Negli ultimi anni, l’espressione “all-in” è diventata di uso comune per indicare l’intenzione di puntare all’obiettivo massimo o di rischiare tutto pur di raggiungerlo.
E’ il caso di un termine specifico del poker, dove “andare all-in” significa puntare tutte le chips a disposizione, che viene trasportato in altri ambiti. Ma anche il linguaggio del poker ha preso a prestito molti termini, soprattutto dal gergo sportivo. Volete sapere quali? Bene, allora diamo il “calcio d’inizio” e vediamo alcune espressioni e termini dello sport che sono entrati nel gergo pokeristico!
Cominciamo dal football americano. In una squadra di NFL, il “kicker” è il giocatore specializzato nei calci piazzati. Un ruolo che normalmente non comporta eccessivi “scontri diretti” e contatti fisici con gli avversari. Nel poker, il “kicker” è la carta che non lega il punto sul board, ma accompagna quella che lo fa ed è spesso decisiva per stabilire chi è in vantaggio. Allo stesso modo il kicker del football americano è in grado di aggiungere il punto addizionale a quelli realizzati facendo touchdown. Insomma, un ruolo che può risolvere una situazione di pareggio, così come capita nel poker quando due giocatori hanno entrambi la top pair e devono guardare chi ha il “kicker” più alto.
Passiamo alla boxe, il cui termine più noto è forse il KO, il knockout, che si verifica quando uno dei due pugili viene messo fuori combattimento. Nel poker, il termine “knockout” si riferisce all’eliminazione di un giocatore. Esistono anche i “tornei KO” nei quali si cattura la “taglia” in denaro dell’avversario ogni volta che si riesce ad eliminarne uno.
Il basket, invece, fornisce al poker la parola “brick” (“mattone”). In entrambi i casi l’accezione è negativa: nel basket è un pessimo tiro, nel poker una carta inutile o brutta.
Rimaniamo nel settore degli sport più amati negli USA, che sono anche il Paese dove è nato il poker moderno. Nel baseball quando il lanciatore effettua 4 lanci sbagliati concede una base al battitore. Questo è definito un “walk“. Nel poker lo stesso termine viene usato quando tutti foldano lasciando il buio al big blind, che incassa in questo modo il piatto minimo – solo lo small blind ed eventualmente le ante: in pratica, l’equivalente di una singola base.
Nel golf c’è lo “swing“, che descrive il movimento fluido ma vigoroso di un giocatore che colpisce la pallina con la mazza. Catturandone il senso di movimento e oscillazione, il poker usa i termini di swing positivo e negativo per descrivere i periodi più o meno buoni di un giocatore alle prese con le carte.
Anche le corse dei cavalli hanno qualcosa da dire e da dare al poker. Il prestito in questo caso riguarda il termine “horse” (“cavallo”) per riferirsi a un giocatore che viene stakato, cioè finanziato, da qualcun altro. Immaginate il finanziatore come il fantino che “cavalca il suo cavallo”, interpretato dal giocatore sponsorizzato.
Infine l’atletica, la madre di tutti gli sport. Il mondo del poker usa spesso l’espressione “essere in testa”, quando si parla di chipleader al tavolo o del torneo. Inoltre, com’è noto, la corsa più lunga è la maratona (42 km e 195 metri), un termine spesso utilizzato anche per parlare di un’attività che richiede pazienza e/o resistenza. Nel poker è piuttosto comune riferirsi a un torneo come a “una maratona, non uno sprint“. Alle WSOP c’è (stato) persino un evento chiamato “Marathon”.
Rimanendo nel campo dell’atletica, potremmo dire a questo punto di aver “tagliato il traguardo”. Se però avete altri suggerimenti, siamo a disposizione per i “supplementari”.
Immagine di testa credits PokerNews