Chips, fiches, gettoni, pezzi, possiamo chiamarle come vogliamo ma la sostanza non cambia: sono quell’equivalente del denaro che ci portiamo al tavolo per giocare a poker. Senza di loro, né il Texas Hold’em né le tante altre varianti di questo gioco di carte avrebbero senso.
Un surrogato dei soldi (e in genere convertibile) che può essere fisico quando parliamo di poker live, o virtuale nel caso del poker online. In entrambi i casi la funzione è la stessa, ma se davanti al computer le chips sono impalpabili, al tavolo reale esse diventano un’esperienza tattile e sonora, soprattutto quando vengono impilate una sopra l’altra negli stack o quando i giocatori più esperti si divertono con lo shuffle e altri trick di manipolazione dei gettoni.
Chi è stato in una pokeroom dal vivo sa di cosa stiamo parlando e, non ce ne vogliano i tifosi del poker online, conosce la piacevolezza nel toccare una chip. Ma a questo punto, una domanda sorge spontanea: come vengono realizzate le chips?
Ci sono tre aziende leader al mondo nella produzione di fiches: l’italiana Abbiati, la giapponese Matsui o la Gaming Partners International (GPI), fondata in Francia ma recentemente acquistata dalla giapponese Angel. Ci sono tante altre aziende di più basso livello che producono chip davvero economiche – quei dischetti colorati di plastica che basta un soffio di vento e finiscono chissà dove – ma quando un casinò vuole il meglio, bussa alla porta di una di queste tre compagnie.
Ciascun produttore dà un nome ai suoi tre o quattro template di base, ciascuno dei quali personalizzabile su più livelli. Le dimensioni vanno dai 39 ai 48 millimetri di diametro (ma le più diffuse chip hanno diametri di 39 e 43 millimetri). Il mercato americano in particolare ama la sensazione e il suono delle chip di “argilla”, che in realtà non sono fatte di argilla, ma di una sostanza che viene compressa e cotta fino a quando non diventa qualcosa di duro che ricorda la plastica. Poi ci sono chip definite “iniettate”, queste sì fatte di plastica, con spesso un’intarsiatura in metallo aggiuntiva. Queste chip vengono iniettate con vari materiali colorati per garantirne motivi ben distinti e riscontrabili sui margini. Sembrano decorative, ma non è solo questa la funzione che hanno. I produttori infatti non vendono mai due volte lo stesso design, perciò maggiori sono le parti di una chip ad offrire variazioni, maggiori sono le combinazioni esistenti. Quando si può cambiare forma, bordo e sezione interna/esterna di una chip, e si può iniettare fino a 50 colori, l’unicità del design è garantita. I database dei produttori contengono tutti i design precedentemente utilizzati e allertano l’azienda se viene proposta una combinazione già creata in passato. Questo permette ai casinò di sapere che la sua chip da $100, per esempio, non è uguale a quella da $1 di un altro casinò. Gli inserti nel centro delle chip vengono aggiunti separatamente, e il design, noto come “decalcomania”, è completamente personalizzabile in base al cliente. Alcuni casinò prediligono la semplicità, altri usano la decalcomania per inserire pubblicità.
Ci sono poi le chips realizzate totalmente in ceramica, più “preziose” di quelle in pura plastica, ma anche più facili a scheggiarsi cadono a terra. La loro caratteristica, oltre all’ottima colorabilità, è una leggera ruvidezza sull’anello esterno. Se esaminate questo tipo di chip al microscopio, quella ruvidezza vi appare in realtà come una serie di tante piccole punte: queste aiutano le chip a rimanere attaccate, così da poter essere impilate più facilmente.
Il costo di una chip in plastica stampata ad iniezione è molto basso, soprattutto per gli stampi sono multi-impronta, cioè in grado di produrre un numero elevato di pezzi ad ogni stampata. Ma anche le migliori chip possono avere un costo massimo di poco superiore a un euro. Ciononostante, in quanto surrogato del denaro, possono valere molto molto di più del loro costo di produzione (un po’ come la banconota, il concetto è lo stesso) e quindi contraffarle potrebbe essere un espediente molto redditizio, per quanto illegale.
E infatti c’è chi ha provato a produrre chip false per poi incassarle al casinò o rivendendole a un valore più basso. L’esistenza stessa dei casinò dipende dall’integrità delle chip che utilizzano. Il primo passo per dotarsi di chip sicure è la scelta del produttore. Una compagnia di alta qualità, come le tre di cui sopra, conosce tutti i trucchi del mestiere e riconosce l’importanza del proprio prodotto, tanto da aderire a tutte le linee guida più ferree. I produttori devono essere in grado di produrre chip identiche le une alle altre, senza variazioni di dimensione, motivo o – più probabilmente – difetti nel colore. D’altra parte, se tutte le chip sono diverse, come si fa a capire se c’è un falso?
Queste compagnie altamente professionali sono capaci di produrre chip che contengono qualsiasi tipo di dispositivo di sicurezza. Ad esempio, i direttori dei tornei di poker, o gli ispettori dei casinò, possono usare un dispositivo portatile a luci ultraviolette (UV) sulle chip, che rifletteranno grazie al materiale sensibile a questi raggi. Questo materiale spesso è formato da un unico pattern su ciascuna chip, invisibile ad occhio nudo ma che brilla sotto la luce UV. È un po’ come la filigrana nelle banconote, visibile solo quando la luce la attraversa. Il materiale riflettente nelle chip si trova sia sulla superficie sia sui bordi, così che la loro autenticità possa essere confermata sia quando sono sui tavoli sia quando sono nei rack.
Questa evoluzione delle fiche, ci porta alla tecnologia più avanzata ad oggi in commercio che è anche la più sicura, cioè quella che permette identificazione tramite radio-frequenza, o RFID. In breve, la tecnologia RFID funziona inserendo un piccolo microchip in ogni chip, che può essere letto da uno scanner speciale. Il microchip non serve solo ad attestare l’autenticità della chip, ma può anche restituire diversi dettagli come il valore, il casinò per cui è stata prodotta, da dove arriva e persino, in alcune circostanze, a quale cliente è stata affidata e come/quando è stata puntata.
I benefici per gli operatori dei casinò sono numerosi. Con uno scanner inserito sotto alle zone di puntata dei tavoli, o al centro del tavolo da poker dove di solito viene creato il pot (piatto), il casinò può determinare immediatamente non solo se le chip sono autentiche, ma anche l’esatta dimensione della puntata o del piatto. Questo elimina qualsiasi potenziale errore umano, evidenziando anche le eventuali chip false nel momento in cui compaiono. Questa tecnologia, unita alle tessere fedeltà dei casinò, può anche servire a tenere traccia di quanto un cliente ha puntato, così da far scattare bonus e regali. Nei circoli di gioco ultra-esclusivi, l’RFID può essere utilizzata anche per pagare i cosiddetti junker operator, in base a quanti clienti portano al casinò.