ad esempio. E’ il tipo poco socievole, in certi casi taciturno, in altri brontolone, a volte perfino scontroso. Uno non troppo piacevole quando ce l’hai al tavolo. Poi magari scopri che è una persona gentile ed altruista, alla Bud Spencer.
Ebbene, anche il poker ha avuto il suo “io sto con gli ippopotami”. Si chiamava Paul Clark, soprannominato “Eskimo“. La ragione del nickname (“eschimese”) rimane incerta, ma è probabilmente legata alla somiglianza del giocatore con il volto che compare sulle Alaska Airlines. Questo:
Il look da persona fisicamente adatta ai climi rigidi a dire il vero c’è. In realtà Eskimo nasce nel 1947 a Stockton (Missouri) e cresce a New Orleans, insieme ad altri 3 fratelli e 3 sorelle. Verso la fine degli anni ’60 Paul Clark è volontario in Vietnam, dove dà il suo contributo nel corpo medico.
Ma già in quel periodo il poker è parte della sua vita. Lo gioca durante i momenti di pausa dalla guerra, in un Paese culturalmente predisposto verso carte e dadi. Addirittura si mormora che, una volta rientrato negli States, Clark sia stato uno dei promotori del badugi, variante del draw poker che avrebbe appreso a Saigon.
Difficile verificare la veridicità della cosa, ma di certo Eskimo dalla fine degli anni ’70 in avanti è un gambler conosciuto nei principali casinò di Las Vegas. Gioca a un po’ di tutto, e anche scommette su tutto, ma senza dubbio eccelle nel poker.
Nel 1988 va per la prima volta in the money alle WSOP. E’ 8° nel $1.000 Omaha Limit. Un anno dopo centra lo stesso risultato nel $1.500 Seven Card Razz. Andrà a premio altre 18 volte alle World Series Of Poker e, di queste, tre sono braccialetti.
Il primo titolo arriva nel 1992, quando batte Ray Rumler nell’heads-up del $5.000 Seven Card Stud per $122.000. 7 anni dopo si ripete. E’ di nuovo un torneo di Seven Card, questa volta in modalità Razz e per $1.500 di buy-in (premio 84.610 dollari). L’ultimo titolo WSOP è datato 2002: un altro Seven Card Stud (High Low) che gli fa guadagnare $125.200. Complessivamente in più di 30 anni di tornei di poker Paul Eskimo Clark ha vinto $2.719.182, mettendo a segno 174 ITM, l’ultimo nel 2013.
E’ opinione comune che Paul Eskimo Clark sia stato uno dei giocatori più forti negli anni Novanta, soprattutto di Stud Poker. Abile con le carte ma antipatico e anche asociale, per alcuni. Altri invece, forse coloro che più sono riusciti ad avvicinarsi a lui, parlano di una persona dal cuore grande, disposta ad aiutare chi nella vita ha davvero bisogno. E a stakare i giocatori. E anche a farsi stakare, tutte le volte che si è trovato un po’ a corto di fondi.
Perché per lui il poker è stato una passione totale. Una passione che a volte dà e a volte prende ma che, almeno per Eskimo, va vissuta fino in fondo. Anche fisicamente.
In questo senso, è piuttosto nota la vicenda che gli è capitata durante le WSOP del 2007. Paul Clark sta giocando il tavolo finale del $1.500 Seven Card Razz quando improvvisamente viene colpito da un malore. Crolla a terra, sembra incosciente. Interviene il medico ma dopo qualche istante Eskimo si rimette in piedi: tranquillizza tutti e, senza troppe esitazioni, si siede al tavolo per continuare la partita.
Lo staff del casinò e la maggior parte dei presenti gli consigliano di non farlo: il torneo può essere messo in pausa fino al giorno successivo. Ma lui no, vuole riprendere subito la gara. I responsabili delle WSOP chiedono consiglio sul da farsi, ma l’ufficio legale chiarisce che non gli si può impedire di continuare a giocare. Così Eskimo firma la liberatoria che esenta le WSOP da qualsiasi responsabilità e il tavolo finale riprende.
Il problema è che dopo un’ora e mezza è di nuovo a terra, stordito. Questa volta il medico deve intervenire pesantemente, con massaggio cardiaco prima e defibrillatore poi. Paul Clark si rialza di nuovo e torna al tavolo. Ma il tournament director decide diversamente e manda tutti in pausa cena anticipata. Sono le 19:30.
Intorno alle 22:00 il noto giornalista/scrittore di poker Nolan Dalla lo trova nel giardino sul retro della cucina. Dalla ci tiene a specificare quanto quell’anno il cibo fosse particolarmente cattivo. Ebbene, Eskimo è lì: con una mano sgranocchia alette di pollo fritte e nell’altra regge una sigaretta. Il peggio che possa fare uno che molto probabilmente ha avuto due principi di infarto. Terminata la pausa, Clark torna al tavolo è chiude al 4° posto per $31.186 di premio.
Naturalmente quei due KO erano segnali da tenere in considerazione. Non per Eskimo che ha continuato a giocare e a vivere il poker come se non ci fosse un domani. Per lui l’ultimo sul calendario è datato 15 aprile 2015, quando un infarto lo ha stroncato nella sua casa di Las Vegas.
11 giorni prima era morto un altro grande giocatore di poker che condivideva con Eskimo la passione senza regole per il poker: David “Devilfish” Ulliott.
I due si erano sfidati nel 2003, al tavolo finale del 2003 WPT Bellagio: in quella occasione Paul Clark si era lasciato dietro tutti, compreso Ulliott, quinto.
Foto di testa: Paul “Eskimo” Clark (foto credits PokerNews)