La Poker Hall of Fame è una sorta di “almanacco” delle figure più importanti del settore, siano esse giocatori/trici o personalità legate al business. Un Gotha che (quasi) ogni anno aggiunge almeno un nome nuovo alla lista di coloro che hanno fatto grande il mondo del poker.
Creata nel 1979 da Benny Binion e fisicamente posizionata in una sala del suo Horseshoe Casino, la Poker Hall of Fame è diventata proprietà della Caesars Entertainment (ex Harrah’s Entertainment) nel 2004, attraverso l’acquisizione delle WSOP. Qualche giorno fa, la Caesars Entertainment ha annunciato la riapertura della Hall of Fame del Poker all’interno del Bally’s – ribattezzato Horseshoe per le World Series Of Poker 2023.
Ad oggi, il libro dei “grandi del poker” conta 61 persone, delle quali 32 sono ancora viventi. Tra queste ultime, alla posizione numero 59 della Poker Hall of Fame, compare il nome di Huckleberry Seed.
Chi è costui? La domanda può essere legittima, soprattutto da parte di coloro che si sono avvicinati al poker solo in tempi recenti.
Il motivo è che dal 2016 – anno in cui è andato ITM una sola volta – non ci sono più risultati a suo nome. Ma già dal 2011 in poi Huck Seed ha iniziato a ridurre la proprio attività di giocatore. Un paletto temporale, questo, che segna la fine del ventennio durante il quale Seed ha messo a segno i suoi risultati più importanti.
Parliamo quindi di un giocatore a cavallo fra due ere del gioco: quella del pre-“Moneymaker effect” e quella successiva, caratterizzata dall’esplosione del gioco online e dall’arrivo delle nuovi generazioni di grinder cresciuti su internet. Seed ha saputo essere vincente in entrambe, un traguardo che non tutti i giocatori “vecchio stampo” sono stati in grado di raggiungere.
I risultati ottenuti nei tornei live spiegano perché nel 2020 Huck Seed è stato inserito nella Poker Hall of Fame.
Dal 1990 – anno del suo primo ITM e di ben due final table WSOP – al 2016, Seed è andato a premio 131 volte. Nel suo curriculum spiccano 19 tavoli finali e 4 braccialetti targati World Seris of Poker. Oltre a questi risultati, vanta quattro vittorie che superano i $500K di premio, per un totale di $7.649.864 accumulati in carriera.
Il fiore all’occhiello dell’ex “ala forte” del Caltech College (è alto 6.7 piedi, circa 2,05 metri) rimane la vittoria nel Main Event WSOP 1996, conquistata a colpi di raise e anche di… fortuna. Ma nessuno può negare che in quella edizione Huck Seed abbia messo in mostra il gioco più aggressivo e all’avanguardia di tutti.
E pensare che per 10 minuti di ritardo, l’allora 27enne giocatore non avrebbe nemmeno dovuto sedersi ai tavoli di quel torneo! Buon per lui che un disguido con l’orologio della sala gli abbia permesso di pagare il buy-in e di iniziare lo show nella pokeroom dell’Horseshoe Casino.
Un po’ meno contento dev’essere stato Tom Jacobs. Il runner-up del ME WSOP 1992 è diventato una delle vittime del gioco loose aggressive di Seed. Quest’ultimo rilancia preflop 100K con 6-5, Jacobs difende con coppia di 7. Il flop porta 6-4-2: Jacobs donk-betta 200K, Seed va all-in per 400K e Jacobs chiama, trovandosi allo showdown in netto vantaggio. Al river scende però un altro 6 che manda Seed al final table.
Nemmeno con l’avvicinarsi della volata per il titolo, Seed rallenta i giri. Su un board che recita A-Q-8-6-8, il giocatore del Montana rilancia su una bet di Men “the Master” Nguyen. Il tre volte “braccialettato” (allora, oggi sono 7 i titoli WSOP vinti dal professionista vietnamita) ci pensa un po’ e alla fine folda. Seed gira sul tavolo il bluff con 9-7!
The Master e Seed raggiungono la fase 4-handed, insieme a John Bonetti, il più tifato, e lo sconosciuto Bruce Van Horn. Naturalmente i più titolati sono Nguyen e Seed che danno vita all’action decisiva per il titolo. Dopo 8 raise in 10 mani, Nguyen decide di chiamare l’ennesimo all-in preflop di Seed.
“So che stai bluffando” gli dice. Ci ha preso perché Seed, dopo il call del vietnamita, deve mostrare un modesto J-6. Nguyen ha invece A♠K♠ e parte avanti. Il vantaggio dura però fino al turn 4-5-7-9: al river si materializza l’8 che consegna la scala a Seed.
A 3-left esce Bonetti, vittima anche lui dell’immagine super aggressiva di Seed. Bonetti va all-in con 3-3 sull’apertura del suo avversario che questa volta ha coppia di Jack. I “ganci” reggono e mandano Seed all’heads-up contro Van Horn.
Il debuttante dura poco. Confuso dai continui attacchi del pro, Van Horn mette tutto con K♣8♣ su un flop che recita 9♥8♥4♣. Seed chiama senza esitazione perché ha 9♦8♦: la doppia regge fino al river e incorona Huck Seed campione del mondo 1996.
Il gioco aggressivo – per quanto sostenuto dalla fortuna – ha ripagato il campione americano. Huck Seed ne farà il suo strumento per tanti altri successi, nonostante il passare del tempo e delle generazioni di giocatori.
Perché allora smettere?
Una risposta precisa non c’è. Ci sono però alcuni frammenti, quelli raccolti dagli inviati di Lifeofpoker.com durante il Main Event delle Hanoi Series of Poker (HSOP, Vietnam). A sorpresa hanno trovato Seed seduto a un tavolo e, durante una breve pausa di gioco, sono riusciti a strappargli qualche dichiarazione.
Seed ha ammesso di trovarsi in sala per puro caso, al seguito di alcuni amici (i fratelli Paul e Peter Kiem, e Robert Kiss) che volevano giocare il torneo.
Alla domanda chiave sulle ragioni del suo abbandono, l’ex professionista ha spiegato che si tratta di “un cambiamento esistenziale. La vita è breve e non credo vada usata per un solo scopo“. Seed ha confermato di vivere ancora a Las Vegas ma ha aggiunto di non seguire più attivamente la scena del poker. E soprattutto: “Non ho in programma di giocare altro dopo questo torneo“.
Ad Hanoi non è andato a premio, per cui il suo ultimo ITM rimane datato 2016. Continua però la sua ricerca, per ora apparentemente senza meta. Un po’ come quella di un più famoso Huckleberry creato dalla penna di Marc Twain.
Immagine di testa: Huck Seed in Vietnam. (credits Life of Poker)