Ogni edizione delle World Series Of Poker ha qualcosa da raccontare. Può essere una vittoria clamorosa. Un record. Oppure la storia di un giocatore particolare.
Nel caso dell’edizione disputata nel 1983, si tratta di una serie di strane situazioni tutte legate al Main Event e ad un’unico giocatore, diventato poi un’icona del poker per-Internet.
Iniziamo col dire che quell’anno ci fu un picco di interesse nei confronti dei satelliti per il Main Event. Arrivarono così tante persone intenzionate a giocarne almeno uno che la famiglia Binion, proprietaria del casinò Horseshoe e del marchio WSOP, dovette chiedere ospitalità a casinò vicini per gestire la richiesta. Il Golden Nugget e il Four Queen furono ben felici di dare una mano ai Binion organizzando i satelliti nelle loro pokeroom.
La ragione di questa impennata è presto detta. Chi non possedeva il budget dei grandi professionisti aveva capito che quello era l’unico modo per tentare il colpo grosso. Tra questi “debuttanti” c’era anche un certo Thomas McEvoy, ex-contabile proveniente dal Michigan con la passione per il gioco.
McEvoy si iscrisse ad un satellite da $1.100, vincendolo. Tuttavia, avendo in programma di partecipare ad altri tornei, l’allora 39enne si fece prestare una parte dei soldi necessari per pagare il buy-in. In cambio gli investitori gli chiesero una percentuale sull’eventuale incasso nel Main Event. Un accordo abbastanza normale in quel periodo, così come lo è ancora oggi.
Tom McEvoy fece accordi con alcuni giocatori iscritti al satellite (tra questi il professionista-teorico del poker David Sklansky), con tre amici e anche con il futuro campione del mondo Johnny Chan, al quale cedette il 20%. Morale: al protagonista di questa storia alla fine era rimasto solo il 33% in caso di payout.
Quasi fosse un copione già scritto, Tom McEvoy vinse il Main Event, diventando così il primo campione del mondo di poker qualificato attraverso un satellite. Questo è uno dei motivi per i quali il torneo del 1983 è entrato nella storia delle WSOP.
Il testa-a-testa conclusivo contro un altro giocatore arrivato da un satellite, il californiano Rod Peate, fu il più lungo (e noioso) nella storia delle WSOP: ben sette ore! Il record è oggi ancora intatto se si guarda solo ai Main Event. A livello generale quel primato è stato superato nel 2006 dalla finale del $50.000 HORSE tra Andy Bloch e Chip Reese.
In ogni caso, si tratta di un’attesa che si può sopportare quando in palio ci sono tanti soldi. Ma quanti esattamente? Facciamo due conti.
Il payout ufficiale per il primo posto fu di 540mila dollari. Al vincitore ne andarono però solo 180.000 a causa dei tanti deal fatti prima del satellite. A festeggiare più di tutti fu invece Johnny Chan che aveva prestato soldi non solo a McEvoy ma anche a Rod Peate: alla fine il grande professionista cino-americano guadagnò più soldi di ognuno dei due finalisti!
A rendere questa situazione ancora più beffarda per il nuovo campione del mondo di TH c’è un altro fatto. Quattro giorni prima del ME, Tom McEvoy si era aggiudicato l’evento $1.000 TH Limit, un torneo proposto per la prima volta alle WSOP, insieme a quello di Omaha.
Con il primo premio da 117.000 dollari avrebbe tranquillamente potuto pagarsi l’iscrizione al torneo principale. Peccato che il satellite fosse andato in scena il giorno prima del torneo di Limit Hold’em!
Comunque sia andata, Tom McEvoy ha sempre riconosciuto il valore di quella vittoria, non solo dal punto di vista economico. Lui stesso una volta ha affermato che “Questa vittoria mi ha reso subito famoso; mi ha aperto diverse porte, tra cui offerte di sponsorizzazioni in numerosi tornei. E quando ho deciso di scrivere alcuni libri sul poker (una mezza dozzina, ndr), la mia reputazione li ha resi ancora più popolari. Molto persone mi hanno addirittura chiesto di dare loro una serie di lezioni private“.
Oggi, a 78 anni, Tom McEvoy ha ancora voglia di poker nonostante i 4 braccialetti vinti (i due del 1983, poi un Razz nel 1986 e un Limit Omaha nel 1992), 324 ITM e circa 3,1 milioni di dollari incassati con i tornei live.
Nel 2013 Thomas McEvoy è stato inserito nella Poker Hall Of Fame.
La sua carriera racconta non solo un pezzo di storia del poker, ma decine di storie legate a questo mondo. Eppure quando si racconta la sua vittoria al ME 1983, è difficile non pensare ad un altro giocatore che giusto vent’anni dopo è diventato campione del mondo.
Contabile di mezza età con la passione per il poker, vincitore del Main Event WSOP grazie a un satellite. La differenza è che in questo secondo caso le pokeroom erano già entrate nel mondo virtuale.
Davvero non vi ricorda qualcuno?
Immagine di testa: Thomas McEvoy (credits Pokernews)
Fonte di riferimento: “Storia del Poker” di Franck Daninos, edizioni Odoya