Nel Texas Hold’em è difficile resistere al fascino dei connectors, cioè di due carte consecutive in ordine di valore, che diventano ancora più invitanti se sono dello stesso seme (in inglese, suited).
Sei a un torneo importante, sollevi le hole cards quel tanto che basta per vedere cosa nascondono e trovi 10♥9♥. Oppure Q♠J♠ che sembra una “combo” ancora più bella solo perché sono “carte vestite“. Che cosa succede a quel punto? La mente elabora immediatamente l’immagine di un board con progetti a scala o a colore. Se poi dovesse arrivare il flop della vita, la combo-draw di scala E colore, sai già cosa fare: all-in in qualsiasi caso!
Ci sono poi altre mani che suscitano un facile innamoramento: gli assi deboli, cioè quelli con un kicker medio-basso, ma suited. Anche in questo caso, la possibilità di chiudere il colore nuts è ciò che invoglia a giocarli.
In entrambi i casi si tratta di starting hand che hanno un ottimo potenziale, ma che al tempo stesso nascondono grosse insidie. A volte è necessario lasciarle andare, anche se per farlo ci vuole sia intuizione che coraggio.
La giusta dose di questi due andrebbe chiesta a Joep Van Den Bijgaart che all’EPT di Berlino ha fatto vedere al mondo intero una giocata pazzesca.
L’edizione del torneo è quella del 2011 e l’azione si svolge quando in gara sono rimasti 17 player su 773 partecipanti. Il tavolo è ovviamente quello ripreso dalle telecamere e al momento ospita 6 giocatori.
Ad aprire il gioco è l’americano – ma di origini libanesi – Jeffrey Hakim il quale rilancia da cutoff a 65.000 quando i bui sono 15.000/30.000 ante 3.000. Hakim ha in mano i connectors “vestiti”, Q♣J♣. Alla sua immediata sinistra, cioè in posizione di bottone, gioca Benjamin Wilinofsky che spilla A♦A♠. Il canadese in quel momento è il chipleader del torneo e, forse proprio per il grande vantaggio in chips, decide di andare in slowplay con un call. Lo SB folda, mentre Joep Van Den Bijgaart chiama da BB con A♥9♥.
Nessuno dei tre è ancora un giocatore particolarmente famoso. Il più titolato è Hakim che vanta alcuni ITM alle WSOP, all’EPT e circa 350mila dollari vinti nei tornei live. Dopo questa mano finiranno tutti sulle prime pagine dei siti di poker.
Il flop, infatti, è di quelli che annunciano spettacolo e possibili disastri: 9♠2♣A♣. Ce n’é per tutti: Hakim ha progetto di colore (flush draw), Wilinofsky ha settato gli assi, Van Den Bijgaart si ritrova con la migliore doppia coppia in mano.
L’olandese parla per primo e fa check. Hakim ne approfitta e decide di c-bettare 93.000. Questa volta Wilinofsky rilancia fino a 193.000 chips. Van Den Bijgaart, a sua volta, non può limitarsi al call e infatti decide di tribettare forte mettendo nel piatto 530.000 chips, più o meno un terzo del suo stack.
Hackim decide saggiamente di chiamarsi fuori e passa la palla al giocatore canadese che senza troppe esitazioni annuncia l’all-in (ca. 5,7 milioni). Joep Van Den Bijgaart va in the tank.
L’olandese ci pensa sopra per quasi tre minuti. All’inizio pensa a un bluff (o meglio un semibluff con una combo-draw) e dichiara di non saper cosa fare.
A un certo punto dice “I hate myself“, che in questa situazione significa più o meno “odio quello che sto per fare“. E infatti, trenta secondi dopo, Joep Van Den Bijgaart manda le proprie carte nel mucchio, mettendo a segno un fantastico hero-fold. Non ci credete? Il video è raggiungibile da qui.
Davvero una grandissima giocata che consentirà al player olandese di arrivare al final table e di ottenere un ottimo 7° posto da 100mila euro, di gran lunga il suo miglior risultato fino a quel momento.
Per la cronaca, a vincere il torneo sarà proprio Benjamin Wilinofsky, decisamente on fire a Berlino nel 2011. Da allora, infatti, il canadese ha aggiunto al suo palmares solo 11 ITM con i tornei dal vivo: di mezzo c’è stata però una forte depressione che ha richiesto anni prima di essere sconfitta.
Oggi il canadese vanta 1,6 milioni di dollari incassati in carriera, ma 1,2 milioni sono il “cachet” di Berlino.
Immagine di testa: Joep Van Den Bijgaart (credits PokerNews)