L’edizione 1978 del Main Event WSOP è ricordata per tre “prime volte”.
C’è quella di Barbara Freer che nel 1978 ha infranto il tabù femminile iscrivendosi al torneo principale delle World Series Of Poker.
C’è il primo deal che ha ridefinito i premi spettanti agli ultimi 5 giocatori.
C’è infine la prima volta di un vincitore under 30. Il protagonista dell’impresa è Robert “Bobby” Baldwin che nel 1978 aveva solo 28 anni.
Nato a Tulsa (USA) nel 1950, Bobby Baldwin si trasferisce a Las Vegas dopo aver frequentato per alcuni anni l’Oklahoma State University. Evidentemente il gioco lo attira più dei libri e la scelta si rivela azzeccata.
Già nel 1977 si aggiudica un braccialetto WSOP: quello del $10.000 Deuce to Seven Draw che gli frutta 80mila dollari di premio, una cifra interessante in quel periodo. Non contento, il giorno successo vince un altro titolo WSOP. Questa volta è il $5.000 Seven-Card Stud per altri 44mila dollari di payout.
L’anno successivo Bobby Baldwin è già uno dei professionisti più rispettati e temuti tra quelli che partecipano alla nona edizione delle World Series Of Poker (1978). Al polso ha già due braccialetti e il terzo lo sfiora dopo pochi giorni, quando chiude secondo nel $5.000 Seven-Card Stud dietro a Doyle Brunson.
Chi parte bene è già a metà dell’opera, si dice. E infatti il 22 maggio del 1978 Robert Baldwin è tra i final 6 del Main Event. Alle spalle si è lasciato 36 avversari e, dopo un paio di livelli, va in the money.
L’uomo bolla di quel final table è Ken Smith: uno strano giocatore dal look “dandy” che al termine di ogni mano vinta si alza dal tavolo, si leva il cappello ed esclama “Che giocatore!”, scatenando l’ilarità dei presenti. Al 12mo all-in si alza solo per abbandonare il final table.
A 5 left e dopo il già citato deal che li premia tutti, tocca a Jesse Alto abbandonare la contesa. E’ lui quello dei sei final table ME senza mai una vittoria (record condiviso con Crandell Addington): nel ME del 1978 il suo giustiziere si chiama Louis Hunsucker.
Quest’ultimo si ferma al terzo posto, dopo l’eliminazione di Buck Buchanan, e manda Robert Baldwin e Crandell Addington a contendersi il titolo. Baldwin parte in vantaggio ma l’esperienza di Addington – che ha 12 anni in più e ha chiuso 2° nel ME 1974 e 3° in quello del 1975 – un po’ alla volta si fa sentire.
Dopo 4 ore di gioco la situazione vede Addington avanti 2:1 in chips. Poi Baldwin inventa la giocata.
I bui sono 3k/6k quando Addington (227.500 chips) rilancia fino a 13k. Baldwin (142.500) chiama con 10♥9♥ e fa scendere il flop: Q♦4♦3♠. A questo punto il 28enne di Tulsa decide di andare in check-raise per 30mila chips dopo la c-bet del suo avversario. Addington deve avere qualcosa in mano, forse una donna, perché decide di chiamare.
Il turn è un A♦ che potenzialmente completa un flush draw di quadri. Baldwin non ne ha nemmeno uno ma decide comunque di uscire puntando 65.000 chips, circa il 75% del piatto! L’azione mette in difficoltà Addington. L’esperto giocatore ci pensa a lungo ma alla fine folda la mano. Non sappiamo quali carte avesse ma è quasi sicuro che fosse in vantaggio di fronte al “nulla cosmico” di Baldwin.
Grazie a questo monster bluff, Robert Baldwin recupera lo svantaggio e poi si porta avanti. Addington è un po’ tiltato e molla un piatto dopo l’altro, fino a quando spilla una coppia di 9 e decide di andare all-in. Purtroppo per lui, Baldwin lo domina con due Donne. Per uno strano scherzo del destino è la stessa combinazione di mani con la quale Puggy Pearson aveva estromesso Addington dal final table del ME WSOP 1973.
Ancora più ironico è il flop: K♣Q♠9♥. Il torneo si conclude così, con un set over set che consegna a Robert “Bobby” Baldwin il Main Event, 210mila dollari di premio e il quarto braccialetto WSOP in due anni. Il quinto arriverà l’anno successivo (ancora con il $10.000 Deuce to Seven Draw), seguito da altri 9 final table in eventi WSOP, 7 dei quali sono Main Event.
Nel 2012 Robert Baldwin ha realizzato la sua vincita più alta di sempre: 1,4 milioni di dollari, grazie al 7° posto nell’evento The Big One for One Drop. Le sue vincite nei tornei ammontano ad oggi complessivamente $2,36 milioni.
Nel suo curriculum non c’è però solo la carriera da giocatore professionista ma anche quelle di grande campione di biliardo e di uomo dei casinò. Dal 1982 al 2018 Baldwin è stato un dirigente di famose case da gioco di Las Vegas quali il Golden Nugget, il Bellagio e il Mirage (poi MGM Mirage). La sala del Bellagio riservata alle partite high-stakes porta il suo nome, a conferma di quanto Bobby Baldwin abbia fatto per il poker a Las Vegas in una carriera lunga 36 anni.
Davvero tanti. Un po’ meno sono invece quelli del suo primato come più giovane vincitore di un ME WSOP: nel 1980 Stu Ungar lo ha battuto, aggiudicandosi il torneo a 27 anni.
Immagine di testa: Robert “Bobby” Baldwin (credits Neil Stoddard/PokerNews)