Nonostante gli 800mila dollari accumulati e i 60 piazzamenti in the money, James “Jim” McManus non è esattamente un professionista di poker.
E’ piuttosto un grande appassionato del gioco che di professione fa lo scrittore, il giornalista e il professore (dal 1981) di liberal arts all’Arts Institute di Chicago.
Le sue due anime trovano il modo di coniugarsi nel 2000 quando l’Harper’s Magazine, una rivista americana di letteratura, politica, cultura, finanza e arte, gli commissiona un articolo sulle World Series Of Poker. All’Harper’s Magazine interessa raccontare il crescente interesse femminile per il gioco attraverso un pezzo di 5.000 parole. Il compenso è un dollaro a parola.
Jim McManus accetta, ma chiede 4mila dollari in anticipo per eventuali spese: ha in mente un reportage molto particolare, dettagliato e soprattutto raccontato dall’interno della competizione.
Ricevuto il via libera dal committente, lo scrittore vola a Las Vegas, cercando di risparmiare il massimo su quell’anticipo. Per l’aereo usa il bonus dei suoi frequent flyer miles, e quindi spende zero dollari. Arrivato a Sin City, sceglie di alloggiare in un hotel molto modesto. Tutto quello che gli resta, lo investe nei satelliti per qualificarsi al Main Event.
Missione compiuta.
All’edizione 2000 del Main Event ci sono 512 entries e lo scrittore è una di quelle, grazie al ticket vinto nel satellite. Ma è anche la prima volta in un torneo da professionisti per James “Jim” McManus che fino a quel momento non ha ancora collezionato alcun ITM ufficiale. L’emozione è enorme, come racconterà poi lo stesso protagonista nell’articolo per l’Harper’s Magazine e in un suo libro, ma il debutto è comunque positivo.
McManus supera il Day1 e al Day2 si trova al tavolo con Kathy Liebert, la giocatrice più temuta di quel periodo. Sopravvive anche a questo test che tra l’altro gli offre l’occasione per intervistare la seconda giocatrice più vincente al mondo, dopo Vanessa Selbst.
Sul finire del Day2, viene spostato al tavolo dove c’è un’altra top player, Annie Duke (4,3 milioni di dollari vinti in carriera). E gli va pure meglio perché trova un’altra storia al femminile da raccontare nel suo articolo e la via verso il Day3. La Duke forbetta all-in con QQ ma Jim McManus è pronto al call con KK: board liscio e lo stack dell’ultima giocatrice rimasta in gara collassa. Annie Duke uscirà più tardi, al 10° posto.
Nel percorso di avvicinamento al tavolo finale, Jim McManus incrocia carte e chips con Thomas John Cloutier: un vero e proprio guru del poker per lo scrittore che si è preparato alla competizione studiando il libro di “T.J.” Championship No Limit & Pot Limit Hold’em.
In particolare c’è una mano che avrebbe potuto cambiare le sorti di McManus e di Cloutier. Apre quest’ultimo da SB con AT e Jim McManus chiama. Il flop si presenta con A-9-6. Il futuro Hall of Fame del Poker cerca la trappola con un check-raise all-in sulla bet a 20.000 di McManus. Ma lo scrittore ha AJ e riconosce nell’all-in del professionista un tentativo di “scippo”: chiama e si trova avanti, ma due 9 consecutivi tra turn e river splittano il pot, salvando così lo stack di Cloutier.
La sfida si ripete qualche livello più tardi, ma questa volta finisce a favore di Jim McManus che trova un hero call con AK vs A9 in bluff al turn di Cloutier. Con quel colpo e con quello vinto su Annie Duke, lo scrittore è tra i final 9 del Main Event WSOP edizione 2000.
Al tavolo finale ci sono almeno tre “pezzi grossi”. Uno è il professionista pakistano-americano Hasin Habib (5,5 milioni di dollari accumulati in carriera) che McManus ha eliminato da un satellite per il ME. C’è poi Chris “Jesus” Ferguson che al polso ha già un braccialetto, conquistato qualche giorno prima nel $2.500 Seven-Card Stud. Il terzo è TJ Cloutier.
Jim McManus inizia con il secondo stack e riesce a navigare fino a 5 left, quando incappa in una durissima bad beat. Hasin Habib va all-in con A♥4♥ e McManus chiama con A♣Q♣: lo scrittore rimane avanti fino al river, quando si materializza un beffardo 4. Nove mani più tardi Jim McManus termina il suo percorso nel Main Event. Ormai short, mette tutte le chips con A♣2♠ ma Steve Kaufman lo domina con A♦Q♠. Questa volta il river non restituisce il maltolto allo scrittore che chiude 5° per $247.760 di payout. Per la cronaca, alla fine il torneo verrà vinto da Chris Ferguson su TJ Cloutier.
Quel risultato è ancora oggi il suo migliore in ambito pokeristico, anche se James “Jim” McManus ha raggiunto altre due volte un FT WSOP: nel 2004 (4° nel $5.000 Limit Hold’em) e nel 2006 (6° nel $2.000 Pot Limit Hold’em). E nonostante la dolorosa eliminazione, lo scrittore ha realizzato la sua impresa: quella di vivere una meravigliosa avventura nel più importante torneo al mondo, fatta non solo di poker giocato ma anche raccontato.
L’avventura nel Main Event del 2000 è infatti immortalata nel suo Positively Fifth Street: Murderers, Cheetahs, and Binion’s World Series of Poker, libro che ha avuto un’ottima accoglienza di pubblico e critica e che “Jim” McManus ha dedicato al proprio figlio James, deceduto prematuramente nel 2001 a soli 22 anni.
Immagine di testa: James “Jim” McManus (credits WSOP)