All’inizio degli primi anni Duemila, in piena “epidemia” da poker, alcune reti televisive trasmettevano clip di repertorio delle WSOP.
I contenuti erano momenti salienti di final table storici, brevi interviste a campioni degli decennio precedente (Hellmuth Farha, Matusow etc), footage delle competizioni. Un ottimo strumento di marketing per dare ulteriore visibilità al gioco, anche fuori dagli States.
All’interno di quelle clip c’erano ovviamente gli spot degli sponsor. Il produttore americano di birra Milwaukee’s Best Light ne aveva ideato uno piuttosto accattivante. Nel momento in cui un giocatore era obbligato a prendere una decisione importante o complessa, l’azione si spostava in studio dove un attore seduto al tavolo da gioco diceva: “Scusate, è il campanello“. A quel punto si alzava per andare in un’altra stanza dove, nascosto in un frigo piuttosto che in un baule, c’era uno strano personaggio con cappello da cowboy e lunghe chiome “alla Cristo” che gli suggeriva l’azione giusta da fare. A volte era “Fold’em“, altre era “Hold’em“.
Ve lo ricordate? Ecco una clip per rinfrescare la memoria:
L’uomo nel frigo è Chris “Jesus” Ferguson.
Improbabile che questo nome suoni sconosciuto a chi ha vissuto quegli anni del poker, perché Ferguson è stato un giocatore-icona nel periodo che va dalla fine degli anni ’90 al 2010. Un grande, sia al tavolo che come personaggio del poker.
Di sicuro Chris Ferguson è conosciuto anche dalla new generation di players. In questo secondo caso, però, il suo nome è principalmente associato a quello di un’enorme truffa realizzata nel gioco online.
Da promoter mondiale del poker fino al 2010, a sua immagine negativa. Questa, in sintesi, potrebbe essere la storia di Chris Ferguson. Proviamo a riassumerla qui a grandi linee.
Chris Ferguson nasce a Los Angeles, l’11 aprile 1963, in una famiglia dove i numeri sono il pane quotidiano. Entrambi i genitori sono laureati in matematica. Il padre, in particolare, insegna teoria dei giochi e della probabilità all’UCLA.
E’ quasi un segno del destino che a 9 anni il giovane Chris decida di investire gli ultimi 35 centesimi della sua “paghetta” in una mano di TH. Perde tutto perché il suo set di Q viene battuto da colore chiuso al river. Quel giorno Ferguson giura a se stesso di non finire mai più “al verde” con il gioco.
A 18 anni si iscrive all’UCLA, per poi laurearsi nel 1999 in informatica. In effetti ci mette un po’ più del normale – 13 anni fuori corso – ma alla fine il titolo, al quale tiene molto, arriva. Ma ci sono delle ragioni per tutto questo tempo.
Dall’inizio degli anni ’90, infatti, gioca sulle chat online di poker che usano il protocollo IRC e il suo nome è già quello di un vincente. Nel 1993 mette a segno i primi due in the money in tornei dal vivo. Questi risultati iniziali lo spingono sempre di più verso l’approccio professionistico.
Nel 1994 decide di mettere a frutto le sue conoscenze sulla teoria dei giochi e inizia a dedicarsi seriamente (ed esclusivamente) ai tornei di poker. Quell’anno va a segno 14 volte e nel 1995 è già alle World Series Of Poker dove centra un 5° posto da 10.350 dollari nel $1.500 Seven-Card Razz.
Nel 1996 vince il satellite per il Main Event WSOP: partecipa ma non arriva a premio. Da quel giorno, però, Chris Ferguson ha giocato tutte le edizioni del torneo più importante delle World Series Of Poker fino al 2010. E ne ha vinta una, della quale parleremo tra pochissimo.
In attesa di quel “botto”, Jesus (il motivo del nick sta tutto nel look ovviamente) tra il 1996 e il 1997 va 12 volte in the money alle WSOP e 7 di queste sono final table. Non riesce mai, però, né a vincere né a salire sul podio. Poi arriva il nuovo millennio.
Alle WSOP 2000 Chris Ferguson esordisce alla grande. Vince subito il suo primo braccialetto nell’evento di Seven Card Stud da 2.500 dollari di buy-in (lui ne incassa 151.000). Poi si piazza altre due volte al final table (Razz e Limit Omaha Hi/Lo). Infine, il 15 maggio del 2000 si siede al tavolo finale del Main Event.
A quella edizione partecipano 512 giocatori, per un prizepool finale che supera i 5 milioni di dollari. Prima del tavolo finale cadono giocatori famosi come Barry Greenstein, Humberto Brenes, Kathy Liebert, Barny Boatman, Mike Sexton e Annie Duke, quest’ultima al 10° posto.
I più noti al FT sono senza dubbio Chris Ferguson e T.J Cloutier. Il secondo in particolare, visto che in bacheca ha già 4 braccialetti e tantissimi final table, anche se raggiunti negli anni ’80-’90 quando i numeri del poker erano ancora limitati. Il più esperto (nonché futuro Poker All Of Fame) è comunque Cloutier.
Sono proprio loro due a contendersi il titolo. L’heads-up finale dura alcune ore, con Ferguson che parte nettamente avanti – in precedenza ha eliminato tre avversari di fila – e Cloutier che non molla. Il veterano recupera grazie a un cooler con set di 10 vs doppia di Jesus. Gli stack si avvicinano. C’è quasi il sorpasso ma Ferguson si salva per ben due volte al river.
Si arriva così all’ultima mano con Chris Ferguson ancora avanti in chips. Cloutier apre a 175.000 con AQ. Ferguson 3-betta fino a 600mila. Cloutier non ci sta e va all-in. Call.
In seguito, Jesus dichiarerà in seguito di aver sofferto la superiorità del giocatore più esperto, motivo che lo ha indotto a “gamblare” un po’ in quell’ultima mano. Allo showdown Ferguson mostra infatti A9 e si trova dominato fino al turn: K-4-2-K. Poi al river scende il magico 9 che gli consegna il braccialetto del ME WSOP e 1,5 milioni di dollari.
Da lì in avanti Chris Ferguson vincerà altri 3 titoli: due nell’Omaha Hi-Lo (2001 e 2003) e uno nel Limit Hold’em-Seven-Card Stud Split (2003). Arriverà anche il sesto, ma sarà nel 2016, dopo il suo ritorno al poker.
Il termine “ritorno” non deve sorprendere, perché dal 2011 al 2016 Ferguson decide di sparire dalla scena pokeristica. La ragione è legata al mondo del gioco online e alla pokeroom che Jesus, insieme ad altri soci (il professionista Howard Lederer tra questi), fonda nel 2004. I fatti sono noti e facilmente recuperabili via Internet, noi li riassumiamo qui perché rappresentano il “lato oscuro” di Chris Ferguson.
La pokeroom in questione viola nel 2006 le legge americana sul gambling (UIGEA) e viene condannata nel 2011 con la ben nota operazione del Black Friday. E’ costretta a chiudere, ma a questo punto emerge un’enorme falla finanziaria: i soldi per permettere il cashout dei giocatori non ci sono più. Mancano 300 milioni di dollari, nonostante i soci e i gestori abbiano ricevuto nel corso dell’anno un payout totale di 444 milioni.
Chris Ferguson è responsabile? Sì, certo che lo è. E’ nel management della pokeroom, per cui è difficile pensare che non sapesse nulla. Il fatto che si dilegui lo conferma.
In quel momento per tutti passa dall’essere “Jesus” a un diavolo che ha infangato il mondo del poker.
Di qui il giusto ostracismo nei suoi confronti, fino al 2016 quando viene riammesso alle WSOP. Nel 2018 Chris Ferguson ha offerto alla community dei giocatori le sue scuse che tuttavia non hanno avuto l’effetto da lui sperato.
Sono queste le due facce di un Dr. Jekill e Mr. Hyde che ha fatto la storia del poker nel bene e nel male. E il 2011 è lo iato tra le sue due esistenze, quella del campione al tavolo e quella del truffatore dietro la scrivania.
Tuttavia, almeno nell’opinione di chi scrive, questo dovrebbe essere anche il criterio con cui si valuta il personaggio.
Da un lato, le scuse del 2018 non bastano. La community del poker ha giustamente criticato il suo “coming out”, perché è arrivato troppo tardi e senza che Ferguson abbia mai cercato di porvi rimedio. Il danno economico causato ai giocatori della pokeroom è stato risolto da altri, non da lui (né dai suoi soci) nonostante le grandi cifre vinte al tavolo e quelle intascate con il business online.
Anche solo limitandosi ai risultati come professionista di tornei, Chris Ferguson in carriera ha incassato oltre 9,5 milioni di dollari grazie a 6 braccialetti, 300 piazzamenti ITM dei quali più di 100 sono targati WSOP.
E questa è l’altra faccia, quella che ci obbliga ad ammettere che Chris Ferguson è stato – ed è tuttora – un grande giocatore di poker. Uno dei primi ad applicare al settore dei tornei alcuni concetti della GTO. Uno specialista degli Heads-Up. Senza dimenticare il suo ruolo di promoter del gioco.
A nostro avviso, per lui vale la sospensione del giudizio unico: la stessa che crediamo sia giusto applicare a tutti coloro che sono stati grandi nelle proprie discipline e un po’ meno nella vita.
Immagine di testa: Chris “Jesus” Ferguson (credits PokerNews)